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Cedolare Secca negli affitti, l’ennesima fregatura all’italiana

Publie le domenica 3 ottobre 2010 par Open-Publishing
17 commenti

In una recente trasmissione in prima serata, mi ha incuriosito (stranamente) il dibattito tra gli ospiti fedeli ai rispettivi e contrapposti schieramenti (i soliti) che ha toccato il problema della casa.

Volendo tralasciare per ora il problema dell’edilizia popolare, che per essere affrontato meriterebbe lo spazio di un romanzo e che mi ripropongo di affrontare con più cognizione di causa, la domanda che io, e quindi credo tutti i telespettatori comuni, vorrei porgere ai signori ospiti è una ed una sola, e non riguarda a quale ala del parlamento debba essere attribuito questo o quel merito, ma da dove gli viene il coraggio di parlare di meriti di fronte alla situazione descritta. Tralasciando molti dei temi affrontati in quella sede, vorrei tirarne in ballo uno in particolare.

La Cedolare Secca negli affitti, ossia (tra le altre cose)la possibilità per un inquilino di denunciare a chi di dovere la mancata o parziale registrazione del contratto di affitto (per parziale si intende, dichiarare che il canone è di 500 euro al mese e invece l’inquilino ne sborsa 1000 di cui 500 in nero) e vedersi così ridotto il suddetto a termini di legge. Per fare un esempio concreto, un appartamento che si affitta in nero ad un canone di mercato di 800 euro al mese, e ha una rendita catastale di 780 euro, con la riduzione automatica in seguito a denuncia dell’inquilino, il canone mensile scenderebbe a 195 euro. Questa è un’ottima cosa per chi è costretto a pagare un affitto in nero, ma se il canone giudicato equo dalla legge è pari a meno di un quarto di quello stabilito dal mercato (per mercato si intende la disperazione di chi cerca casa e l’esosità di chi ha la fortuna di averne una da affittare, magari abusiva e condonata) non vi sembra che a rimetterci siano comunque gli onesti inquilini che, pur di avere un contratto regolare e quindi la sicurezza di una casa per almeno quattro anni, sono stati costretti a sborsare con enorme difficoltà un canone ancora più alto di quello chiesto in nero? (avete mai cercato una casa in affitto? Io sì, e frase standard dei padroni di casa era “settecento senza contratto, 1000 in regola” o giù di lì)

Per tirare le somme, la situazione sarà la seguente: chi ha avuto la s-fortuna di trovare un padrone di casa disonesto, ora ha la possibilità di denunciarlo e di pagare un canone equo sotto regolare contratto, mentre chi ha avuto la s-fortuna di trovare un padrone di casa onesto (per quanto si possa considerare onesto chi chiede l’equivalente dello stipendio di un portalettere ad un portalettere, come canone) deve rassegnarsi a vendere l’anima per riuscire a tirare avanti. Questa bella pensata, a detta di chi l’ha realizzata, servirà a far uscire allo scoperto chi affitta in nero. Peccato che l’85% delle locazioni stabili sia in regola, semplicemente perché se non lo fosse, il padrone di casa correrebbe il rischio di avere inquilini morosi senza poter far nulla. E quindi i più poveri, ossia le famiglie che non hanno i mezzi per comprare casa e sono costretti a vivere in affitto, ma onestamente hanno preteso la regolarizzazione del contratto, devono continuare a pagare cifre esose zitti e buoni. Mentre la maggior parte degli inquilini che non ha regolare contratto è fatta da persone che non hanno interesse o, soprattutto, possibilità di garantire locazioni a termini di legge (4 anni) come gli studenti, chi si sottomette a stage aziendali fuori sede inseguendo un’occasione lavorativa, chi vuol provare ad uscire dal guscio familiare, magari passati i trenta, pur avendo un lavoro precario o semplicemente chi ha trovato un lavoro a tempo determinato, magari di un anno, in un’altra città. Tutte persone che non possono permettersi i canonici sei mesi di preavviso (con un canone di 800 euro ipotetico, stiamo parlando di regalare 4.800 euro ad un padrone di casa) o comunque la perdita della caparra per mancato preavviso (nello stesso caso, 2.400 euro regalati).

