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Catena di Sanlibero 294

Publie le giovedì 28 luglio 2005 par Open-Publishing

riccardo orioles
La Catena di San Libero
25 luglio 2005 n. 294


NOTA. L’indirizzo di posta elettronica riccardoorioles@libero.it non
funziona piu’ con continuita’. La posta spedita tra 24 e il 25 luglio e’
andata persa. Per mandare le vostre lettere a Riccardo Orioles da oggi potete usare invece l’indirizzo riccardoorioles@sanlibero.it [shining]


No, cominciamo con una cosa bella, invece. Tornano i ragazzi
dell’antimafia in Sicilia. A Palermo, senza aiuto di politici e in
maniera assolutamente spontanea, sono sorti almeno tre nuovi gruppi di
giovani - uno fa una rivista di satira, un altro la campagna contro il
pizzo, un terzo manifestazioni antimafia in provincia - ed e’ a loro che
dedichiamo, in questi giorni difficili, questo numero della Catena.
Hanno idee buone e nuove: quelli dell’antipizzo, per esempio, non si
limitano a far lamentele ma hanno lanciato una proposta precisa ("non
comprare da chi paga il pizzo, compra solo dai commercianti dignitosi")
che e’ gia’ stata raccolta da quattromila cittadini. Quelli della satira
stanno facendo un loro giornaletto divertentissimo (presente il Male o
Frigidaire?) in cui i mafiosi vengono presi spietatamente per il culo; e
si vende. I "provinciali" stanno in uno dei posti piu’ difficili della
Sicilia - Capaci. Io ho dormito nella loro sede piena di coppe
sportive, pennarelli, libri, volantini, giornali fatti da loro e -
nascosti in uno scaffale - pacchi di foto in cui si vedono bambine con
le treccine che sfilano allegramente alla manifestazione antimafia e
ventenni che comiziano accanto a Orlando - piu’ di dieci anni fa.

Quelle bambine ora sono ragazze grandi, e mettono i manifesti di Falcone
sull’autostrada. Quei ragazzi ora sono uomini fatti, veterani, e ancora
non hanno mollato. Ed ecco che la strada si va riaprendo ed ecco che
spunta gia’ l’altra generazione.

* * *

A Bagheria, a Camporeale, a Castelvetrano - tre nomi che nella storia
contadina sono terreno di battaglia da piu’ di sessant’anni -
quest’estate c’erano tre campi di lavoro organizzati da Libera e
popolati da un’ottantina di ragazzi di tutte le parti del mondo: un
giamaicano, un tanzaniano, una giapponese, diversi americani, latinos,
altri africani: il pianeta. C’erano poi - ma non per un’estate: per
sempre - i giovani delle cooperative organizzate, sempre da Libera (ma
su una vecchissima idea, di vent’anni fa, dei Siciliani), per gestire i
terreni confiscati ai mafiosi (incazzatissimi: ma quest’anno le
cooperative sono state riconosciute e ufficializzate e se ne preparano
anche altre). C’erano numerosi militanti, per lo piu’ giovani, di
Libera, di Lega Ambiente e di altre bande. C’era qualche vecchio
pelandrone, ancora intestardito a esserci una volta di piu’ alla faccia
di tutto. Non c’erano, grazie a Dio, politici, ma pane, vino, acqua
fresca e olive. Si stava bene, insomma.

Ecco: immaginate tutta questa gente assieme, su un’aia di un posto che,
per quelli che sono siciliani o rossi si chiama Portella delle Ginestre
e per tutti gli altri e’ semplicemente una gialla campagna in fondo alla
Sicilia, coi monti, qualche albero, sentieri e un cielo intensissimo
addosso. E adesso arriva un’automobile e dalla macchina scende, aiutato
da una ragazza e da un altro appena un po’ meno vecchio di lui, un
vecchio sorridente circa ottantino. Sono quattro in tutto: uno serio e
magro, uno corto, ironico, uno che non parla quasi mai ma molto spesso
ammicca e questo qua che e’ arrivato ora. Nel quarantasette, il giorno
del Primo maggio, essi erano qui, a qualche centinaio di metri di
distanza. Il compagno del sindacato, ritto sulla pietra su cui da tempo
immemorabile parlavano, clandestini o no, gli oratori dei contadini,
aveva appena avuto il tempo di cominciare: "Lavoratori, compagni..." che
gia’ i mafiosi avevano aperto il fuoco sulla folla dei contadini.

