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Dietro il passamontagna del 15 ottobre
par Lanfranco Caminiti
Publie le sabato 22 ottobre 2011 par Lanfranco Caminiti - Open-Publishing13 commenti
Incolti, brutali, rozzi, prezzolati, criminali, teppisti, dementi,
sfascisti, populisti, nemici. Neri. Eccolo, nei commenti sui quotidiani,
l’identikit degli “incappucciati” di piazza san Giovanni.
Un unanime coro di condanna, di politici, di opinionisti – un arco che
raccoglie la destra e la sinistra e i più radicali delle sinistre – che
manda al rogo quei maledetti violenti.
Una trasversalità di opinioni che lascia sgomenti. Accade solo con le
catastrofi, con i terremoti, l’unanime cordoglio. E i tumulti
appartengono alla politica, non alla natura del mondo. Tutti hanno
“espressioni di ferma condanna”, plaudono alla polizia, invocano azioni
repressive – individuateli, toglieteceli dai coglioni.
Tutto il vocabolario dei comunisti d’antan – i Pajetta, i Pecchioli, i
Berlinguer – avete tirato fuori. Untorelli, squadristi, chiamavano gli
altri incappucciati, quelli del Settantasette, senza capirci un cazzo. E
sono storie che non c’entrano quasi nulla, l’una con l’altra. Quelli,
però, avevano stoffa e storia, oltre che il pelo lungo così sullo
stomaco, voi chi cazzo credete di essere, pensate che basti il pelo?
Loro poi andavano da Cossiga con le liste di proscrizione, indicando chi
andava arrestato: lo farete anche voi? Andrete anche voi da Maroni?
Farete come promise Cameron dopo il riot di Londra, li prenderemo a uno
a uno nelle loro case? Avete già le vostre liste?
Chiedete consulenza a Carlo Bonini della Repubblica: lui conosce bene
gli Acab, All cops are bastards, ci ha fatto un libro, dove racconta le
sofferenze dei poliziotti – ognuno ha le sue debolezze –, e ora disegna
le mappe dei violenti di piazza, i luoghi dove si annidano, dove andare
a scovarli. La chiama informazione, lui.
Non siate così melodrammatici – la madonnina sul selciato, oh la guerra
di spagna e i preti fucilati, oh i talebani e i Buddha sgretolati, e la
piazza di San Giovanni violata nella sua sacralità, ah il luogo delle
composte manifestazioni, ah le canzoni di luca barbarossa e fiorella
mannoia.
Non siate così mediocri nel giudicare.
Volete redigere e distribuire il manuale del bravo indignato? Dire come
deve essere la rabbia e indicare i comportamenti dell’accettabile
indignazione? Avete già pronta la guida della giovane marmotta
indignata, un’indignazione composta, educata, per bene, moderata? Che
aspettate a distribuirla?
Siete indignati con i black bloc, con gli incappucciati, i violenti,
ormai l’indignazione vi viene così, come niente. Siete indispettiti,
avevate già tutti i vostri bei discorsetti pronti, i vostri
editorialini, le vostre intervistine, e v’hanno messo un candelotto
dentro, ve li hanno bruciati come fosse un blindato.
O giovani incappucciati, meditate su quale disastro abbiate prodotto:
Eugenio Scalfari e Aldo Cazzullo vi hanno ritirato la loro simpatia. Ci
potevate pulire il culo già prima con la loro simpatia.
Un tumulto non è un pranzo di gala, un ordinato corteo, una partita
magari un po’ rude e maschia da commentare nei salotti di una tivvù. Non
è la simulazione dello scontro sociale. È una forma dello scontro
sociale. Il tumulto è un grumo nero di rabbia e distruzione. Non mette
fiori nei cannoni, non cerca consensi, non costruisce alleanze. Non è un
movimento politico.
Questi non occupano il teatro Valle e non ascoltano gli uomini di
cultura e i loro lamenti. Sono folli di rabbia, pazzi di distruzione.