Concludendo, credo che questa Cedolare Secca sia l’ennesimo tentativo di risolvere un problema, realizzato da chi di quel problema non ne capisce nulla. E che va a gravare sui più vulnerabili risparmiando gli altri.

A proposito, dimenticavo la ciliegina sulla torta. Grazie alla Cedolare, le imposte sugli affitti non saranno più in base al reddito, per cui il ferrotranviere che affitta la mansarda di casa sua pagherà la stessa cifra dello stimato professore che concede in affitto l’appartamento lasciatogli dal genitore commendatore.

Commenti? Io… Sì! Visto che questo è un altro punto a favore degli affitti selvaggi, perché dite che gli Italiani non sono in grado di comprare casa?

Dite piuttosto che le banche non vogliono metterli in condizioni di comprarla… Perché? Ma come, se i soldi per pagare 800 euro per un bilocale li trovano sempre (e li devono trovare anche se precari, disoccupati o peggio, a costo di non mangiare, pur di non finire in mezzo ad una strada), secondo voi non li troverebbero ben più volentieri per pagare un mutuo, per una casa veramente propria?

Andrea Mariani 3 Ottobre 2010

http://calcisulcalcio.blogspot.com/2010/10/7-su-sette-cedolare-secca-lennesima.html

Messaggi

  • Considerato che in Italia ormai una larga fascia di popolazione non è più in grado, non dico di comprarsi la casa, ma neppure di poter pagare un affitto, ancorchè modesto, mi sembra che la faccenda della cedolare secca sposti di poco il problema !!

    Per chi vive al di sotto o nelle vicinanze della soglia di povertà, la casa gliela dovrebbe dare gratis lo Stato e non costringere le persone a rimettersi al buon cuore dei proprietari, che spesso sono a lora volta persone a basso reddito o pensionati che integrano con un modesto affitto la magra pensione !!

    La casa è un bene sociale e a chi non se la può permettere gli va fornita alla stessa stregua dell’assistenza sanitaria !!

    MaxVinella

    • "La casa è un bene sociale e a chi non se la può permettere gli va fornita alla stessa stregua dell’assistenza sanitaria !!"

      E questa in teoria non è una cosa rivoluzionaria ... basti pensare al famoso piano-casa, centinaia di migliaia di case popolari costruite ed assegnate, di Fanfani ( un democristiano decisamente di destra !) negli anni sessanta del secolo scorso ... e persino Mussolini nel ventennio fu "prodigo" in questo senso .... ma è una questione di puro buon senso sociale ...

      Ma penso che ormai il buon senso non sia di casa in Italia ...

      Non ce l’ha ovviamente una destra tutta presa dagli interessi personali del satrapo che la dirige ... ma non ce l’hanno nemmeno le forze di "centrosinistra" per le quali ormai da lunga pezza "privato è bello" ....

      E, al di là di qualche sparata momentanea, non mi sembra che certe questioni stiano a cuore nemmeno all’ area "giustizialista" ( Di Pietro, Grillo, tado/girotondini ecc. ) che ovviamente privilegiano altri temi ma che sulla difesa del "pubblico" ( salvo un pò la questione dell’acqua) e sui temi socio/economici non dimostrano grande interesse ...

      Che dire ? Direi che siamo messi molto male ....

      K.