"Io? Io ero picciotto, quattordici anni avevo. Scappai. Poi m’arricordai
di mio zio cca’ bandiera, mio zio portava la bandiera dei socialisti e
percio’ non era scappato...". I vecchi parlano, in mezzo al gentile
cerchio dei ragazzi. Una ragazza cogli occhiali, a ogni pausa del
vecchio, traduce. Le parole passano da un ragazzo all’altro,
dall’italiano all’inglese e dall’inglese alle altre lingue. I visi, via
via che le parole si trasmettono, si animano compostamente. Solo i
siciliani - mi sembra - non dicono niente, forse perchu’ non hanno
bisogno di traduzione, forse perche’ non sentono necessarie, ora, altre
parole.

"Poi dovetti emigrare, in Germania dovetti andare, ma poi tornai, siamo
tornati tutti prima o poi...". Parla il secondo vecchio, e la ragazza
traduce. Parla il terzo, e poi il quarto, e una ragazza biondina di
lingua inglese, un compagno di qua sui trent’anni, di nuovo un vecchio,
uno della camera del lavoro, un ragazzo di non so dove... C’e’ un’aria
allegra, di scampagnata fra amici, non di commemorazione. Il sole
comincia a scendere, nel grande tramonto siciliano. Dove portera’ quel
sentiero? Di la’ c’e’ Piana, di la’ San Giuseppe Iato, molto lontano
Palermo, piu’ in la’ ancora il continente, l’Europa moderna, il mondo...

* * *

Quest’anno i giorni di Borsellino sono andati cosi’, nella citta’ di
Palermo. Alcuni li hanno passati da una parte, imbrattando con segni
osceni la sua lapide, cercando di dar fuoco alle cooperative antimafiose
o rimettendo a far il giudice il "giudice" Carnevale (quello che
sbraitava: "quel cretino di Falcone!"). Altri li hanno passati
dall’altra parte, qui a Portella o nella sede di Libera o nelle piazze e
i cortili in cui si ricordavano i compagni nostri. Pochi sono rimasti
neutrali. E questa, ora come dieci anni fa, e’ l’anima di Palermo.
"Ciudad del pueblo" come Madrid o Stalingrado o Barcellona; o capitale
di Sauron, roccaforte del buio, del non-umano. E queste due Palermo si
combattono e sempre si combatteranno. E’ possibile una momentanea
stanchezza ma non mai un accordo.

In citta’, ai ragazzi che m’incontravano, mi veniva da dire -
involontariamente - "Ehi, ma attento pero’, pensa al domani! Non e’ a
revolverate che ti faranno fuori, ma con la fame". Ma poi, laggiu’ a
Portella sotto il sole, svanivano l’apprensivita’ protettiva e i
"pensaci bene". Restavano solidarieta’ e hermandia e, guardandoli e
sentendoli e vedendoli li’, un orgoglio smisurato.


Si sente la mancanza di Wojtyla. L’idea della guerra di religione, di
civilta’, o come si voglia chiamarla, avanza sempre piu’ cupa dalle due
parti. E’ artificiale e popolare come un McDonald e come questo ha degli
ottimi esperti di marketing.

* * *

Quanti terroristi sono nati il giorno in cui i leghisti gettarono sterco
di porco nel luogo dove doveva sorgere una moschea? Quanti nazisti sono
nati il giorno delle bombe a Londra?

* * *

Quanti musulmani sono morti a Londra? A Roma, all’ora di punta, molti
autobus sono pieni di romani dalla pelle scura.