Sono cronaca nera, forse è vero. Ma è nella cronaca nera che oggi si
legge quanta rabbia e quanta disperazione stia producendo la crisi in
chi era già ai margini, in chi è senza reti di protezione, in chi non sa
a che santo votarsi.
Ma è sulla cronaca nera, sulla rabbia e sulla disperazione, che
qualunque proposta politica di trasformazione, di riforme, deve misurare
la sua credibilità. Mohammed Bouazizi, il giovane ambulante tunisino che
si diede fuoco per protesta contro una multa dei vigili, era cronaca
nera, un episodio di disperazione e rabbia, prima che un movimento lo
trasformasse in un’onda politica inarrestabile.
La piaga di questo paese è diventato l’antiberlusconismo, spargere a
piene mani l’illusione che basti un’imboscata parlamentare, un complotto
trasversale, e buttare giù il governo e tutto – come d’incanto –
cambierebbe. Niente più debito pubblico, niente più disoccupazione,
niente più precariato, niente più tagli all’assistenza sanitaria:
invece, investimenti, occupazione, credito a strafottere, la Fiat che
marcia a pieno ritmo, e tutta la cassa integrazione che rientra.
Basterebbe mettere Visco all’economia, Vendola allo sviluppo, Di Pietro
alla giustizia, e ecco la quadra: la Bce ci darebbe tutto il credito di
cui abbiamo bisogno, i mercati – la speculazione! – capirebbero che
abbiamo un governo solido e stabile e ci ricompenserebbero; Sarkozy e la
Merkel ci penserebbero due volte prima di decidere tutto da soli il
futuro dell’Europa, e persino la Grecia e la Spagna si risolleverebbero,
vuoi mettere? C’è chi fa i calcoli di quanti punti si ridurrebbe lo
spread col Bund tedesco, e lo dà come cosa acquisita. Ma si può? Di che
favola andate parlando? Quale film vi state girando nella testa? State
lì, con l’acquolina alla bocca, pronti a governare senza uno straccio di
programma, senza un sentimento sociale che spinga al cambiamento,
litigiosi come i capponi di Renzo mentre si assaltano i forni del pane.
Questo è il “male assoluto”, non quattro vetrine infrante.
Vedete, la domanda vera non è come mai a Roma il 15 ottobre ci sia stato
l’inferno e nelle altre capitali del mondo tutto sia filato liscio – che
poi non è neppure vero, già dimenticate le giornate di Atene? già
dimenticato il riot di Londra? già dimenticato il 14 dicembre di Roma?
già dimenticate le giornate dello sgombero dei No Tav? –, ma come mai
non succeda tutti i giorni un casino simile.
Certo, se state tutti i giorni a pensare a Ruby e alla Minetti, a
Scilipoti e a Sardelli, a Montezemolo e a Napolitano, è difficile che vi
rendiate conto di quanta rabbia e disperazione stia producendo la crisi,
quanta devastazione nella vita quotidiana e nell’immaginare un qualunque
domani.
A che servono le vostre condanne? Convinceranno forse i black bloc – gli
uomini neri – a essere più duttili? Blinderete le manifestazioni
pacifiche facendole proteggere da cordoni di sicurezza pronti a menare
chiunque si discosti dalle vostre indicazioni, dal vostro manuale di
comportamento – fin qui si può essere rabbiosi, più in là, no, non sta
bene, ci alieniamo scalfari e cazzullo? Che un movimento faccia le
barricate e poi chiami la polizia per rimuoverle – come diceva Marx dei
tedeschi – è una cosa contro natura.
Che un movimento provi a costruire simpatia e consenso intorno ai suoi
temi è non solo legittimo ma auspicabile, che un movimento ponga
un’opzione di cambiamento radicale è non solo legittimo ma auspicabile.
Il tumulto non viene da Marte, non è un complotto organizzato da
minoranze di facinorosi. È nelle nostre attorcigliate viscere. È il buco
nero della politica, il collasso della materia. Ma è nel nostro universo.
È qui che si misura la sfida di una politica del cambiamento, nel
trasformare la rabbia in speranza, nel dare alla rabbia una speranza.
