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Disastro Golfo del Messico: la soluzione è italiana,ma gli Stati Uniti snobbano

Publie le venerdì 4 giugno 2010 par Open-Publishing
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La notizia la riporta il numero quotidiano de "Il Manifesto". Una molto probabile soluzione definitiva al disastro causato dall’indifferenza della British Petroleum passerebbe dalla tecnologia italiana. Più precisamente, da Bari.

L’azienda si chiama Fluidotecnica Sanseverino SRL, ha la sua sede nel capoluogo di regione pugliese ed ha sviluppato e brevettato con la collaborazione delle Università della Regione un complesso macchinario in grado di separare dall’acqua ogni sostanza estranea in essa presente, secondo il semplice principio fisico della densità (l’acqua ha densità 1, ben più leggera, ad esempio, degli olii). Il tutto senza utilizzare alcun additivo chimico, rivoluzionando il campo degli interventi di questo tipo: infatti i solventi utilizzati in acqua hanno un deciso e significativo impatto su flora e fauna marina.

Il macchinario si chiama OILSEP CC ECOLOGY ed è inoltre in grado di recuperare per un successivo riutilizzo sia l’acqua che, in questo caso, il petrolio contenuto in essa. Necessita di un solo tecnico qualificato per tutto quanto il ciclo di lavorazione ed ha un consumo energetico notevolmente contenuto: potrebbe infatti funzionare senza difficoltà alimentandosi con soli pannelli solari. La multinazionale BOSCH ha già testato il prodotto insieme ad altre grandi industrie che hanno deciso di dotarsi di tale impianto, tra cui la stessa BOSCH di Bari e la drammaticamente nota FIAT di Pomigliano d’Arco, verificandone il funzionamento sia teorico che, soprattutto, pratico. Sanseverino ha già aperto canali commerciali in tutto il mondo, principalmente nella Penisola Arabica ed in Nigeria (pensiamo ai boicottaggi quasi quotidiani ai vari impianti di trivellazione e raffineria in Africa), dimostrando ulteriormente le capacità di tale tecnologia. Lo scopo prefisso è ovviamente padronale e di profitto, ma non è questo il centro della discussione qui sviluppata...

Ormai diversi giorni fa il governatore pugliese Vendola si era rivolto all’ambasciata USA ed al Ministro Franco Frattini avanzando l’ipotesi di utilizzo di tale progetto, unitamente all’azienda, ma senza ricevere risposta dai diretti interessati. Si è quindi tentata la via di scrivere direttamente al sito appositamente creato dalla multinazionale petrolifera per raccogliere "suggerimenti" su come fermare il disastro: anche in questo caso, il silenzio ha imperversato.

Timida la reazione della Farnesina, che si è impegnata pochi giorni fa a "far conoscere l’intero progetto al governo degli Stati Uniti". Già, perchè è l’amministrazione Obama a coordinare gli interventi per l’emergenza; lo stesso Obama che ha contestualmente ammesso la "carenza tecnologica" del govern federale di fronte al peggior distastro ecologico della storia statunitense. Quanto meno stupita, dunque, la reazione sul fronte italiano: "Perchè non approffitare di una tecnologia sicura e testata?" è la domanda tanto frequente quanto banale. Ancora una volta, l’esecutivo nazionale della mano ferma contro i più deboli riesce appena a sussurrare davanti ai "migliori alleati" e multinazionali collegate. Basti ricordare, solo pochi mesi fa, gli sviluppi sulla vicenda ALCOA.

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