* * *

La battaglia "ideologica" con l’Islam: che non possono e non vogliono
fare perche’ gli somigliano troppo.

* * *

Dal sette luglio circa cinquecento aggressioni a musulmani (per lo piu’
sputi alle donne) in Inghilterra.

* * *

La "normale" frustrazione di un adolescente povero. Gli hooligan. La
religione o la curva sud, senza gran differenza. Personalmente tendo a
fidarmi poco degli indicatori ideologici "alti".

* * *

Del Ventunesimo Secolo (quando c’erano ancora le religioni) gli
archeologi, scavando, trovarono questo graffito di due ragazzi ignoti:
"Credevamo in fedi diverse, ma non e’ mai stato un problema".


Piazza Alimonda. Anche quest’anno il 20 luglio ho incontrato una
famiglia di gente pulita, che ha avuto un figlio ucciso da chi ha
giurato di servire lo stato, e un processo negato da chi ha giurato di
servire la giustizia. Anche quest’anno in piazza Alimonda, che molti si
ostinano a chiamare piazza Carlo Giuliani, c’erano Elena con il suo
sorriso, Giuliano con la sua determinazione, Haidi con i suoi occhi
asciutti e il cuore gonfio, Haidi che parte dalla memoria di suo figlio
per organizzare mostre sul sessantesimo anniversario della Costituzione,
voce isolata in una citta’ che l’anno scorso si fregiava del titolo di
"capitale della cultura". Anche quest’anno c’era Arnaldo, uscito dalla
Diaz a sessant’anni suonati con una gamba spaccata e un braccio rotto
che ancora oggi continua a dargli problemi, ma che non gli impedisce di
essere ovunque ci sia qualcuno che chiede verita’ e giustizia per i
fatti di Genova. C’era Don Gallo con il viso un po’ piu’ stanco del
solito, che afferra un megafono per cantare a voce alta Bella Ciao
quando alle 17,27 un applauso ricorda una vita spezzata troppo presto.

In piazza Carlo Giuliani incontro amici di tutta Italia, uniti
dall’esperienza del luglio genovese a dispetto della lontananza
geografica. "Mancano solo i genovesi", mi racconta Haidi con una punta
di rammarico. La citta’ ha rielaborato il lutto nel modo piu’ semplice:
con la rimozione del ricordo. Chissa’ come finira’ tra qualche giorno,
quando in consiglio comunale a Genova si discutera’ l’opportunita’ di
installare a spese della famiglia Giuliani un cippo che ricordi
semplicemente "Carlo Giuliani, ragazzo", e a presiedere questa
discussione ci sara’ lo stesso sindaco Ds che nel 2001 ha firmato di suo
pugno l’ordinanza che proibiva di stendere i panni alle finestre,
sospendendo perfino le faccende domestiche in una citta’ sequestrata da
otto potenti.

Piazza Alimonda e’ cosi’, un luogo che trasuda dai mattoni la morte e la
sua negazione, capace di strapparti un sorriso di affetto e un nodo in
gola nel medesimo istante, un luogo che ti fa pensare a tutto quello che
potevi fare e non hai fatto, a tutti i Carlo che ogni giorno sono
risucchiati nelle sabbie mobili della violenza, a tutti i ragazzi
considerati la parte malata della societa’ mentre sono semplicemente una
parte di una societa’ malata. Non so se eravamo mille o diecimila, ma
per quanto mi riguarda la dignita’ e la civilta’ non sono mai state una
questione di audience, e fino a quando in piazza Alimonda ci saranno dei
ragazzi che lasciano fiori, bicchieri di vino e poesie, io credero’ che
c’e’ ancora una speranza per il mio paese, ancora un po’ di vita
nell’animo umano. [carlo gubitosa]


Sorry. Non c’entrava niente coi terroristi il tizio sospetto e scuro
sparato fra la folla dagli agenti a Londra. I media, Times di Murdoch in
testa, erano gia’ partiti con "l’aspirante kamikaze" ma la polizia, a
Londra, e’ ancora inglese e ha immediatamente - e civilmente -
riconosciuto l’errore. Non osiamo pensare a cio’ che sarebbe successo in
Italia in un caso come questo.


