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Come sta il mondo?

Publie le mercoledì 14 aprile 2010 par Open-Publishing
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Come sta il mondo?
Viviana Vivarelli

Da molti anni siamo dominati dall’economia neoliberista. Essa fa dipendere l’economia come la politica, la pace come la guerra, il pubblico come il privato, dai signori del mercato, gli squali più potenti, i signori che hanno accentrato nelle loro società per azioni il capitale planetario, e che dominano le nostre coordinate mentali, il nostro sistema cognitivo, oltre che, naturalmente, le informazioni di cui lo alimentano, i desideri, le pulsioni, le aspettative. Si avvalgono di strutture molto potenti come La Banca Mondiale, l’Organizzazione mondiale del commercio, la Borsa, il Sistema finanziario, il Sistema bancario, la connivenza di Governi e partiti, le maggiori Chiese cristiane con i loro organismi (Ior, Opus dei, Legionari di Cristo ecc.), oltre che naturalmente società a carattere più occulto come la Massoneria internazionale, il gruppo Bilderberg e altri.
Lo scopo generale è quello di mercificare l’uomo e tutto quello che lo riguarda, affinché sia declassato da essere libero e consapevole e oggettivato come merce, comprato e venduto, in tutto quello che lo riguarda, dal suo DNA a ciò che nutre il suo corpo e la sua mente, a ciò di cui ha bisogno, come l’acqua, il lavoro, i diritti, i servizi…

La crisi economica prodotta da questo sistema gigantesco che attanaglia il mondo non lo ha menomato, non ha creato autocritica, non ha prodotto correttivi.
La macchina gigantesca dell’avidità umana che riduce tutto a mercato continua a correre all’impazzata divorando anche se stessa e conducendo a rovina il mondo.

E allora a che punto è questo mondo?

Una risposta ce la dà il prestigioso Worldwatch Institute "State of the World 2010", che esamina appunto quanto siamo divorati dal consumismo che bypassa tutti i gravissimi sintomi di degradazione ambientale, ecologica, climatica, economica, umana.. e quanto abbiamo potuto uscirne per un mondo più sostenibile, un rapporto a cui hanno lavorato una piantina di esperti.

Non si tratta solo di dare aridi indicatori economici, magari riferiti a un ambiguo e sospetto PIL, ma di valutare se il mondo è capace di produrre trasformazioni importanti nel modo di pensare, nel modo di fare economia, nel modo di reinventare la politica, nel nostro approccio umano all’educazione, alla conoscenza all’informazione, alla partecipazione, al di fuori degli schemi coatti indotti dal neoliberismo.

Il rapporto è in libreria, pubblicato da Edizioni Ambiente, e verrà presentato a Roma, presso il centro congressi della Facoltà di Scienze della Comunicazione della Sapienza, il prossimo 30 marzo alle 11, dal direttore Erik Assadourian, col presidente dell’Istat e il direttore editoriale di Edizioni Ambiente.

Gli esseri umani sono strutturati in sistemi culturali. Questi li plasmano e vincolano. Le norme, i simboli, i valori e le tradizioni culturali con cui un individuo cresce gli sembrano “naturali". Marx direbbe che sono sovrastrutture che dipendono da una struttura di base, che è indotta da chi ha interesse in essa.

Il nostro è un sistema consumistico, noi crediamo in buona fede che ciò faccia parte della natura dell’essere umano. Ma è solo un condizionamento culturale. E’ difficile chiedere a chi vive in culture consumiste di limitare i consumi è come chiedere di smettere di respirare. Eppure la maggior parte delle cose che facciamo o che vorremmo fare non sono naturali affatto, sono indotte: viaggiare in auto o in aereo, vivere in grandi case, usare l’aria condizionata ... ci sembrano necessità, ci sembrano progresso. Ma sono solo parti di un sistema artificiale di vita e di cultura.

Un modello va messo sotto critica quando non è sostenibile, non è prolungabile, quando porta il mondo al collasso, quando costa a chi ne fruisce molto più di quello che dà, quando aumenta una divisione del mondo tra pochi che detengono un potere enorme e la moltitudine che continua a perdere diritti e potere.

Quando un sistema, come il neoliberismo, è altamente pericoloso, porta il genere umano ad involuzione e conduce il pianeta al collasso, quel sistema va rigettato. Il sistema culturale complessivo deve cambiare.

Una delle molle del cambiamento sta nel rapporto uomo-pianeta, nella valutazione che il sistema consumistico incontrollato basato su un tale tipo di mercato e un tale tipo di finanza, sta uccidendo il mondo.

Che i sistemi ecologici della Terra siano stati profondamente lesi dal sistema economico e politico umano non c’è alcun dubbio.

La differenza ora dipenderà da quegli Stati che decideranno di tenerne conto e da quelle masse che decideranno di vivere uscendo dal circuito perverso del consumo e dell’avidità di potere, dell’uomo lupo all’altro uomo.

Cambiare il sistema di riferimento globale è oggi la sfida più importante per l’intera umanità.
Ci sono sulla Terra quasi 7 miliardi di persone. Allargare a tutti il sistema neoliberista occidentale, oltre che impossibile, sarebbe folle.

“Nel 2006, a livello globale, si sono spesi 30.500 miliardi di dollari in beni e servizi. Tale spesa comprendeva bisogni primari come cibo e alloggi, ma all’aumentare dei redditi disponibili corrispondeva un incremento delle spese in beni di consumo: da cibi più raffinati e abitazioni più grandi a televisori, automobili, computer e viaggi in aereo. Nel solo 2008, globalmente, si sono acquistati 68 milioni di veicoli, 85 milioni di frigoriferi, 297 milioni di computer e 1,2 miliardi di telefoni cellulari.

