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DOMENICO FISICHELLA E LA RIFORMA DELLA COSTITUZIONE
Publie le venerdì 29 aprile 2005 par Open-Publishing
di Viviana Vivarelli
Uno dei programmi migliori di RAI 3 e’, alle 12,45, “Le Storie" di Corrado Augias, che riscuotono grande consenso di pubblico e presentano la rilettura dei piu’ importanti fatti di: cronaca, storia, arte e costume. Corrado Augias e’ un distinto e colto scrittore e giornalista, che, con grande stile e pacatezza, ci regala sempre una pagina di civilta’.
Oggi ha intervistato Domenico Fisichella (AN), vicepresidente della Camera, una delle persone piu’ dignitose e serie del nostro paese, distintissima persona, insigne giurista, docente da 45 anni di Dottrina dello Stato e di Scienza della politica alle Università di Firenze e di Roma “La Sapienza”, il senatore piu’ votato di Roma.
Presentava il suo ultimo libro ‘Denaro e democrazia’:
“L’equilibrio dei poteri garantisce la liberta’ di tutti. Oggi e’ messa in discussione la riforma della Costituzione, che ebbe i suoi precedenti nel tentativo di D’Alema di cambiare il titolo quinto negli ultimi giorni del suo governo. L’attuale riforma della Costituzione non e’ una buona cosa, perche’ abolisce il sistema di equilibri che e’ un meccanismo delicato, fondante per la liberta’ e per la democrazia. L’efficacia e la velocita’ delle decisioni possono anche essere perseguite meglio, pero’ sempre all’interno di un sistema di equilibri, senza di cui si lede il principo di uguaglianza dei cittadini. Nell’attuale riforma sono presenti dei rischi e oltre il sistema previsto fara’ sorgere infiniti conflitti tra regioni e regioni e tra regioni e governo. Se si voleva conseguire maggiore autonomia e decentramento, cio’ poteva essere fatto in altro modo. Qui il cappello ideologico e’ in contrasto con la storia e le esigenze del paese.”
Augias gli chiede se sia lecito per un ministro andare a giurare, come ha fatto Calderoli, portando una cravatta e una pochette verdi, simbolo del suo partito. Fisichella risponde che egli, in qualunque cerimonia pubblica, si e’ guardato bene dal portare simboli di partito, e al massimo si e’ fregiato del nastrino tricolore, onorificenza che gli e’ stata attribuita dallo stato per alti meriti culturali.
“Il bipartitismo - dice - ha un suo senso, ma occorrerebbe depurare i partiti delle incrostazioni ideologiche della prima repubblica. Il paese vive un declino, una condizione di disagio e difficolta’ molto seria, che nasce di lontano. Se gli altri governi non hanno fatto molto, nemmeno noi abbiamo fatto molto. Abbiamo un sistema economico nel quale stanno sparendo le grandi imprese, e le piccole imprese non sono nelle condizioni di poter incidere sul sistema per innovazioni e tecnologie. Puo’ essere che siamo geniali, ma anche la genialita’ deve accompagnarsi alla solidita’ finanziaria e alla attitudine all’impegno del lavoro e deve essere capace di progettarsi lontano. Tantio piu’ che il nostro sistema creditizio e’ fragile e non e’ mai stato competitivo con i grandi sistemi europei.”
Augias, allora, gli chiede come si possono mettere insieme la dichiarazione di Berlusconi secondo cui “la politica della banca europea e’ distruttiva di tutte le aziende” e la dichiarazione di Mario Monti, commissario europeo, per cui “Senza l’Europa l’italia avrebbe una inflazione piu’ alta e una competivita’ ancora piu’ bassa”. Fisichella risponde: “Il commissario Monti sottolinea con obiettivita’ che alcune delle difficolta’ che abbiamo avuto e che abbiamo dipendono dal fatto che non siamo stati in Europa come dovevamo. Abbiamo finito col sembrare antagonisti all’Europa per appoggiare Bush. Siamo alleati agli americani, va bene, ma il nostro contesto e’ l’Europa. Non dobbiamo crearci delle difficolta’ nell’Unione Europea. Cosi’ noi siamo l’anello debole delle grandi potenze europee. Ha ragione Monti.”
Una signora del pubblico chiede chi e’ che deve realizzare un controllo dei prezzi.