  • Io non riesco proprio a capire perché quando si parla di proprietari di case che affittano ci si debba per forza riferire ad una categoria di delinquenti , evasori, affamatori e sfruttatori dell’onesto popolo degli inquilini.
    Dal ragionamento che ho letto questa è l’immagine che ne viene fuori. Ragion per cui mi piacerebbe chiedere all’estensore dell’articolo a quanto dovrebbe ammontare secondo lui un canone d’affitto per essere considerato equo e mettere d’accordo locatore e locatario.
    Sembra quasi che il signore in questione ignori la situazione in cui stiamo vivendo.Se il macellaio vende la carne a 18, 20 euro al chilo non me la posso prendere solo con lui e considerarlo uno sfruttatore , lo stesso dicasi per chi mette sul mercato un qualsiasi bene o servizio che a causa del sempre decrescente potere di acquisto della moneta che ci siamo scelti (l’euro), lo fa pagare un prezzo sproporzionato al livello medi dei salari o stipendi. Oggi con 1000 euro (due milioni circa di 10 anni fa) ci si fa ben poco e non è colpa dei proprietari di immobili da locare, come del resto del macellaio o di chiunque altro venditore di beni e servizi se ciò avviene e se tutti i valori si sono distorti.
    A sua volta il venditore per praticare tali esosi prezzi deve farsi carico di altrettanti esosi costi ed altrettanto esosi carichi fiscali e qualcosa si dovrà pure mettere in tasca per avere un rendimento dell’investimento effettuato.A meno che l’autore di cui sopra non ritenga giusto che anziché in un’economia di mercato si debba vivere in un sistema di tipo collettivista che ha prodotto milioni di morti di fame, buona parte dei quali sbarcati nel nostro Paese per "sbarcare" il lunario.
    Con ciò ovviamente non giustifico gli evasori e i "cultori "dei fitti in nero.Però le situazioni, qualunque esse siano,credo vadano valutate con un minimo di obbiettività. Avere una casa da affittare significa farsi carico di oneri non indifferenti. Ha mai ragionato l’autore in questione su quanto gravano sulla proprietà, oltre agli oneri fiscali, gli oneri condominiali e manutentivi ? Quando, se ti si rompe un tubo o salta l’impianto elettrico, se tutto va bene, sei costretto a sborsare quattro/cinquecento euro per qualche ora di lavoro anch’essi da ascrivere al nero? E se c’è la facciata dello stabile da rinnovare, oppure le fogne da rifare, oppure gli impianti da mettere a norma, ha idea il signore a cui scrivo di quanto occorre tirar fuori per attenersi a quanto stabilito dalle "assemblee" dei condomini, spesso pilotate da amministratori che piazzano lavori a tutto spiano a ditte con cui son in combutta ? C’è molta gente che in tempi di vacche grasse ha investito i propri risparmi in una casa (magari la seconda) in modo da poter disporre di un reddito aggiuntivo per la propria vecchiaia con cui arrotondare una pensione che mediamente si aggira sul fitto che si chiede in una grande città (800-1000) euro.Ebbene questo "sfruttatore" cosa dovrebbe fare secondo lei per non essere considerato tale? Affittarla a 100 euro al mese e pagarci pure le tasse sopra oltre agli oneri sopra cennati ? E se così fosse chi pensa che investirebbe più in case? E se non si investisse più in case che fine farebbero i centinaia di migliaia di edili che già si lagnano per la crisi di questo tipo di mercato?
    Diciamo , molto più obiettivamente, che dovrebbe pensarci lo Stato ad assicurare alloggi dignitosi a coloro che non possono permettersi di pagare i fitti
    di mercato .Ma allora ,sempre se così fosse, che fine farebbe il bilancio dello Stato che già è ridotto come è ridotto? La verità, caro Signore, è che l’Italia è scivolata in un abisso , tutta quanta, da cui è molto difficile uscire e non certo per colpa di chi è riuscito a comprarsi una casa.Non facciamo quindi di ogni erba un fascio. Anche perché gli "onesti" inquilini non sempre sono quegli stinchi di santi che si vogliono far credere!

    • La questione è annosa e complicata, su questo siamo d’accordo.

      Ma la ricetta democristiana tutto sommato garantiva un certo equilibrio.

      Da un lato le case popolari con un fitto proporzionale al reddito di chi ci abitava ... col rischio comunque di favorire i commercianti che ovviamente denunciano redditi da fame ( ed anche questo è un pezzo importante della tragedia italiana) .... dall’altro il cosiddetto "equo canone" che garantiva prezzi d’affitto accessibili un pò a tutti e comunque impediva speculazioni inaccettabili ... e non credo che nessun piccolo proprietario sia mai morto di fame per colpa dell’ "equo canone" ...

      Poi si sono scelte, non solo sulla casa, le strade ultraliberiste ... e questo è il risultato ...

      K.

    • Morto di fame no! Ma sicuramente perdente si. Perchè non si commisura il fitto ai costi che possedere una casa comporta? Tasse comprese ovviamente .