Negli ultimi 5 anni, i consumi sono aumentati vertiginosamente, salendo del 28% dai 23,9 mila miliardi di dollari spesi nel 1996 e di 6 volte dai 4,9 mila miliardi di dollari spesi nel 1960. Alcuni di questi incrementi sono dovuti all’aumento demografico, ma, tra il 1960 e il 2006, la popolazione globale è cresciuta solo di un fattore di 2,2, mentre la spesa pro capite in beni di consumo è quasi triplicata.

All’aumento dei consumi corrisponde una maggiore estrazione dal sottosuolo di combustibili fossili, minerali e metalli, più alberi tagliati e più terreni coltivati (spesso per alimentare il bestiame, per la crescita dei consumi di carne). Per es., tra il 1950 e il 2005, la produzione di metalli è sestuplicata, il consumo di petrolio è aumentato di 8 volte e quello di gas naturale di 14. Complessivamente, ora si estraggono 60 miliardi di t di risorse l’anno: circa il 50% in più rispetto a solo 30 anni fa.

Oggi, quotidianamente, un europeo medio usa 43 kg di risorse e un americano 88. A livello globale, ogni giorno l’umanità preleva dalla Terra risorse con le quali si potrebbero costruire 112 Empire State Building.
Nel 2006, i 65 paesi con alti redditi dove domina maggiormente il consumismo erano responsabili del 78% della spesa in beni di consumo, ma costituivano solo il 16% della popolazione globale. Solo negli Stati Uniti, la spesa in beni di consumo è stata di 9,7 mila miliardi di dollari - circa 32.400 dollari pro capite - il 32% della spesa globale, per solo il 5% della popolazione mondiale. Il rapporto del Worldwatch sottolinea chiaramente che sono questi paesi che hanno urgentemente bisogno di rivedere i modelli di consumo, poiché il pianeta non ne può sostenere livelli così elevati.

Se tutti vivessero come gli statunitensi, la Terra potrebbe sostenere solo 1,4 miliardi di individui. A livelli di consumo leggermente inferiori, benché ancora elevati, il pianeta potrebbe supportarne 2,1 miliardi. Ma anche con redditi più bassi – come in Giordania e Thailandia - la Terra può sostenere meno persone dell’attuale popolazione.

Queste cifre mostrano una realtà che pochi desiderano affrontare: con gli attuali 6,8 miliardi di individui del pianeta, i moderni modelli di consumo, anche a livelli relativamente bassi, non sono sostenibili.

Un’analisi del 2009 dei modelli di consumo tra le classi socioeconomiche indiane lo ha dimostrato chiaramente. Oggi, in India, i beni di consumo sono ampiamente accessibili. Anche con livelli di reddito annuale di circa 2.500 dollari pro capite in parità di potere di acquisto (ppp), molti nuclei familiari possono permettersi l’illuminazione e un ventilatore. Via via che i redditi raggiungono circa 5.000 dollari annui ppp, possedere il televisore diventa la norma e così lo scaldacqua. Con 8.000 dollari ppp l’anno, gran parte possiede una vasta gamma di beni di consumo, dalle lavatrici e lettori DVD a elettrodomestici da cucina e computer. Con l’aumentare del reddito, diventano comuni l’aria condizionata e i viaggi in aereo.

Non sorprende che l’1% degli indiani più ricchi (10 milioni di individui), che guadagnano oltre 24.500 dollari ppp l’anno, siano oggi individualmente responsabili di oltre 5 t di emissioni di CO2 l’anno - che tuttavia è appena 1/5 delle emissioni pro capite statunitensi, ma il doppio del livello medio di 2,5 t pro capite necessario per mantenere l’aumento delle temperature sotto i 2 °C. Anche i 151 milioni di indiani che guadagnano più di 6.500 dollari ppp pro capite vivono sopra la soglia delle 2,5 tonnellate pro capite, mentre i 156 milioni di indiani che guadagnano 5.000 dollari la stanno raggiungendo, producendo 2,2 t pro capite.

Come evidenzia il Worldwatch Institute, anche con livelli di reddito che gran parte degli osservatori considererebbero di sussistenza - circa 5.000-6.000 dollari ppp pro capite l’anno - si consuma già a livelli insostenibili e oggi oltre un terzo della popolazione globale vive sopra questa soglia.

Per il pianeta Terra, lo stile di vita americano o anche europeo è semplicemente improponibile.

Nei prossimi 25 anni, per produrre energia sufficiente a soppiantare gran parte di quanto fornito dai combustibili fossili, si dovrebbero costruire 200 mq di pannelli solari fotovoltaici e 100 mq di solare termico al secondo, più 24 turbine eoliche da 3 megawatt all’ora nonstop, per i prossimi 25 anni”.

ripreso su http://masadaweb.org

Messaggi

  • Brava Viviana : un’analisi perfetta ed esaustiva !!

    Ma ora che facciamo ?? Proviamo a fare una rivoluzione ??

    Tu hai centrato alla perfezione i problemi, ma purtroppo né Te, né io, né altri abbiamo soluzioni per questi problemi e ci contentiamo di credere ( o ci illudiamo) che con la forza delle idee e del pensiero si possa riuscire a cambiare il mondo !!

    Certo con la forza delle idee e del pensiero si possono gettare le basi di questo cambiamento, ma tra questo e riuscire ad attuarlo ce ne corre !!

    Per superare il capitalismo e la sua perversa economia occorrerano, come sosteneva l’ultimo Marcuse, alcuni secoli ed il "sol dell’avvenir" lo vedranno purtroppo sorgere soltanto i nostri pronipoti !!

    MaxVinella