Home > Dal congresso PRC Genova....

Dal congresso PRC Genova....

par ripreso da E.B.

Publie le domenica 20 novembre 2011 par ripreso da E.B. - Open-Publishing

Congresso PRC Genova. Veruggio: Il documento Ferrero/Grassi sembra ‘Io speriamo che me la cavo’

Si è svolto ieri il congresso di Rifondazione Comunista della Federazione di Genova. Il risultato finale dei congressi di circolo vede la mozione Ferrero e la proposta del ‘fronte democratico’ col PD ottenere la maggioranza assoluta per 5 voti. La sinistra interna dunque, rispetto all’ultimo congresso, passano dal 20% al 50%. Pubblichiamo l’intervento di Marco Veruggio, portavoce nazionale di ControCorrente e firmatario del documento dell’opposizione a Ferrero.

‘Come sapete sono abituato a dire chiaramente quello che penso e penso che quanto è avvenuto negli ultimi mesi confermi la bancarotta politica delle posizioni espresse nel documento Ferrero e di chi le ha scritte.

Ci avete proposto un fronte ‘democratico’ con chi ha votato i bombardamenti in Libia e chiesto a Maroni di mandare la polizia in Val di Susa e contro Berlusconi e oggi quegli stessi sono alleati di governo proprio con Berlusconi. Ci avete dipinto le elezioni amministrative di giugno come la prova che un vento nuovo stava soffiando e qualche giorno fa Giuliano Pisapia ha dichiarato al Corriere della Sera che ‘Monti è la soluzione migliore per l’Italia’. Ci avete riproposto la Federazione della Sinistra e oggi ci ritroviamo con Diliberto che definisce il governo Monti come un governo ‘di discontinuità’ e ci spiega che i suoi ministri sono dei galantuomini. Qualche giorno fa avete convocato la Direzione Nazionale del partito. Avreste avuto l’occasione di fare quello che un gruppo dirigente avrebbe il dovere di fare in queste occasioni e cioè dire: ‘Cari compagni, ci siamo sbagliati’. Invece avete partorito un documento in cui si dice che la proposta del fronte democratico rimane in campo fino a ‘un minuto prima della fiducia al governo Monti’, il che significa che un minuto dopo la fine di quel governo la stessa proposta ritorna in campo. E poi ci dite che è necessario riconquistare una presenza nelle istituzioni. E come pensate di farlo? Facendo opposizione per 6 mesi o un anno a un Governo PD-PDL che taglierà le pensioni, cancellerà i contratti nazionali, privatizzerà tutto quello che è possibile privatizzare e il giorno dopo la fine di quel governo dicendo che dobbiamo allearci col PD perché bisogna ‘salvare la democrazia e battere le destre’? E magari nel frattempo alleandovi qui a Genova con un PD che metterà in atto quei tagli che loro stessi avranno votato in Parlamento? Se questa è la vostra linea politica , cari compagni, potreste tranquillamente rititolare il vostro documento ‘Io speriamo che me la cavo’.

Ecco perché tutto questo nervosismo nel gruppo dirigente. E’ vero – lo diceva una compagna prima di me – che nella commissione nazionale per il congresso ci è stato contestato il fatto che ‘critichiamo il documento Ferrero invece di illustrare il nostro’. E addirittura è stato giudicato scorretto che in alcuni congressi io abbia mostrato ai compagni lo spezzone di un’intervista in cui Ferrero dichiarava: ‘Sosterremo un futuro governo di centrosinistra anche se farà cose che non condividiamo’. Pensate un po’! In un partito in cui a ogni riunione sentiamo ripetersi il mantra che la colpa è dei media, che i giornali non ci danno spazio, che le televisioni non intervistano Ferrero, per una volta che una televisione fa un’intervista a Ferrero proprio voi volete impedirci di mostrare ai compagni quello che ha detto. Siete proprio un gruppo dirigente bizzarro.