    • Sta proprio qui il problema ... nel concetto di "vincente" e di "perdente" ...
      che prima non era alla base del vivere sociale ...

      Ed ora si .... inoculato da un’importazione, pure tardiva, dagli United States ... e portato in Italia poi al parossismo dal berlusconismo ....

      Tutto il resto è una conseguenza ....

      Una volta si investiva sulla casa soprattutto nella logica di prepararla per i figli, non in quella di specularci sopra .... fino a che i figli non si sposavano l’affitto serviva a coprire le spese di gestione ( allora minori, ad esempio non c’era l’Ici, tuttoggi in vigore sulle seconde case ...) ... ed allora l’equo canone, quando nel 1979 fu istituito, sembrava quasi una parziale "liberalizzazione" degli affitti ( che comunque con quel provvedimento salirono) rispetto ai continui "blocchi dei fitti" in vigore nei decenni precedenti .... al tempo stesso però si creava il concetto di prezzo comunque, a pari condizioni, uguale per tutti ....

      Chi proprio voleva speculare un pò, la seconda casa se la comprava in località di villeggiatura dove, con l’affitto di due o tre soli mesi ( non soggetto ad alcun regime di prezzo e comunque quasi sempre al nero), non solo si coprivano tutte le spese ma c’era pure un bel guadagno, per di più con la casa libera gli altro 9-10 mesi dell’anno ....

      Ora, col neoliberismo imperante e con le logica di "perdente" e di "vincente", ben sintetizzata dal commento precedente ....è cambiata la concezione ... la casa, anche per il piccolo proprietario, diventa elemento della più vasta giungla/lotteria speculativa ... con tutte le conseguenze del caso ....

      K.

    • Egregio signor K,

      qui non si tratta di vincere o di perdere nel senso speculativo che Lei intende.In fondo siamo tutti perdenti e le diatribe fra inquilini e proprietari (quelli piccoli, ovviamente), spesso si riducono ad essere guerre tra poveri. Chi possiede una casa e la affitta a prezzo di mercato pagandoci sopra le tasse previste e i costi di manutenzione condominiali non credo possa essere definito uno speculatore alla stregua di uno che vuol far soldi "all’americana".

      Egli è ancora e soltanto un piccolo risparmiatore che ha deciso di investire il proprio gruzzolo, frutto del lavoro di una vita, con l’aggiunta di mutuo, in una casa che gli possa garantire un reddito "netto" aggiuntivo a quello derivante dalla pensione che lo Stato gli passa.Casa da trasmettere " a babbo morto" ai figli perché possano a loro volta disporre di un sostegno per il magro futuro che li attende.

      Non vedo proprio cosa ci sia di male in tutto ciò e non vedo cosa sia cambiato rispetto a trent’anni fa quando c’era l’equo canone che lei rimpiange. Le esigenze e le ragioni di utilizzare il risparmio sono più o meno le stesse da lei evidenziate. L’equo canone peraltro ebbe anche "il merito" di rarefare l’offerta delle case da locare che molti preferivano tenere sfitte in attesa di tempi migliori; di provocare forti disagi a coloro che comunque non riuscivano a trovarne ed anche quello di inaugurare la lunga stagione del "nero" da cui la nostra società è ancora afflitta, che allora sembrò essere l’unica strada praticabile a chi cercava , anche se illegalmente, di far fruttare di più la propria "roba".

      Non so se alla base del suo ragionamento ci sia il solito concetto, mai sopito, nonostante le aperture verso il mercato delle forze di sinistra, che la rendita, anche quella pulita, così come la proprietà, siano comunque un furto di marxiana memoria.

      Tralasciando per brevità tutte le considerazioni che si potrebbero fare su tale principio, vorrei ribadire come in una logica di mercato nella quale noi tutti viviamo, se io spendo X per un investimento mi aspetto da questo un reddito Y che ne ripaghi almeno il costo e lo renda conveniente. Un interesse insomma analogo a quello che una volta era praticato dalle banche oppure che può derivare dai titoli di Stato (molto magro del resto).

