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Cippo a Giuliani in Piazza Alimonda. Intervento di Morettini in Consiglio comunale

Publie le lunedì 5 settembre 2005 par Open-Publishing
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"Noi stiamo discutendo oggi una mozione molto importante e delicata per i contenuti che esprime. Su questa mozione noi, insieme ai colleghi di Rifondazione Comunista e ai Comunisti Italiani, abbiamo deciso di presentare questo ordine del giorno per alcuni sostanziali motivi, il primo dei quali è che, come ha già ricordato il collega Delogu, in qualche modo la sua mozione era parzialmente superata, se non altro nell’impegnativa, da una richiesta formale che è pervenuta al Comune di Genova per l’installazione di un cippo in piazza Alimonda che rechi la scritta: "A Carlo Giuliani, ragazzo. 20 luglio 2001".

In questo senso, abbiamo presentato questo ordine del giorno per aggiornare la mozione ma anche per aggiungere alcune considerazioni. Mi pare che, salvo gli accenni un po’ fuori dai toni del consigliere Rixi, noi dobbiamo tenere fermo l’impegno a capire che cosa questo Consiglio deve discutere oggi.

Io non credo che spetti più (forse non è mai spettato, ma comunque a questo punto non spetta più) a questo Consiglio di discutere delle dinamiche dei fatti di piazza di quei giorni. Questo Consiglio si è espresso altre volte con valutazioni politiche, sia consiliari che del Sindaco stesso, facendo riferimento essenzialmente a un punto che noi vogliamo riprendere, e cioè che non è vero, a mio modo di vedere, quello che dice il collega Bernabò Brea, che i genovesi sanno quello che è accaduto. Io dico che i genovesi purtroppo non sanno ancora di preciso che cosa è accaduto in quei giorni e faccio riferimento ad una questione non solo relativa alla lentezza con cui avanzano i processi che il Tribunale di Genova conduce, ma anche al tema portante che questa maggioranza ha sempre portato avanti, cioè quello della richiesta di una commissione parlamentare d’inchiesta che non è mai stata concessa da questo Governo.

L’ordine del giorno parte proprio da qui perché non spetta a noi adesso discutere di tutte queste dinamiche che ci sono state in piazza su cui evidentemente abbiamo opinioni diverse; mi sembra inutile continuare ad accapigliarci su discussioni che abbiamo già fatto e nelle quali sappiamo che le sensibilità di ognuno di noi, singolarmente intesi e come forza politica, hanno rilievi e valutazioni diverse. Su questo vorrei provare a tranciare la discussione, ben sapendo tuttavia che evidentemente quel fatto non è un fatto neutro; non stiamo discutendo di un incidente stradale o di un’altra cosa, è un fatto politico di per sé stesso.

L’ordine del giorno chiede sostanzialmente di dare seguito alla richiesta che è stata fatta di installazione di questo cippo con questa scritta perché credo che sia importante che un’Amministrazione come la nostra, questo Consiglio Comunale, tutti noi individualmente ci poniamo un punto fermo: e cioè che al di là di come ognuno di noi può valutare quei fatti noi dobbiamo dire con grande forza che fatti di quella natura non devono succedere più, a prescindere da come si valuti l’azione di uno, dell’altro e di tutte quelle migliaia di persone che in quelle ore, in quei minuti circondavano piazza Alimonda.

Noi dobbiamo dire che quei fatti non devono succedere più. E scusate se la dico un po’ brutalmente, ma io penso che in qualunque modo si potesse valutare il comportamento di Carlo Giuliani in quel momento, in quella piazza, nessuno di noi è autorizzato a dire che per quelle azioni quel ragazzo meritava quella sorte. Nessuno di noi lo ha detto, fortunatamente, in questo Consiglio ma noi dobbiamo assumere questo fatto come un dato importante che aiuti alla maturazione, alla consapevolezza della nostra città che quella ferita aperta su cui persistono e insistono migliaia di contraddizioni, di valutazioni diverse, di emotività e di coinvolgimenti radicalmente diversi in questa città, trovi in qualche modo una fine, una soluzione, un superamento.

Questo vuol dire che noi dobbiamo decidere qui e ora qual è la verità di quei fatti, di quella giornata, di quei minuti terribili? No, non spetta a noi fortunatamente, non spetta a questo Consiglio, non spetta alle forze politiche. Ognuno di noi può dare delle valutazioni, ma nessuno sarà in grado qui dentro, fortunatamente aggiungo io, di sapere qual è stata la verità di quella giornata.

Allora a noi spetta di dare dei segnali, ci spetta di dare una risposta dopo che la cancellata, che era un luogo precario sul quale venivano conservati i ricordi a Carlo Giuliani, ripulita e messa a posto, lasci però lo spazio ad un altro luogo in cui chi vuole, nella piena libertà, nella piena sua possibilità di esprimere dei sentimenti su quei fatti quali che siano, possa in qualche modo trovare un luogo dove farlo ed è su questo che insistiamo. Piazza Alimonda, volenti o nolenti e a prescindere da quali siano state le valutazioni su quei fatti, è diventata un luogo di memoria collettiva e in qualche modo noi a questo dobbiamo rispondere.

Per dare testimonianza di questo vorrei leggere il biglietto lasciato in piazza Alimonda da una ragazza di 16 anni che dice: "Caro diario, è domenica notte, dopo Genova, quasi un anno dopo. Abbiamo visto la nostra innocenza rotolare via dalle gradinate, dai viali alberati con i controviali, dai palazzi gentilizi terrazzati e via, via fino al grande accampamento di piazzale Kennedy e via, via fino agli scogli e poi inabissata nel mare tranquillo della storia. Ma il nostro nastro si riavvolge e resto con i miei scenari in Photoshop a guardare quel lungomare e penso che quel lungomare mi ha regalato tanta crudele tridimensionalità di cui pure avevo bisogno per cominciare a esistere. Prima vegetavo nel privato videogame che mi conteneva.

Adesso sono uscita dal videogame, incontenibile, e questa finalmente sarebbe la vita. Guardo Cristiano e tutti gli altri miei amici vicino a me, spaesati come me, senza sapere niente se non che ci siamo promessi di tornare in quel giardino dal quale ci hanno ingiustamente cacciati, Ulisse del terzo millennio, ma più generosi e che o ci torneremo tutti insieme o non ci tornerà nessuno".

Questa è la traccia di una delle migliaia di testimonianze lasciate in piazza Alimonda e se avrete voglia di leggere alcuni di questi messaggi sapientemente raccolti dall’Università di Genova troverete che in quei ricordi c’è pochissimo di ideologico e di rivoluzionario nel senso del termine a cui siamo abituati, ma c’è molta vita, molto colore, molta speranza e sono i colori, i sentimenti e le speranze di una generazione che con quei fatti si è misurata e con quei fatti purtroppo ha lasciato pezzi importanti e delusi di sé.

Ci tengo a ringraziare tutte le forze della maggioranza, perché abbiamo fatto un lavoro molto difficile e duro per arrivare a chiudere un testo che in qualche modo tenesse conto di tutte le nostre sensibilità. Grazie".

http://www.arciliguria.it/news.php#280