Messaggi
1. Dietro il passamontagna del 15 ottobre, 22 ottobre 2011, 17:51, di K.
Allo stesso articolo, su Indymedia Abruzzo, sono allegate una serie di foto, storiche e non, che vale la pena vedere, per riflettere ....
http://abruzzo.indymedia.org/article/9083
1. Dietro il passamontagna del 15 ottobre, 22 ottobre 2011, 18:35, di Mirko
Bell’articolo però restano le mie perplessità.
Il legame con le rivolte arabe cade proprio a pennello. Che fine hanno fatto quelle rivolte? L’Egitto è in pratica sotto una dittatura mlitare (militari che in pratica governano da sempre il paese). In Tunisia gira e rigira le cose non si sono mosse granchè.
Si parla di movimenti. Quanti? hanno tutti gli stessi fini? Sono d’accordo ci sono quelli (riferimento al Valle ad esempio) che ricercano solo un posto al sole (candidatura con Vendola). Ma per il resto il movimento è unico o comunque compatto?
Sui fatti di sabato scorso. Bruciare macchine (di lusso e non ma non è questo il punto) e vetrine di filiali di banche produce un cambiamento? E’ stato uno sfogo di rabbia, ok, ma poi qual’è lo sbocco? Personalmento credo che sia differente il caso della Val Susa (difesa di un territorio). Poi scusate atti violenti tesi a sfogare rabbia repressa non sono per forza rivoluzionari. E’ quello che fanno alche alcuni ultras.
Io credo che un movimento non compatto e senza direzione non porti a nulla. Io negli anni 70 non c’ero ma non mi sembra che i successivi anni 80 abbiano portato i frutti di quella lotta, anzi.
Non so chi ha ragione, mi pongo solo delle domande. Il mio scopo non è avere visibilità, portare alla luce i problemi di noi sfruttati (non solo giovani) ma è tentare di creare un mondo migliore, non più basato sullo sfruttamento del prossimo.
2. Dietro il passamontagna del 15 ottobre, 22 ottobre 2011, 18:53, di K.
"E’ la lotta che crea l’organizzazione, non il contrario"
Luciano Parlanti, operaio Fiat Mirafiori, 1969
http://www.conflittimetropolitani.org/component/flippingbook/book/10-numero-0005-l/3-ultimi-quattro-numeri.html?tmpl=component
3. Dietro il passamontagna del 15 ottobre, 22 ottobre 2011, 18:55, di K.
Nello specifico, poi, e per gli amanti dell’iconografia sovietica, si può citare anche Majakowskij :
"Non chiuderti, partito, nelle tue stanze, resta amico dei ragazzi di strada ..."
4. Dietro il passamontagna del 15 ottobre, 23 ottobre 2011, 00:14
Una risposta ad una critica ricevuta anche per aver pubblicato questo articolo di Caminiti
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In seguito alla pubblicazione sul nostro Lancio odierno di questo articolo di Caminiti e di un altro di K. - membro del nostro collettivo redazionale - leggibile a questo link :
http://roma.indymedia.org/articolo/37334/la-contraddizione-di-fondo-del-15-ottobre
abbiamo ricevuto una mail di Renato Rizzo, dirigente romano dell’Unione Inquilini nonchè militante del Prc, che pubblichiamo di seguito :
Renato wrote: quando ci sara’ anche degli articoli dalla parte dei 500.000 che non hanno potuto manifestare....i comunicati stampa(cobas,PRC,ACTIOn....) sara’ troppo tardi quanto piacciono i focherelli e le provocazioni.............kossiga insegna
Facciamo conoscere a tutti la nostra risposta a Renato Rizzo :
Non è questione di "fuocherelli" che non ci appartengono ...
Così come non ci appartengono Cobas, Prc, Action .... anche se questo non ci ha impedito di dare ampio spazio in passato a loro documenti ed iniziative … come pure a documenti ed iniziative della Unione Inquilini diretta da Renato Rizzo.