      Ne consegue che se un tizio acquista un appartamento normale a 300.000 euro, non può poi darlo in affitto a cento euro al mese e pagarci sopra anche le tasse e gli altri oneri , come molti vorrebbero, perché ci rimetterebbe di brutto. E questo non perché questo tizio sia uno speculatore nel senso che forse lei intende , ma perché rientra nella normale logica economica e in un regime di libertà economica ,che chi offre sul mercato "qualcosa" ,rientrante nel lecito, almeno non ci rimetta. Se il pane costa al fornaio 50 cent al chilo non può venderlo a 45. Non so se lei sia proprietario di questo "qualcosa"oppure abbia qualcosa da offrire sul mercato, ma sono certo che, ove lo fosse, farebbe un ragionamento analogo al mio.

      Il fatto è che coloro che purtroppo non hanno nulla e nulla fanno predicano l’uguaglianza e strombazzano sulle rendite altrui definendo speculatori coloro che ricavano un margine , salvo poi a cambiare parere e a far propri i concetti di cui sopra non appena riescono ad avere o a fare qualcosa anche loro.
      Non so se sono stato chiaro.

    • Condivido il raginamento di K, purtroppo il ’’virus’’ del mercato ha infestato quasi tutti, e questo non porterà a niente di buono... salvo se l’egoismo e il profitto non spariscono...

    • Campa cavallo !!! Sono almeno 5/6000 anni, dai tempi dell’omo erectus che c’è !
      E ci sarà sempre .Ora poi lo hanno riscoperto anche i cinesi che sono mercanti nati. Alla faccia di MAO !

    • Di case sfitte, nonostante la quasi totale liberalizzzazione degli affitti, almeno a Roma ce ne sono ancora circa 60.000 .... quindi è evidentemente una tendenza legata anche ad altri fattori e non solo all’ammontare degli affitti ...

      E comunque l’equo canone migliorò largamente la situazione dei piccoli proprietari, visto che prima dell’equo canone c’era stato un ventennio buono di "blocco dei fitti" ....

      Piaccia o non piaccia, la propreità privata, anche delle case, dovrebbe rispondere - secondo Costituzione - ad un fine sociale .... fine sociale che non può essere la pura speculazione ... ovvio poi che nessuno pretende che i piccoli proprietari si debbano rimettere, ma questo è un altro discorso ... e comunque si dimentica qui il ruolo dei palazzinari, veri e propri pescecani della rendita .... la maggior parte della proprietà edilizia in fitto è ancora roba loro ....

      Io comunque so soltanto che oggi, non certo solo per i fitti esosi o perchè le banche lesinano i mutui, i giovani non formano famiglie, ufficiali o di fatto, prima dei 35 anni se non oltre ... con tutto quello che questo, in termini generali, produce di negativo ....

      Ed allora credo vi siano interessi generali di equilibrio della società che devono essere una priorità rispetto al proprio "particulare" ....

      Concetto questo, dell’interesse generale che deve essere prioritario rispetto al "particulare" dei singoli, già di moda nei Comuni del seicento ... ma evidentemente da allora, come coscienza civile, siamo molto tornati indietro ....

      Quanto alla Cina, se non fosse stato per il maoismo era realisticamente ancora oggi una colonia giapponese o sarebbe solo un gigantesco mercato speculativo per gli Usa.

      Nulla di male, al di là di qualche eccesso di neoliberismo nelle cosiddette "zone speciali", che oggi anche là si commerci abbastanza liberamente .... ma certamente in un quadro complessivo comunque di interesse generale ....

      Interesse generale che ha portato oggi la Cina a detenere quasi l’intero debito pubblico Usa e quindi in qualche modo a "tenere per le palle" la superpotenza yankee ... e scusate se è poco ....

      K.

    • Io credo che l’ interesse generale debba essere la sintesi di quelli particolari di ogni cittadino in modo che ci sia un progresso per tutti .

      Credo anche che per raggiungere l’obbiettivo di una società giusta e nel contempo economicamente evoluta ,in cui le inevitabili differenze economiche fra classi siano armonizzate, occorra in primo luogo produrre maggiore ricchezza complessiva e ciò è possibile solo in un’economia di mercato che lasci spazio alla libera iniziativa di ognuno mettendo in atto quei correttivi che evitino gli eccessi.