Fisichella: “L’Italia non e’ il paese piu’ povero d’Europa, si pensi alla repubblica ceca o alla Polonia, ma e’ l’anello debole delle potenze dominanti. C’e’ stato un aumento dei prezzi a cui non ha corrisposto un aumento dei salari. E l’Italia risulta ora un paese a basso livello di produttivita’ e di esportazioni. Ci sono delle ragioni che hanno a che vedere col tipo di produzione, altre con la capacita’ di lavoro.. sicuramente degli sforzi sono compiuto dalla Guardia di Finanza e dalla Polizia Annonaria ma questi problemi non si risolvono con la polizia.”
Gli chiedono in cosa consiste il promesso aiuto alle famiglie, ma Fisichella non lo sa: “Certo si puo’ intervenire con lo strumenti fiscale ma se si toglie da una parte avremo delle mancanze dall’altra. Ho sempre pensato- dice- che questo tipo di riduzione fiscale avrebbe avuto poca incidenza sulla crescita economica. I risultati, infatti, non sono stati nel senso della crescita delle famiglie. Attenzione c’e’ il pericolo che le banche, cioe’ l’economia, uccidano la politica, cioe’ l’interesse generale. Piu’ declina il ruolo della politica, piu’ declina la democrazia.”
(Il titolo quinto della Costituzione riguarda le regioni, le provincie e i comuni. A cinque di esse sono attribuiti poteri speciali. Si stabilisce quali sono le competenze degli enti locali. Parte degli articolo costituzionali sono rimasti leggi quadro, cioe’ non hanno goduto poi di leggi esecutive che le mettessero realmente in pratica. La riforma della Costituzione di Berlusconi pero’ non realizza solo la devoluzione, cioe’ il decentramento di alcune funzioni, ma prevede l’abolizione del sistema di equilibrio dei poteri, accentrandoli nel capo del governo.
Del recente colpo di stato sulla Costituzione che ha riscritto 58 articoli su 188 D’Alema dice:” Pensare, sulla base di rapporti di forza contingenti, di modificare la forma dello Stato, l’articolazione dei poteri e la sfera dei controlli, assecondando gli interessi di questo o quell’alleato resta, nella migliore delle ipotesi, un’operazione rozza, nella peggiore un attentato all’unità e alla coerenza di un assetto costituzionale che, per definizione, non si può disintegrare e successivamente ricomporre con la tecnica del puzzle. Sorte provvisoria, quest’ultima, della nostra Costituzione, passata al maglio del tribunale padano e offerta dal Premier come merce di scambio per una pax temporanea tra i suoi alleati litigiosi.
Il risultato è quello noto. Un abito d’Arlecchino dove le troppe toppe non riescono a nascondere la nudità del profilo. Un’architettura priva di senso e di senno destinata a incrinare quel poco o tanto di unita’ nazionale costruita nel tempo, a disarticolare il bene indisponibile di una formazione e di una sanita’ pubblica, universale e di qualita’, a ridefinire l’assetto statuale limitando fortemente, e colpevolmente, i poteri degli organi di garanzia a partire dalla Presidenza della Repubblica. L’elenco delle incongruenze, sino a qualche vero e proprio aborto costituzionale, sarebbe assai piu’ lungo.
Quella che resta e’ l’impressione di una giocata d’azzardo. Il tentativo disperato di una maggioranza in debito d’ossigeno verso il Paese, sconfitta in tutte le piu’ recenti prove elettorali e alla vigilia segnali in tal senso non mancano di un potenziale "rompete le righe". Una maggioranza che tenta, sulla pelle del Paese, di tenere unito un fronte disunito per vocazione, azzerando le ragioni di una crisi profonda e irreversibile.”
Storia: nell’aprile del 2000 alle regionali i DS ebbero solo il 17, 7%, una forte perdita sulle politiche di quattro anni prima (21, 1%). A seguito della sconfitta, D’Alema dette le dimissioni da presidente del consiglio.
L’8 marzo 2001 il Senato approvo’ la legge di riforma del Titolo quinto della seconda parte della Costituzione, dando maggiori poteri a comuni, province e regioni sia sul fronte legislativo sia su quello fiscale.
La riforma non fu subito operativa. Il centrodestra la boccio’, il centrosinistra chiese un referendum confermativo. Nel maggio 2001, alle elezioni politiche, vinceva berlusconi, i Ds ebbero il 16, 6%, il risultato peggiore della loro storia, il centrosinistra si attesto’ sul 35% dei voti. Dopo aver governato per 5 anni, la coalizione del centrosinistra tornava all’opposizione.
La riforma della Costituzione doveva essere ripresa, in forma profondamente alterata da Berlusconi, che, forte della sua superiorita’ numerica, l’ha fatto votare dalla sua maggioranza al Senato e si appresta a farla votare alla Camera.