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Dal latte Parmalat ai centri commerciali i mille affari dell’imprenditore boss
par ROBERTO SAVIANO
Publie le venerdì 9 dicembre 2011 par ROBERTO SAVIANO - Open-Publishing1 commento
Complicità nelle banche e business miliardari: quella di Michele Zagaria, il leader dei casalesi arrestato ieri, è una storia simbolo per il governo. Lo scrittore: "È arrivata l’ora di cominciare a colpire i tesori delle organizzazioni criminali. Nei confronti delle mafie finora è stata attuata unicamente una strategia di repressione"
VORREI che questa storia fosse letta dal premier Mario Monti, dal ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera e dal ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri. So che la loro sensibilità non rimarrebbe muta se approfondissero questi temi.
La storia che racconto è stata scritta dalla procura antimafia. Dai pubblici ministeri Federico Cafiero De Raho, Antonello Ardituro, Catello Maresca, Raffaello Falcone, Franco Roberti e Raffaele Cantone. Dalla polizia, dai carabinieri, dalla Guardia di finanza. E soprattutto è una storia che riguarda non la mia sfortunata terra, non semplicemente Casal di Principe, il comune più sciolto nella storia d’Italia, ma riguarda l’intero paese e l’economia di questo paese.
Ora Gomorra non ha più la testa
di ATTILIO BOLZONI
Michele Zagaria era un imprenditore, è un imprenditore. È un imprenditore camorrista, non un camorrista imprenditore. Sembra uno scioglilingua, ma non lo è. Non è un camorrista che ha fatto soldi e quindi si è messo a fare impresa con denaro sporco. Al contrario è un casalese e precisamente di Casapesenna - un piccolo paese vicino a Casal di Principe e San Cipriano d’Aversa, i tre paesi dell’Agro Aversano con i maggiori problemi - partito come costruttore, come imprenditore, e ha sempre continuato a comportarsi da imprenditore.
Michele Zagaria è stato una pedina fondamentale, ad esempio, nella storia della Parmalat. Quando la Parmalat decide di fornire dati sulle vendite in grado di poter giustificare quotazioni elevate in borsa, ha bisogno di vendite sicure, e queste vendite gliele garantisce Michele Zagaria. Come? Semplice: decidono di pagare un estorsione settimanale al boss che in cambio impone a tutti i supermercati, a tutti i dettaglianti, a tutto il mondo distributivo e commerciale di acquistare latte Parmalat.
E lo fa attraverso una strategia semplice, da imprenditore, non solo con le pistole puntate. Va dai grandi distributori di latte e gli propone di distribuire i prodotti Parmalat a una percentuale di sconto elevata. Accade, naturalmente, che tutti siano soddisfatti perché il garante di questo sconto si fa Michele Zagaria con Pamalat stesso. Cioè lui decide di imporre ovunque Parmalat a un dato prezzo che deve necessariamente andare bene anche alla Parmalat. A questo punto tutti i concorrenti di Parmalat non riescono a reggere quelle percentuali di sconto, e quando uno solo ci riesce, Foreste Molisane, gli uomini di Zafaria gli bruciano i camion per il trasporto.
Michele Zagaria è stato imperatore del cemento in Emilia Romagna; sono note le società riconducibili a suo fratello Pasquale Zagaria, detto Bin Laden. E quelle imprese avevano nomi altisonanti (Ducato, Stendhal Costruzioni) e costruirono addirittura un edificio nell’ex area Mondadori, nel cuore di Milano, in via Santa Lucia 3.
Michele Zagaria è un uomo che mette le mani nei più importanti centri commerciali d’Italia. Al centro commerciale Campania, un colosso dello shopping alle porte di Napoli, lui applica una doppia strategia.
Da un lato chiede la singola estorsione alle imprese che non fanno parte del suo cartello; dall’altro partecipa con le sue aziende alla vittoria dell’appalto e chiede quindi dei negozi da poter gestire. Quindi estorsione e costruzione.
Ho raccontato questa breve storia perché desidero chiedere a questo governo di avere uno sguardo diverso sui tesori delle mafie. Il precedente ha attuato unicamente una strategia di repressione, ma ora la logica deve necessariamente cambiare. Il nuovo esecutivo può fare molto.