      Togliere ai ricchi per dare ai poveri può essere un gran bel principio, così come il collettivizzare tutto per ridistribuire la ricchezza a ciascuno secondo i propri bisogni .
      Di fatto, però, e la storia ce lo dimostra, dove sperimentato, questo sistema non ha prodotto i risultati attesi, perché di ricchezza complessiva e aggiuntiva , mancando gli incentivi del profitto individuale, non se ne produceva abbastanza per dar luogo ad uno sviluppo in termine di maggior benessere per tutti. Tant’è che ha finito per produrre grossi guasti.
      E la Cina questa situazione l’ha ben capita anche se formalmente, sul piano politico, nulla sembra cambiato rispetto ai tempi di Mao.

      In Italia di ricchezza aggiuntiva ahimè se ne produce poca, ma per altre ragioni. Il Paese non cresce e le tensioni sociali si aggravano.Provi un po’ ad immaginare se invece di uno striminzito 1% annuo, più o meno, si avesse una crescita di PIL di 3 o 4 punti annui in più. Probabilmente molte cose potrebbero cambiare. I salari potrebbero crescere. I consumi pure ; i rapporti fra domanda ed offerta si assesterebbero entro parametri di maggiore equilibrio con beneficio per i poteri di acquisto di ognuno e anche lo Stato sociale riprenderebbe vigore.

      Il problema italiano è che ci stiamo avviando verso una pericolosa china in cui la "coperta" rischia di divenire troppo corta per tutti.Ai miei tempi, gli anni 60 , la situazione era assai diversa.Trovare lavoro non era difficile, gli stipendi o salari avevano un potere di acquisto ben maggiore ed anche se i livelli dei consumi erano nel complesso inferiori a quelli di oggi, essendovi molte meno esigenze, tutto appariva più equilibrato.

      L’operaio si faceva la 500 ,la lavatrice e poteva permettersi pure la vacanza al mare. Poi però c’è stato l’eccesso .il popolo italiano non si è contentato e ha voluto di più .Dai medicinali gratis con cui riempire gli armadietti di casa, alla pensione per gli statali con 19 anni di lavoro, al tutto e subito. Tutte bellissime cose che tuttavia avevano un difetto:costavano troppo rispetto alla ricchezza complessiva allora prodotta.

      Tutte cose che forse il Paese non si poteva permettere. Quando quaranta anni fa un Signore chiamato La Malfa (non so se lo conosce) diceva che il Paese viveva al di sopra delle proprie possibilità veniva considerato una specie di iettatore, ma aveva ragione.

      Non si può spendere ciò che non si ha anche perché accumulando debiti prima o poi si finisce per pagarne il conto. E noi tutti , ciascuno per la propria parte lo stiamo pagando; ed assai salato,purtroppo.

      Quanto sto dicendo non è una questione di destra o di sinistra, ma una realtà oggettiva con cui fare attualmente i conti per cercare di venirne fuori.

    • Bah, la storia dei medicinali gratis negli armadietti ( peraltro i contributi sanitari venivano comunque pagati mensilmente da lavoratori e pensionati, meno o niente da altre categorie) mi sembra un pò una leggenda metropolitana ... e comunque è cosa che è finita da un pezzo ....

      Così come da un pezzo è finita la storia delle pensioni-baby di qualche statale che comunque gravavano sull’ INPS e non sulle casse statali propriamente dette ... ed all’INPS, rammento, contribuiscono solo lavoratori dipendenti ed aziende e non la fiscalità generale ...

      Mi sembrano quindi slogan ad effetto, frutto di una "disinformatia" che effettivamente, su questo concordo, non è di destra o di sinistra ma è comune all’intero ceto dominante, non solo quello direttamente politico ...

      E comunque tutto questo con la casa e con le problematiche dei piccoli proprietari - senz’altro diverse da quelle dei pescecani dell’edilizia - c’entra ben poco ...

      K.