"Trattiamo il terrorismo come la mafia!" ha detto il governo. Bene.
Resta da trovare un Ali’ Ben-Utri per fargli organizzare il partito del
presidente.


Viva la guerra 1. Secondo il pentagono 171.300 soldati iracheni
sarebbero pronti ad un’azione accompagnata da militari USA, ovvero 3
battaglioni su cento. [tito gandini]


Viva la guerra 2. Il pentagono ha proposto di alzare l’eta’ massima
delle reclute ad oltre 42 anni. Recentemente poi sono diminuiti i
requisiti richiesti per arruolarsi: un candidato dopo aver manifestato
il desiderio di arruolarsi, in capo ad un paio di giorni si e’ persino
visto recapitare a casa il diploma di studi che gli mancava per essere
preso. Quando i limiti d’eta’ verranno alzati a 65 anni e abbassati a
16, ci ritroveremo a difendere Berlino, strada per strada, dall’avanzata
delle truppe sovietiche. [tito gandini]


Venerdi’ nero. Roma, bar La caffettiera, a due passi dal Parlamento.
Altero Matteoli, Maurizio Gasparri e Ignazio La Russa, parlano di Fini:
"E’ malato, gli tremano le mani, non ce la fa a guidare il partito.
Dobbiamo dirgli Gianfranco, svegliati. Se serve prendiamolo a schiaffi".
Alle loro spalle uno stagista del Tempo annota tutto. Il giorno dopo la
conversazione e’ sul giornale, depurata delle espressioni piu’ volgari.
Quarantott’ore piu’ tardi Fini rimuove i tre colonnelli e i loro uomini
da tutte le cariche interne al partito.

* * *

Venerdi’ rosso. Roma, Consiglio nazionale dei Ds. Un ordine del giorno
presentato da Cesare Salvi e firmato da Mussi e Napolitano denuncia le
spese gonfiate di Campania, Calabria e Lazio, il proliferare delle
commissioni e delle consulenze: "Le regioni governate dal centrosinistra
rischiano di dimostrarsi piu’ clientelari di quelle governate dal
centrodestra". Bassolino non commenta. Tre giorni dopo a Napoli Maria
Fortuna Incostante, bassoliniana, diventa nuovo segretario provinciale
dei Ds. Votano contro gli uomini di Salvi e Mussi, si astengono quelli
di D’Alema. [francesco feola]


Festival. Per fortuna non c’e’ solo quel carrozzone di Sanremo. Ad
Arezzo, ad esempio, sono diciannove anni che fanno
l’ArezzoWaveLoveFestival a inizio luglio. Si attacca allo WakeUpStage e
allo PsycoStage dalle 10 alle 19, nel bel mezzo del parco del colle del
Pionte. Un po’ di sole un po’ di ombra e tanta musica italiana. Band
emergenti che arrivano da tutta Italia. Roba underground. E’ in questi
due palchi che si misura la febbre alla musica italiana. La sera tutti
allo stadio con i big. E poi teatro, cabaret, comics, incontri, letture
e da quest’anno cinema. Affollatissima la retrospettiva su Pasolini.
[rocco rossitto]

Bookmark: http://www.arezzowave.com


Padroni. In Italia c’e’ il razzismo. Ci sono anche dei padroni incazzosi
e avari, cui bisogna stare molto attenti e magari fargli anche un po’
d’opposizione. E chi e’ la vittima del razzismo? Ma l’Unipol
naturalmente, la vecchia assicuratrice del Partito che, caduto l’infame
communismo che la costringeva a essere una cooperativa di lavoratori, e’
diventata dapprima una finanziaria e poi una vera e propria banca
padronale. Che adesso, come tutte le banche, va in giro avidamente per
la foresta cercando padroni piu’ piccoli da divorare. Questi ultimi
protestano e D’Alema (e’ lui il denunciatore del razzismo e il nemico
dei padroni) li accusa: "Razzisti! Ce l’avete con noi perche’ un tempo
eravamo rossi!". Il che non e’ giusto, visto che tutti i colori - oramai
 sono pressocche’ uguali.

