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Compagni d’Europa: nasce il Partito della sinistra alternativa europea
Publie le domenica 9 maggio 2004 par Open-PublishingDazibao Partito della Rifondazione Comunista Parigi
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La sfida continentale a guerra e liberismo riparte dal congresso di Roma
di Daniele Zaccaria
Quando Pietro Ingrao varca la soglia dell’aula congressi della Domus pacis, viene accolto da un vibrante applauso, come un’impertubabile divinità terrena il "grande vecchio" della sinistra italiana attraversa la sala raccogliendo il tributo dei propri appassionati eredi. Per interminabili minuti le mani battono le une contro le altre, anche quelle dei delegati stranieri, molti dei quali probabilmente ignorano la sua straordinaria biografia politica. Una biografia che coincide con la storia tragica e grandiosa del Novecento, ma che non si conclude con la fine anagrafica del secolo.
Non si tratta di un retorico passaggio di testimone, di una suggestiva staffetta politica tra generazioni lontane, la presenza di un personaggio come Ingrao al battesimo del partito della sinistra alternativa europea, vuole significare esplicitamente la continuità tra quel ciclo di lotte e le sfide che attendono le moderne sinistre continentali. Vuole significare che «siamo quelli di prima, ma siamo anche nuovi», per impiegare una riuscita espressione del subcomandante Marcos, simbolo della rivolta dei contadini del Chiapas.
Trecento rappresentanti di quattordici partiti europei, comunisti e non, una fitta scaletta d’interventi, decine di giornalisti e operatori televisivi, l’atto fondativo della nuova creatura politica è una curiosa sintesi tra un ordinario congresso di partito e un social forum, ci sono le commissioni tematiche, lo statuto da approvare, il manifesto programmatico, ma ci sono anche artisti, intellettuali e i valorosi interpreti che devono districarsi dall’inglese al francese, dal tedesco allo spagnolo, passando per il greco, l’ungherese, l’estone.
La medesima Babele di linguaggi che ha caratterizzato il movimento no-global e pacifista da Seattle a Bombay. Anche il quadro antropologico esprime questo sincretismo tra una classe politica tradizionale e i giovani militanti "altermondialisti". Non a caso, poco prima del saluto ai delegati del responsabile Esteri del Prc Gennaro Migliore, sullo schermo che sovrasta il palco degli oratori è stato proiettato un filmato che ripercorre le tappe principali che hanno segnato la progressione dei movimenti nell’ultimo quinquennio e della nuova classe operaia precarizzata dalla deregulation, ci sono le immagini di Genova e Porto Alegre, ma anche quelle delle rivolte operaie della Fiat di Termini Imerese e Melfi, anelli della stessa catena politica.
Natura, ragioni e obbiettivi dell’ambizioso progetto politico sono riassunti nell’intervento del segretario di Rifondazione Fausto Bertinotti, il quale pone solo tre discriminanti programmatiche per aderire al partito europeo: il rifiuto della guerra, l’opposizione alle politiche neoliberiste, e la lotta per la democrazia partecipata. «Vorremmo un mondo in cui buongiorno vuol dire buongiorno», afferma Bertinotti citando il grande Cesare Zavattini di Miracolo a Milano. La strada da percorrere è senz’altro impervia, il tragitto appena accennato, la portata delle sfide addirittura immane. Dalla guerra permanente e preventiva di Bush alla compressione dei diritti esercitata dalle oligarchie liberiste, il mondo globalizzato è diventato un unico campo di battaglia e sperimentazione delle strategie di dominio, per questo rimanere all’interno delle anguste cornici nazionali, coltivando la propria esclusiva e gelosa identità ideologica, costituirebbe una confessione di impotenza. La sinistra alternativa europea è comunista, ambientalista, femminista, lo spettro della sua natura si definisce nella prassi concreta del conflitto.
«Essere una forza protagonista dell’Europa del futuro, non una forza di nicchia, non un forza marginale custode di una ortodossia impotente, ma un nuovo soggetto politico capace di lavorare alla trasformazione della società capitalista, con la scelta del dialogo con i movimenti, con lo sviluppo delle culture della pace e della nonviolenza, per passare dalle politiche dell’alternanza a quelle dell’alternativa», continua Bertinotti. In tal senso ripudiare l’ortodossia significa soprattutto ripudiare lo stalinismo, «per dare forza a una nuova idea di comunismo». Anche se la dichiarata rottura con la tradizione stalinista ha suscitato la protesta del Partito comunista di Boemia e Moravia, il quale aveva chiesto di emendare questo passaggio nel testo dello statuto, e alla fine non ha partecipato al voto per l’appello finale, abbandonando il congresso, nessuno degli altri partecipanti tornerà indietro per arrocarsi in una dorata quanto sterile torre d’avorio, nessuno può sostenere l’utilità di una testimonianza solitaria di fronte all’opportunità storica di intrecciare esperienze e conoscenze, prassi e teoria con gli altri compagni di viaggio. Certo, anche all’interno dello stesso Prc c’è chi reagisce con scetticismo alla fondazione del Partito europeo, alcuni difendendo la nobiltà della tradizione comunista, altri come Gigi Malabarba, (che ha comunque aderito alla nuova formazione politica), criticando l’eccessiva «subalternità» del nuovo partito al riformismo europeo: «Voglio continuare a dar battaglia perché il patito si apra alla sinistra capitalista», spiega Malabarba dal palco, spiegando che la sua posizione non è affatto «nostalgica».
In sala anche il direttore di Liberazione Sandro Curzi, che ha mostrato agli astanti la nostra prima pagina domenicale, salutando il congresso con un breve intervento: «Questo mondo fa schifo, è nostro dovere cambiarlo. La questione del salario, come dimostrano le lotte di Melfi, deve tornare d’attualità, da Cracovia a Parigi gli operai europei hanno il diritto di percepire lo stesso stipendio»
Tanti applausi anche per Marie George Buffet, la coraggiosa segretaria dei comunisti francesi, tra le più accese partigiane della sfida europea, nonostante le resistenze e le reticenze di diversi settori del suo partito che hanno chiesto un referendum per ratificare l’adesione: «Lavoreremo a questo progetto con convinzione perché siamo convinti di poter costruire l’altra Europa». Convinzione condivisa dal presidente della Pds tedesca Lothar Biski per il quale «uniti saremo tutti più forti, conteremo di più nello scenario continentale». Il viaggio della sinistra alternativa europea è appena cominciato e, come recita la locandina poliglotta del congresso romano, ce n’est qu’un début, non è che l’inizio.
http://www.liberazione.it/giornale/040509/LB12D6B7.asp
Appello per il Partito della Sinistra Europea (clicca
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09.05.2004
Collettivo Bellaciao