Ciò che trovo più grave è che in questa discussione si disarma ideologicamente il nostro partito, dilapidando una capacità di analizzare gli avvenimenti che rappresenta un patrimonio accumulato nella storia del movimento operaio. Sento dire che la differenza tra noi e Ferrero sarebbe limitata, che la questione delle alleanze col centrosinistra sarebbe semplicemente ‘un fatto tattico’. Vorrei ricordarvi che su questo semplice ‘fatto tattico’ 90 anni fa venne fondato il Partito Comunista Italiano e la rottura coi socialisti riguardò proprio l’atteggiamento da tenere nei confronti dei partiti che rappresentavano gli interessi della borghesia. E’ su questo che i comunisti decisero di separarsi dai socialisti e io penso che abbiano fatto bene, anche se onestamente non credo che Turati avrebbe mai scritto a Giolitti ‘Caro Giovanni, spiegami come posso esserti utile dall’esterno’. Sento dire che il nostro atteggiamento nei confronti del PD sarebbe pregiudiziale, che tra sei mesi – chissà – l’orientamento di questo partito potrebbe essere cambiato. E’ l’idea che la politica è come la Borsa, dove tutto può accadere. Al contrario il problema vero sono gli interessi materiali che il PD e i partiti del centrosinistra rappresentano e dovremmo sapere che la natura sociale di un partito non cambia in sei mesi e soprattutto non cambia in base a quello che un dirigente dichiara in un’intervista o al fatto che alle primarie venga eletto questo o quel candidato. Queste nostre piccole differenza tattiche – come le definite voi – producono delle non piccole conseguenze concrete. Ho sentito molti delegati intervenire dicendo che dobbiamo essere più presenti nei posti di lavoro. Bene, in questa sala abbiamo un nostro delegato, un dipendente AMT, che a novembre, quando è stato firmato un accordo che prevedeva 400 lavoratori in cassa integrazione il taglio di 3,5 milioni di chilometri di corse, ha organizzato assemblee con centinaia di colleghi e con loro ha ottenuto il ritiro di quel piano. Pochi mesi dopo ne è stato firmato un altro, che noi consideriamo negativo, ma in cui, in ogni caso, ci sono soltanto 120 lavoratori in cassa e il taglio alle linee è stato ridotto a 1,5 milioni di chilometri. In questa sala c’è anche un delegato della mozione Ferrero che a novembre andava in quelle assemblee a nome del sindacato a spiegare ai lavoratori che dicendo sì a quell’accordo facevano un affare. Prima qualcuno diceva che il nuovo gruppo dirigente della Federazione dovrà avere una strategia. Noi in questi anni in cui abbiamo diretto Rifondazione a Genova su questi temi abbiamo preso posizione in modo netto. Voi da che parte starete?

E’ questa la differenza tra le nostre e le vostre posizioni. Lo spartiacque è la questione dell’autonomia di classe e cioè che se vuoi rappresentare gli interessi dei lavoratori e dei ceti popolari non puoi allearti coi partiti che rappresentano gli interessi degli industriali e delle banche. Ed è su questo che si costruisce un bilancio del congresso qui a Genova, dove, rispetto all’ultimo congresso, le posizioni dell’autonomia di classe passano dal 20% al 50%. Dunque, lo dico alla compagna Fantozzi della segreteria nazionale, se pensavate che queste posizioni fossero derubricate in una grande federazione come Genova, dove tra sei mesi si tengono le elezioni amministrative, avete fatto male i vostri calcoli. Quelle posizioni ci sono ancora e continueranno a esserci e a manifestarsi, perché c’è bisogno di un’opposizione da sinistra al governo Monti, ma anche alle amministrazioni di centrosinistra che ieri applicavano i tagli di centrodestra e domani applicheranno quelli di unità nazionale. Ma la condizione per poter fare opposizione da sinistra a queste politiche non bisogna aver paura che Bersani ti dica ‘Se alzate troppo la voce, al prossimo giro siete fuori dai giochi’. Una paura che – a giudicare da alcune dichiarazioni di questi giorni – mi sembra aleggiare nel gruppo dirigente di questo partito’. Noi, lo diceva prima un compagno, non ci ritiriamo sull’Aventino. Rimaniamo qui, per garantire che questa opposizione venga fatta’.

‘.