L’Unipol (che presto si chiamera’ Megabank SpA, o New Financing
Corporation, o insomma con qualche logo perbene che non ricordi i
tortellini e la diffusione domenicale dell’Unita’ a Bologna) quand’e’ in
borghese si chiama anche Legacoop, Lega delle Cooperative, e questo nome
e’ una delle cose piu’ belle della storia dei lavoratori italiani. Una
volta, quando eravamo compagni e non ci facevamo ancora quotare in
borsa, avevamo dei partiti per istruirci, dei sindacati per difenderci e
delle cooperative per raccogliere, lira su lira e una giornata di lavoro
dopo l’altra, i poveri soldi fatti lavorando insieme. I fascisti, quando
conquistavano un paesino, per prima cosa davano fuoco alla cooperativa,
perche’ sapevano che la forza dei lavoratori stava la’. L’agrario del
paese, quando arrivava la coop, diventava nero. Io ho avuto il
grandissimo onore di far parte della Lega nella mia giovinezza, poiche’
il giornale a cui appartenevo a quei tempi - un giornale siciliano,
libero e antimafioso - era fieramente socio della Lega delle
Cooperative.

Cosi’, quando ci siamo trovati nei guai (ho detto che eravamo
antimafiosi) e i dirigenti della Lega son venuti a dire: "Tranquilli
compagni! Ci siamo qua noi!" non abbiamo avuto il minimo dubbio sul
fatto che la lotta ai mafiosi avremmo potuto continuare a farla ancora
per cent’anni. E invece no: nella nostra ingenuita’, non sapevamo che
dai tempi delle cooperative incendiate erano passati molti anni, e che i
cooperatori moderni - almeno i capi - avevano un grande ideale, moderno
e non "ideologico": fare i soldi. Cosi’ hanno mollato noi e si sono
messi invece a lavorare insieme agli imprenditori collusi. Di giorno ci
dicevano: "Bravi! Avanti cosi’! Non mollate!" e di notte andavano a far
appalti coi nostri nemici. Ed ecco perche’ in questo momento non vi
scrivo dal mio giornale ma da uno dei (tanti) posti in cui di volta in
volta mi trovo a stare.

Va bene. Per dire che il povero D’Alema ha ragione: tutti i padroni sono
uguali (le banche sono i piu’ padroni di tutti) senza distinzione di
etnia, di provenienza, di idee politiche e religiose. Pero’ poteva anche
fare a meno di incazzarsi tanto. In fondo, per quanto razzisti, mica in
un Centro di permanenza temporanea ci ficcavano lui.


Mangiam mangiam. Bobo Craxi: "Quest’anno non mangeremo il panettone a
Palazzo Chigi". Chiara Moroni: "Invece si’: mangeremo non solo il
panettone ma anche il pandoro". Gianni De Michelis: "Mangeremo il
panettone la’ dove siamo ora".


Il bavoso e’ fra noi. Vittorio Sgarbi, condannato da giovane per truffa
ai danni dello Stato e conduttore da adulto di una fortunata rubrica tv
contro i giudici antimafiosi (durante la quale un paio di volte gli
capito’ di lasciar fisicamente colare saliva dall’angolo delle labbra
per l’ira e l’eccitazione) adesso e’ un nobile esponente del
centrosinistra e rappresentera’ me, voi e alcuni milioni di lavoratori
italiani in uno dei cinquecento seggi che, a suo vedere, l’Unione
conquistera’ sicuramente alle prossime elezioni. Da questo momento e
fino al giorno delle elezioni il sottoscritto entra in stato di
autocensura e non leggera’ piu’ giornali ne’ guardera’ piu’ programmi
che in qualche modo abbiano a che vedere col centrosinistra, per timore
di essere distolto dal suo indefettibile e patriottico proponimento di
votare per il centrosinistra medesimo.