Tra l’altro troviamo davvero esilarante, soprattutto per quanto riguarda i Cobas
(eredi diretti del Volsci del 1977 ), che chi ieri prevaricava i cortei a suon di molotov ed anche di pistolettate ( Renato dovrebbe ricordare bene il 12 Marzo ed il 21 Aprile del 1977 !) oggi si possa ergere a censore integerrimo di qualche rauto e di qualche sassata .....
Ma, come dicevamo, non è questione di "fuocherelli" che non ci appartengono e non auspichiamo.
E’ che non si può essere al tempo stesso "antagonisti" e "legalitario/giustizialisti".
E soprattutto non si può essere contro Draghi e la Bce, per il non pagare il debito e contro le banche, e poi considerare imprescindibile una alleanza col PD che è oggettivamente il partito in Italia delle banche e della Bce ... in modo molto più “organico” di quanto lo siano i partiti del centrodestra ….
Come diceva l’articolo di K., alcune delle azioni ( non tutte) portate avanti sabato dal "blocco nero" sono senz’altro state demenziali, ma un merito enorme, pur forse senza rendersene conto, i "neri" ce l’hanno avuto.
Mostrare a chiare note queste insanabili contraddizioni.
Dalle quali non si può sfuggire ....
Saluti.
Il Collettivo Redazionale di InformationGuerrilla
“Cantavano De Andrè adesso vanno in ghingheri, cantavano Bob Dylan adesso vanno a calci agli zingari”
Assalti Frontali, “Avere vent’anni”, 2011
5. Dietro il passamontagna del 15 ottobre, 23 ottobre 2011, 12:39, di Mirko
Certo che non bisogna chiudersi nelle proprie stanze, perchè è la piazza il luogo della reale democrazia, non il salotto.
Allora io sono incazzato nero perchè la crisi mi colpisce pesntemente. Sono incazzato nero perchè il sistema è collassato, come era stato previsto, e le conseguenze le sto pagando materialmente. Potrei aggiungere altro.
Detto questo non credo che quei singoli atti di sabato siano serviti a qualche cosa. Anzi. Sono certamente il segno di una frustazione, di una rabbia ma la rabbia dve avere una direzione altrimenti diventa teppismo.
Parliamo poi di numeri. Per fare una rivoluzione ci vogliono le persone. Dalle mie parti, volendo essere estremamente ottimisti, il 20-25% delle persone sono in condizioni disastrose, eppure benchè leggermente incazzate, preferiscono chinarsi alla rassegnazione (tipicamente partenopea) e svendersi al miglior offerente.
Loro sabato non c’erano e probabilmente non ci saranno mai. Se non loro allora chi dovrebe esserci nelle piazze.
Lascio le considerazioni partitiche al margine in quanto tali sono. L’alleanza con il PD non è imprenscindibile per Rifondazione. L’obiettivo è quello di creare un polo di alternativa. Se voi state tra la gente però, e credo ci stiate, potete ben sapere che per la maggir parte delle persone di "sinistra" il PD è un partito di sinistra e i problemi derivano tutti o quasi da Berlusconi. Per me (semplice militante da pochissimo) bisogna far esplodere queste contraddizioni e mostrare la realtà al nostro popolo. Per far questo ci vuole una reale presenza fisica sul teritorio e una certa visibilità anche mediatica, almeno minima per poter far dire "esistono". Poi per me per far comprendere tali contraddizioni e per indicare una via nuova e diversa di un altro mondo possibile dovremmo unirci tutti, a prescindere dai fini a breve termine, per poter avere una presenza ed un organizzazione più capillare sul territorio. AL momento è estremamente difficile ma ci spero.
6. Dietro il passamontagna del 15 ottobre, 23 ottobre 2011, 13:36, di Mirko
GIusto per completezza. Col Pd e co. si tratterebbe solo di accordo di desistenza e non certo di governo. Credo che l’idea di partecipare ad un governo unitario non sia mai stata presa in considerazione.