    • Veramente quella dei medicinali gratis non è una storia ma una realtà degli anni ’ 70 (non so se lei c’era, ma io si) E allora apparve come una conquista. Lo stesso dicasi per le pensioni baby che hanno costituito un’occasione non per "qualche statale" ma per l’intero organico dei dipendenti pubblici, insegnanti e ferrovieri compresi fino al 1992, data della prima riforma Amato .Addirittura ai ferrovieri una legge del 1990 concesse ben 7 anni di abbuono dei contributi.In pratica con 20 anni di servizio si poteva andare in pensione con 27.

      La disinformatio dei ceti dominanti non credo che mi riguardi proprio perché fino alla metà degli anni novanta le pensioni statali venivano erogate dalla Direzione Generale del Tesoro e quindi erano a carico dello Stato. L’INPS che si occupava prevalentemente del settore previdenziale privato, è subentrato successivamente accollandosi spese e contributi.

      In ogni caso volevo mettere in evidenza come gli sperperi di allora abbiano contribuito alla progressiva dilatazione della spesa pubblica che anche grazie a simili trattamenti è arrivata ai livelli di oggi.Tant’è che la festa è finita e nel futuro chi andrà in pensione avrà ben magre risorse.

      Lei dice che questo discorso c’entra poco con la questione case e affitti. E invece c’entra e come: perché uno Stato che ha 1600 miliardi di debito pubblico contro i 1430 circa di PIL ed accumulati anche grazie alle suddette scelte, credo possa fare ben poco per coloro che non possono pagare i fitti di mercato.Ecco quindi i pescecani di cui lei parla tornare galla come conseguenza degli squilibri fra domanda ed offerta di case .

      In conclusione credo che più che a un generico ceto dominante a cui attribuire
      le responsabilità ed anche la disinformatio di cui sopra occorra riferirsi alla classe politica e sindacale del passato che ha concesso ed ottenuto benefici che nessuno dei paesi europei anche di quelli con spalle più solide delle nostre si è mai sognato di concedere.
      Se mi vuole capire... se no rimanga pure nelle sue convinzioni .

    • Nei settanta c’ero, ma era appunto 30-40 anni fa .... e già alla fine dei settanta si istituirono i ticket sui medicinali ...

      E le pensioni-baby, comunque magrissime, sono finite, sia pure con qualche gradualità, molto prima della riforma Amato del 1992.

      E comunque le cause principali del debito pubblico non sono le pensioni baby o lo spreco di medicine di tre o quattro decenni fa ....

      Non ci raccontiamo barzellette consolatorie per difendere tesi liberiste .... che peraltro hanno fallito nè più nè meno come quelle keinesiano/tangentare del regime democristiano ...

      In Italia c’è ancora oggi una evasione fiscale e contributiva spaventosa, ad esempio ... e per quella, dai settanta ad oggi, non c’è stata nessuna "stretta", anzi ....

      In Italia, altro esempio, oggi i cosiddetti managers - spesso fallimentari - guadagnano 300 volte la media dei propri dipendenti, nei settanta la proporzione era al massimo di uno a 50 ...

      Vogliamo poi parlare dei cosiddetti costi della politica ?

      E così via .... per concludere, trovo persino ovvio che per far stare meglio i più poveri, i ricchi debbano guadagnare molto molto di meno ....

      E comunque, per questo, i ricchi non morirerebbero certo di fame ....

      K.

    • A me non sembra proprio di aver giustificato con i miei scritti il regime democristiano. A meno che lei non voglia per partito preso fraintendere le mie parole. la invito a rileggerle attentamente .

      Affermando che il buco attuale ha avuto origine negli anni 70 si è dilatato fra gli anni 80 e 90 assumendo proporzioni gigantesche in questo ultimo decennio non credo proprio di aver glorificato i governi di allora.

      Lei a mio avviso confonde tesi liberiste con governi democristiani e fa una marmellata che è un po’ difficile capire.

      Intanto i governi democristiani o meglio di centro sinistra di liberismo hanno avuto ben poco.

      La tanto da lei lodata riforma dell’equo canone, tanto per stare in tema, non è stata certamente liberista. Qualcuno all’epoca la definì da socialismo reale .
      La nazionalizzazione dell’energia elettrica del 1962 che oggi molti ritengono essere stato un fallimento per aver creato situazioni di monopolio ed impedito libero accesso al mercato e condizioni di concorrenza non è stata certo liberista.
      Il controllo pubblico sull’economia attraverso le partecipazioni statali, fonte di tanti carrozzoni ,si può definire liberista? Non credo proprio .