Cronaca. Catania. Indagato per voto di scambio l’allegro sindaco
Scapagnini: tre milioni di euri (del comune) distribuiti a tutti
gl’impiegati comunali tre giorni prima delle elezioni. A Palermo,
intanto, Cuffaro assume 7200 impiegati pochi mesi prima del voto.


Cronaca. Palermo. "Mani in alto e’ una rapina". Ma prima che il cassiere
delle poste di via Ferrari Orsi potesse rispondergli, al bandito per
l’emozione e’ caduta la pistola dalle mani. L’ha raccolta ed e’ fuggito.


Cronaca. Roma. Abolita la magistratura indipendente in Italia. La legge
continuera’ ad essere uguale per tutti fino a settembre, quando verranno
emanati i decreti di attuazione del nuovo Ministero per la Giustizia
Popolare.


Memoria. Giovedi’ 28, alle 18 alla camera del lavoro di via Crociferi a
Catania, assemblea in ricordo di Beppe Montana, Ninni Cassara’,
Robertino Antiochia, Boris Giuliano, Lillo Zucchetto e Natale Mondo,
caduti lottando contro la mafia. Saranno presenti don Ciotti, Claudio
Fava, Emanuele Giuliano e altri antimafiosi. Organizzano: Libera
Catania, Acli, Arci, Asaec, Associazione Penelope, Centro Astalli, Cgil,
Citta’ Insieme, Citta’ Libera, FareMemoria, Fondazione Giuseppe Fava,
Fondazione Montalbano, Foro Democratico, Giovani per Agire, Isola
Insieme, Lila, Mani Tese, Magistratura democratica, Millemondi, Movi,
Pax Christi, Silp.

Info: liberacatania@libero.it

* * *

Beppe Montana, commissario a Palermo negli anni piu’ duri
dell’antimafia, e’ stato ucciso dalla mafia il 28 luglio 1985. Aveva
collaborato col giudice Chinnici non solo nelle indagini contro Cosa
Nostra ma anche incontrando i giovani nelle scuole. Dieci giorni dopo di
lui la mafia ha ucciso Ninni Cassara’ e Roberto Antiochia: il primo
dirigeva la Sezione Investigativa, il secondo e’ stato insieme a Lillo
Zucchetto tra i suoi migliori investigatori. Un anno dopo la mafia
uccideva anche Natale Mondo, collaboratore di Cassara’, miracolosamente
sopravvissuto alla strage di via Croce Rossa.
"L’incontro e la riflessione collettiva che parte da Catania, la citta’
che ha visto formare la personalita’ di Beppe Montana (per poi
dimenticarsene in questi venti anni), vuole tracciare un percorso di
impegno civile che, partendo dal ricordo di chi e’ stato partecipe di
quell’esperienza umana e professionale, sappia anche attualizzarne la
testimonianza per rendere possibile cio’ che in quegli anni si stava
realizzando: la sconfitta di Cosa Nostra".


Enzo. Col Diario di agosto esce il libro di Enzo Baldoni sulla Colombia:
"Piombo e tenerezza".


Nino wrote:
< A proposito di mafia, magistrati e politici: poi dell’inchiesta sui
fatti di Reggio Calabria sulle presunti pressioni di esponenti di An
(Valentino e Napoli) nei confronti dei giudici Mollace e Macri per
condizionare delle inchieste? Ma si, quella inchiesta per la quale il
Sisde ha opposto il segreto di stato alla perquisizione dell’ufficio
dell’agente dei servizi segreti coinvolto...
Ci sarebbe un bel po’ da scavare, in provincia di Reggio, e pentole da
scoperchiare: ricordo solamente i rapporti tra ’ndrangheta, massoneria e
i golpisti di Junio Borghese (c’erano 4000 uomini armati pronti ad
appoggiare il golpe), il ruolo della stessa nei moti di del ’70, o la
partecipazione al progetto secessionista di inizio anni ’90...

