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Corrieri, i nuovi schiavi metropolitani: in “regola” per cinque euro l’ora
par info
Publie le sabato 22 ottobre 2011 par info - Open-Publishing1 commento
Ieri circa 50 ispettori del lavoro sono andati nelle sedi romane di Sda, azienda che effettua consegne per conto di Poste Italiane per verificare la fondatezza delle accuse di inadempimenti contrattuali : solo un terzo della busta paga rientrerebbe nella retribuzione ordinaria, il resto sarebbero "premi" o "trasferte in italia"
Cinque euro all’ora per girare come trottole nel traffico a consegnare pacchi e buste, per 10 ore al giorno filate, senza pause, mangiando un panino sul sedile del furgone. Cinque euro, quasi quanto davano alle fasoniste di Barletta per lavorare in una palazzina pericolante che è crollata seppellendole tutte. Con una differenza. Le ragazze pugliesi lavoravano completamente in nero, mentre gli sfruttati dei pacchi, un simulacro di inquadramento contrattuale ce l’hanno. Solo un simulacro, però, perché per tutto il resto sono trattati come lavoratori di serie C, alla stregua delle maglieriste barlettane, appunto.
Sono peruviani, ghanesi, tunisini, marocchini, ma anche numerosi italiani, ragazzi soprattutto. Chi abita nelle grandi città li vede tutti i giorni a trafficare intorno ai furgoni con le scritte delle aziende per cui effettuano le consegne: Sda, Bartolini, Dhl, Tnt, Ups. Aziende affermate che, però, da un po’ più a un po’ meno, non ci vanno con la mano leggera. Da un punto di vista formale sono tutte estranee allo sfruttamento, nel senso che il servizio lo appaltano a terzi e sono questi che hanno un rapporto contrattuale diretto con i lavoratori. Ma la sostanza è diversa e le grandi società c’entrano, eccome.
A leggere le buste paga dei nuovi schiavi metropolitani, i nomi delle grandi società di spedizione in effetti non compaiono. Al loro posto si trovano mille sigle di cooperative o piccole aziende di «padroncini»; solo le fornitrici Sda, per esempio, sono 300 in tutta Italia con circa 4 mila furgoni. Le buste paga hanno un elemento ricorrente: la retribuzione ordinaria in senso stretto è in genere appena un terzo del totale. Il resto sono «premi» e diarie o «trasferte Italia». Se per esempio il compenso totale è 1.000 euro, la retribuzione è 340 circa, i premi 460, le trasferte un po’ più di 200.
il fatto quotidiano
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1. Corrieri, i nuovi schiavi metropolitani: in “regola” per cinque euro l’ora , 9 novembre 2011, 16:07, di Dylan
Buongiorno,sono un dipendente del gruppo,un pesce piccolo,a favore della mia azienda posso solo dire che il mercato ha portato a questo,nel senso che fra i vari gruppi espressi esiste una vera concorrenza spietata,a volta ci si ruba un cliente per aver fatto 20 cent in meno del concorrente per ogni busta spedita.Basti pensare che 15 anni fa’una ditta per spedire una busta pagava circa 14000lire,ora il prezzo si e’addirittura abbassato nonostante i costi (gasolio,affitti magazzini,luce,contratti dipendenti)si siano notevolmente alzati,da qualche parte queste ditte devono puo fare business visto che non sono enti onlus,a rimetterci sono spesso i corrieri o le cooperative di facchinaggio ma questo discorso vale per tutte le ditte di corriere site nel territorio italiano non di certo solo per una di loro
Cordiali saluti
Un dipendente affezionato alla propria ditta di lavoro