      Liberismo significa ,per quel poco che mi è dato di sapere, consentire alle componenti economiche della società di svolgere la propria azione sul mercato credendo nella funzione equilibratrice di questo , e senza intromissioni dirigistiche da parte dello Stato .

      E quando mai nell’Italia dal 46 ad oggi sono state fatte politiche liberiste!
      Anche la nostra Costituzione del resto non si ispira a principi liberisti nel senso completo del termine .Riconosce la proprietà e la libera iniziativa ma le circoscrive entro ben precise garanzie sociali .

      Ci sta provando il governo attuale a fare una politica liberista, ma non ci riuscirà.E forse è meglio che non ci riesca sputtanato ormai com’è.

      Comunque se vogliamo proprio metterla in politica le dirò in confidenza che nonostante tutte le cavolate consumate dai governi succedutesi in questi ultimi 50 anni , preferisco il casino attuale alle posizioni ideologiche che lei cerca di sostenere ....anche perché, come ho già detto, queste,ove attuate hanno creato milioni di morti di fame con il falso mito del diamo ai poveri quello che è dei ricchi.

      A proposito le pensioni baby non è vero che siano finite molto prima del 92, ci sono state anche dopo e fino alla riforma Dini del 95 e conosco molte persone che hanno preso l’ultimo treno proprio in quegli anni.

    • So benissimo che il regime democristiano non era per niente liberista ... infatti l’ho definito keinesiano/tangentaro ...

      E fallimentare .... ma mi sembra sia altrettanto fallimentare l’ipotesi turboliberista, che è all’origine della crisi economico/finanziario partita nel 2008.

      Da noi i guasti, ANCHE SULLA CASA MA OVVIAMENTE NON SOLO QUELLA, sono evidenti .... mentre Lei continua a pensare che "il mercato" risolva tutto ...

      A questo punto la discussione mi sembra inutile ...

      K.

    • Beh! Nessun sistema è perfetto e i miracoli non li fa nessuno ,dato anche che ogni medaglia ha il suo rovescio ed ognuno è libero di interpretare la realtà come meglio crede. Però il confronto delle idee è importante, e una discussione non è mai inutile, purché fatta civilmente. Anche se spesso, e, come nel caso che ci riguarda, ognuno resta arroccato sulle sue posizioni.

      D’altra parte riuscire a trovare la formula magica che metta d’accordo tutti e risolva tutti i problemi è impossibile.

      Personalmente credo che ci sia un insieme di regole o meglio di comportamenti istintivamente seguiti dall’uomo che volenti o nolenti non possono essere eliminati, tant’è che coloro che ci hanno provato, anche con la forza e la violenza, non hanno cavato un ragno dal buco anche se temporaneamente sono riusciti a soffocarli con costi altissimi.

      Ritengo anche che il cosiddetto mercato o meglio la tendenza al mercato faccia parte di questi comportamenti istintivi ed insopprimibili che quasi tre secoli fa un certo Adam Smith riuscì a decifrare e a trasformare in regole scientifiche poi chiamate economiche o di economia politica.

      Non so se lei abbia studiato l’economia.Io l’ho studiata e con molta passione all’università nei miei verdi anni e continuo ad interessarmene anche se non mi posso definire un esperto.

      Ebbene questa scienza, che pur destinata storicamente ad evolversi attraverso mutevoli teorie ( quella di Keynes è una delle tante ed è andata bene in un certo momento storico ma oggi appare a molti superata), è basata su alcuni principi fondamentali fra i quali la tendenza dell’uomo a soddisfare l’indefinita gamma dei suoi bisogni attraverso lo scambio con i propri simili di beni o servizi e la tendenza a trarne profitto .

      Appurato questo assioma, il mercato ne è la conseguenza . E non c’ è niente da fare.Si potrà cercare di mortificarlo o di sopprimerlo, ma il mercato, magari clandestino, risalterà sempre fuori. Così è sempre stato e sempre così sarà.Tutto il resto è pura utopia, certamente utile sul piano culturale, ma sempre utopia rimane.La saluto