Bookmark: http://www.repubblica.it/2004/k/sezioni/cronaca/reggiode/aninterc/aninterc.html


fausto wrote:
< E ringraziamo il compagno Curzi per la bella trovata di Dj Diaco... >


Vincenzo Brana’ wrote:
< Nel 2003, ben prima che esplodessero le polemiche relative all’evento
The Italian Miss Alternative, i nomi di Sergio Cofferati, sindaco di
Bologna, e Bruno Pompa, organizzatore dell’evento benefit e allora anche
presidente dell’Arcigay Il Cassero, gia’ coesistevano all’interno della
pagina web di un noto blogger bolognese...

Bookmark: http://www.puta.it/blog/index.php?cat=3D5 >


stefanococchia wrote:
< "Se le guerre le decidessero i soldati ce ne sarebbero molte di meno"?
Dal mio punto di vista i soldati invece decidono, eccome. E non capisco
il tuo ragionamento. Perche’ un militare italiano di oggi dovrebbe
essere differente da un militare tedesco di sessant’anni fa? Se
riteniamo che il militare tedesco aveva la possibilita’ di scegliere e
disobbedire, perche’ negare la stessa possibilita’ al soldato di oggi?
A me piace assumere le mie responsabilita’ ed il perche’ delle mie
scelte riguarda solo me: non sono e non possono essere scusanti agli
occhi degli altri. Il soldato non e’ un mestiere come un altro e se
qualcuno ha scelto di fare il militare invece di fare il cameriere in
svizzera o in Germania deve avere ben presente che in questa scelta
(come ogni altra) comporta delle responsabilita’ >


Marco Palomba wrote:
< Caro Beppe Pavan, spero che, amico mio, non mi credi tanto alienato da
pensare e parlare di maternita’, e di vita.. per sentito dire (da
Bobbio, dal Papa, da altri maschietti). Ho ascoltato molte donne. Mi
nutro della loro sensibilita’, cada die, ogni santo giorno. Non parlo di
siti internet o di pamphlets. Piu’ di sguardi, di esperienze, del loro
linguaggio... Non la sento cosi’ lontana, da quelle parole. (Caro R.,
volevo spezzare una lancia x Casini.. Che, si’, non e’ De Gasperi, o
Igino Giordani, ne’ La Pira, ne’... Ma il merito di non essere
grossolanamente allineato, glielo dobbiamo). Pace! >


Olaf wrote:
< Leggo su Repubblica del 15 luglio che una ricerca italiana avrebbe
scoperto che l’aspartame, il dolcificante sintetico aggiunto a
moltissimi alimenti, sarebbe cancerogeno. Il giornale grida alla
"novita’" e all’"allarme", ma lascia ampio spazio di replica
all’Autorita’ Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), alla
Federchimica e all’AIIPA, in rappresentanza del produttore. Quel che il
giornale omette di dire e’ che per ben otto anni la Food and Drugs
Administration (FDA) si era opposta all’approvazione dell’aspartame
perche’ test di laboratorio avevano provato il suo potere cancerogeno,
raccomandando inoltre che venissero fatte indagini su apparenti
violazioni di leggi federali da parte della Searle (produttrice
dell’aspartame, ora Monsanto), per aver falsificato test su animali
sulla tossicita’ dell’aspartame (10 Gennaio 1977, FDA Chief Counsel
Richard Merrill: "Searle apparent violations of the Federal Food, Drug
and Cosmetic Act, 21 U.S.C.331(e), Act 18 USC 1001, for "their willful
and knowing failure to make reports to the Food and Drug Administration
required by the Act 21, U.S.C. 355 (i) and for concealing material facts
and making false statements in reports of animal studies conducted to
establish the safety of aspartame"). L’aspartame fu approvato dalla FDA
per l’utilizzo negli alimenti solo nel 1981, quando Reagan licenzio’ il
commissario che aveva negato l’approvazione. Nonostante questo,
l’opposizione ottenne l’istituzione di una Commissione Investigativa, il
cui responso (ignorato dai reaganiani) fu di non approvare l’aspartame.
Il CEO della Searle era al tempo Don Rumsfeld, attuale Ministro della
Difesa >


dinamitebla@inwind.it wrote:

< "Un prototipo ha percorso piu’ di cinquemila chilometri con meno di un
grammo e mezzo di combustibile pulito...". Dove l’hai pescata, questa
notizia?".