2. Dietro il passamontagna del 15 ottobre, 26 ottobre 2011, 17:24, di buster brown
Voglia di menar le mani vero? La violenza come rivolta contro gli abusi è vecchia come il movimento operaio : i lavoratori della Fin Cantieri sono incazzati giustamente come delle bestie e chi si scandalizza se si spacca un po’ di roba e ci si mena con la Polizia? ci sta ,perdio l’incazzatura fa parte del DNA del movimento dei lavoratori.
A Roma mi pare vi fosse un buon numero di soggetti per cui menar le mani è un arte ed uno sfogo : se riesci a dare un peso rivoluzionario a questa voglia di violenza , e vvai sei bravo. Dimmi se avete ben individuato gli infiltrati, cioè fasci e pulè , che ci sono sempre.
Ah un poscritto : un signore che lavora meco ha avuto la Citroen bruciata , e gli mancavano un po’ di rate del leasing ; lui fa l’impiegato e mi dice che non ha fatto la polizza contro gli atti vandalici perchè a Roma ( e questo non lo sapevo ) il premio costa un fracco. Se ti dò l’e- mail gli mandi il tuo articolo? Io non me la sento diu spiegarglielo.
1. Dietro il passamontagna del 15 ottobre, 28 ottobre 2011, 14:28
Cazzate ...... la storia viaggia più in là del leasing ........
Come se a Pristina o a Beirut o anche in qualche piazza italiana dei settanta il problema fosse la macchinina col leasing .....
E adesso si sta molto peggio che nei settanta .....
2. Dietro il passamontagna del 15 ottobre, 28 ottobre 2011, 18:59, di buster brown
voglia di violenza bimbo? spacco tutto e son contento e mi realizzo. Spacco la macchina al mio vicino chi se ne fotte? Oh boys , non è che ve ne fregate del prossimo?
3. Dietro il passamontagna del 15 ottobre, 29 ottobre 2011, 19:13
E l’alternativa qual’è .... votare alle primarie, se le fanno, per Vendola ... e poi un bell’accordone col Pd ... e poi ancora di più di Berlusconi agli ordini della Bce ... e poi regolare voto parlamentare per le missioni internazionali ..... ?
No, certamente il problema non è sfasciare la macchina del vicino ..... ma nemmeno tutto quello che dicevo prima ....
Ci vuole dell’altro .... che è difficile comunque immaginare come non violento ....
K.
4. Dietro il passamontagna del 15 ottobre, 31 ottobre 2011, 11:15, di buster brown
e l’alternativa qual può essere ? La revolution? Ok ma allora bisogna vedere cosa fa l’esercito , perchè la rivoluzione non si fa con le doppiette , ma con i carri armati e gli aerei . Perchè se si usa la violenza è inutile sprecare energie : o le cose si fanno bene o non si fanno . E certo non si può pensare ad uno scontruccio di piazza : Libia docet, quando si fa la rivoluzione , che quella sì non è un pranzo di gala, non si spaccano le vetrine ma si spara e meglio armati si è , prima si finisce.
E così, cari miei , se si dice che non si vede l’alternativa ci si comporta di conseguenza ; altrimenti si vende fumo
5. Dietro il passamontagna del 15 ottobre, 31 ottobre 2011, 13:50, di K.
La rivoluzione si costruisce, mica nasce dal niente.
E ci sono ovviamente tappe intermedie, comprese le rivolte spontanee, i riots per dirlo in inglese, non necessariamente tese alla conquista del potere, nemmeno necessariamente politicizzate ...
Quante ne ha cavalcate il Pci tra il dopoguerra ed i settanta, quando ancora non era entrato completamente nella logica perbenista della collaborazione di classe ?
Senza per questo prendere direttamente le armi ?
E comunque, il potere economico, più ancora di quello politico, mai lascerà il potere sotto la pressione "non violenta" dei popoli ....
Può succedere in Islanda, che ha meno abitanti di Firenze, non certo in Italia.
Ed in ogni caso, un dato è certo ; un eventuale "Ulivo resuscitato" sarebbe oggi ancora più prono ai diktak della Bce, della Ue, del Fmi di quanto lo sia Berlusconi.
E’ questa l’alternativa ?
Al massimo, questa è l’alternanza all’interno del pensiero unico neoliberista.