L’inchiesta svelata due giorni fa e che coinvolge anche l’onorevole Cosentino, spiega nel dettaglio come funziona il sistema finanziario che il clan dei casalesi utilizza per garantirsi i crediti. Accade che un’impresa, in questo caso la "Vian srl" del boss Nicola Di Caterino, impegnata nella costruzione del centro commerciale fantasma "Il Principe" a Casal di Principe, non abbia i requisiti per ottenere un finanziamento dall’Unicredit, eppure il responsabile della gestione crediti per il Sud Italia, Alfredo Protino, e il direttore della filiale Unicredit di Roma Tiburtina, Cristofaro Zara, decidono di accordarlo ugualmente.
Questo è un modo per riciclare denaro, perché Di Caterino, che avrebbe dovuto costruire un importante centro commerciale con soldi sporchi, avrebbe giustificato quel denaro come proveniente da Unicredit. Sono decenni che le banche collaborano al riciclaggio del denaro sporco delle mafie. Le banche, non tutte per fortuna, e spesso attraverso dirigenti infedeli, finanziano le imprese legate alle mafie.
Chiedo a questo governo di mostrarsi risoluto nell’aggredire i patrimoni criminali che costituiscono miliardi di euro accumulati illegalmente. Chiedo a questo governo di esortare le banche che hanno avuto dirigenti infedeli di poter riparare non soltanto collaborando con l’antimafia, ma investendo al Sud e dando credito all’imprenditoria sana, la stessa che è stata spesso accantonata preferendo sostenere le imprese protette dai capitali mafiosi. C’è molto da fare, moltissimo, e non bisogna credere che siano altre le priorità, perché l’enorme tesoro saccheggiato dai clan può tornare alla società civile. Deve.
http://www.repubblica.it/cronaca/2011/12/08/news/zagaria_saviano-26266051/
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1. Dal latte Parmalat ai centri commerciali i mille affari dell’imprenditore boss, 12 dicembre 2011, 15:06, di OK MORANDO SERGIO Crocefieschi Genova Malpotremo Lesegno Italia Argentina
{{}}Parmalat..E le cooperative società sportive..di compartecipazione ..negli affari parmalat dove le sistemate..sono state appositivamente scordate..eppure i fallimenti coatti amminastrivi di queste società sono risapute..e pure riaprono sotto altri nomi societari di cooperative o di società sportive..pure nelle stesse identiche città..e hanno gestito PISCINE PUBBLICHE COMUNALI etc. GESTIONI di strutture PUBBLICHE NON PRIVATE ! Caso emblematico le piscine Comunali di Saluzzo (Prov.di Cuneo) dove però le cose si SAPEVANO già prima..inquanto il Comune di Mondovì ha inviato PRIMA a molti Comuni Italiani con piscine Comunali..tante molte RACCOMANDATE..compreso il Comune di Saluzzo pertantoil Municipio di Saluzzo sa e sapeva ed i plichi faldoni e raccomandate sono sempre li in Comune di Mondovì basterebbe leggersi il tutto..per capire...fatti che a Saluzzo sono in ramificazione e tanto è andato sulle cronache LOCALI..fino a finire..nella MASSONERIA..da La Stampa edizione di Cuneo del 13-11-2007 e su il mensile La Strada di novembre 2007 la Polizia Saluzzese scopre al sequestro delle Piscine Comunali di Via Aldo Moro 11 Saluzzo...scova INDUMENTI E SIMBOLOGIA di FRATELLI DI LOGGIA MASSONICA..e via ampi articoli e fotografie "purtroppo" apparsi in edizioni LOCALI pertanto i tanti avvenimenti piscine Saluzzesi rimasti sconosciuti al pubblico..e PISCINE COMUNALI bisogna ricordarlo sono COMUNALI di NOI tutti pagate con le nostre tasse ! E le risposte pertanto dovranno essere PUBBLICAMENTE DATE ! E I NOMI DEI COINVOLTI in questo fare ..svelati certo la il latte.. a volte può apparire lindo..nutriente..finanziatore sportivo..CENTRO...di qui CENTRO di la..il latte al CENTRO seguiva..in tante CITTà Italiane...e a volte....dal latte in polvere creava in " liquidi latte "non più in polvere anche dove sono famosi per il cioccolato nei Caraibi e Sud America..
Morando