* * *

Su Repubblica online. Il prototipo era di un’universita’ svizzera e
sembrava piu’ una specie di triciclo con cabina che una vera automobile.
[shining]


filippo wrote:
< caro tito, le colonie sono illegali, illegali! il muro e’ illegale,
l’occupazione militare e’ illegale... >


marco.valdo@easynet.be wrote:
< Je fus un temps journaliste. Lontano fa. A pru’sent, je traduis un
certain Carlo Levi. Je le fais sous le nom de Marco Valdo M.I.
(Manovale intellettuale) Je viens de trouver un article ou’ vous saluez
la mu’moire de Gobetti. J’ai lu une bonne partie du reste de la page,
puis l’ordi a foiru’. J’ai retenu qu’il est possible de recevoir la
Catena... Merci de me la faire parvenir par voie internetique. Bien
cordialement Marco Valdo M.I. >


A.A. wrote:
< Non ti capisco quando dici che i "grandi della terra" sottovalutano il
terrorismo. A me sembra che lo valutino molto bene: terrorismo e guerra
sono interdipendenti, l’uno e’ funzionale all’altra. E’ una logica
perversa, ma la conosciamo bene: l’abbiamo gia’ vista anche in Italia
con le Br, i Nar, la strategia della tensione. I gruppi terroristi si
possono infiltrare, o dirigerli dall’esterno, oppure inventarli del
tutto. O meglio ancora, basta lasciarli fare. Alla fine, fanno sempre
gli interessi dei loro nemici dichiarati. Anche perche’, spesso, hanno
gli stessi obiettivi. Tutto il resto e’ fumo negli occhi dei "piccoli
della terra", che poi sono quelli che saltano in aria con le bombe. Ma
noi possiamo continuare a fare domande scomode, soprattutto su quell’11
settembre di cui ancora non sappiamo quasi nulla: quando parli di
controlli bancari, tocchi il cuore del problema. Ti ringrazio e spero di
essere utile. Lo devo a te, a mio figlio che ha solo 6 anni e
quell’indimenticabile persona che mi ha iscritto alla Catena: Enzo
Baldoni >


Auguri. E’ uscito il numero mille di "La non violenza e’ in cammino", il
quotidiano elettronico del Centro per la pace di Viterbo. Se lui non si
offendesse, direi che lo dirige Peppe Sini: ma mi risponderebbe subito
che lui e’ solo uno dei tanti artigiani (prestigiosi: Menapace,
Peyretti, D’Ippolito... e mi fermo qui perche’ non ho spazio per gli
altri cento nomi) che ogni giorno producono, senza rispetto per i
padroni e senza voglia di diventarlo loro, questa bella scrittura.
Eccezionalmente, ho chiesto al mio amico Miguel di dedicargli una
poesia.

Info: nbawac@tin.it, tel. 0761.353532

* * *

Miguel wrote:

El Tercio de la Paz

< Con arbalestas de aphorismas
y lanzas de solidaridad
con su banderas iridadas
marcha el Tercio de la Paz.

Ay, el capita’n Sin reproche!
Ay, el alferez Ben-dito!
Como estrellas en la noche
y tambiun siempre unido

sigue esto ejercito el camino
de liberdad y de razon,
de planetaria hermandia:

dando verdad a la utopia
del Caballero del Leon
y de don Sancho, el Campesino >


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per liberarsene, basta scrivere a riccardoorioles@sanlibero.it — Fa’
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"A che serve vivere, se non c’e’ il coraggio di lottare?" (Giuseppe
Fava)


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