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Dopo il Caimano di Moretti,forse "l’Arrampicato" di D.Risi

Publie le martedì 23 agosto 2005 par Open-Publishing

Il regista del «Sorpasso»: l’idea è piaciuta a molti, ma poi mi dicono no «Il mio film su Berlusconi? Potrebbe produrlo solo lui» Dino Risi: soggetto su un piazzista che diventa imperatore

di Dino Risi

Non c’è solo Nanni Moretti col suo misterioso Caimano che parla e sparla del presidente del Consiglio. Anche Dino Risi, uno dei padri della commedia (a 89 anni è patriarca) ha scritto di recente un soggetto dal provvisorio titolo L’arrampicata in cui Berlusconi si riconosce lontano un miglio. E l’ha anche fatto leggere a qualche produttore. «Ridevano come matti: bello, divertente, bravo. Ma poi si facevano pensierosi: però, pensaci, come facciamo?». Risi la prende con filosofia. «Ci ho pensato, L’unico che potrebbe davvero produrre il film è proprio Berlusconi: è spiritoso e ama il cinema, come il calcio, tutto ciò che attira le masse. E’ che ora ha altro cui pensare ».

Quella che Risi potrebbe un giorno girare, chissà, è una storia grottesca, quasi tragica,ma divertente: «Non ho mai fatto film politici diretti, non ho mai frequentato ministri, non mi divertono. La politica non esiste, esiste solo la voglia di potere, non vede? Si insiste per un posto al sole, se vacilla sono guai. Tra loro si odiano tutti, si fanno carognate, si levano la sedia da sotto il sedere. Via, sarà serio? ». Oggi chi salva? «C’è un unico signore stimato e stimabile, ed è Ciampi». Se non si dichiara politicamente come fa a lavorare oggi in tv? «Non lavoro. Una volta portai un soggetto a un funzionario al primo piano, lui lo lesse, si complimentòmadisse che bisognava farlo leggere ai piani superiori. Il plico viaggiò piano per piano, poi li ridiscese tutti, tornò da noi. Bene, le faremo sapere, mi disse. Mai più sentito. Una storia surreale da Buzzati».

Come ieri ha pubblicato Le Monde, questo film è la storia di un tipo che va in giro per i paesi vendendo pentole da cucina con una zingara. Ha la parlantina sciolta, piace alle donne, è un italiano vero, di quelli che piacciono. «Un giorno a Riccione salva dalle acque un uomo che sta annegando e scopre che è il presidente della repubblica di San Marino. Il quale per riconoscenza lo porta con sé e gli fa fare carriera, un’ascesa da Bel Ami».

Quando il vecchio muore il nostro, che amoreggia con la vedova, prende il suo posto e si mette a fare cose bizzarre e addirittura minaccia interventi: «Apre le case chiuse ed anche i casinò, toglie il divieto di fumare, elimina le tasse, la sua repubblica è fondata sul gioco, sulla chiacchiera. A un certo punto sembra che si sia trovato il petrolio: ma è solo un getto di Coca Cola». Il finale? «Due cecchini mafiosi uccidono il nuovo presidente, ma è solo un sosia: quello vero è in fuga nei Mari del Sud dove diventa Imperatore. Divertente, vero? Il mio sogno è farlo uscire prima delle elezioni».

Un augurio, una paura, un esorcismo? «I politici si somigliano tutti: da Napoleone, su cui ho scritto una sceneggiatura sugli ultimi anni a Sant’Elena, a Berlusconi. Sono fatti tutti della stessa pasta». Risi nella sua carriera ha spesso descritto questo italiano che la prende facile, che fa le corna, come Gassman nel Sorpasso, un farfallone. «Certo, è il prototipo: lo vede Putin che fa le corna a un capo di stato?». Il pio democristiano che va in ritiro evangelico in un episodio dei Mostri chi era? «Il piccolo, Fanfani». E l’industriale mediatico che casca in piscina nel finale di Una vita difficile? «Quello era Rizzoli, anche se oggi sembra il Berlusca». Quindi anche lei qualche stoccata l’ha data? «Sì, ma senza voler cambiare il mondo o fare il regista impegnato a tutti i costi, senza mandare messaggi intestati. Io ho raccontato il paese con i miei toni grotteschi che a volte scivolano nel tragico».

«Questo soggetto forse non casca al momento giusto, ma spesso i politici sono macchiette irresistibili. Berlusconi ha pure un lato di simpatia, ma non è adatto a fare il presidente del Consiglio. Quando scese in campo nel cinema, anni fa, una sera con Confalonieri invitò noi cineasti a cena. Loro due suonarono al piano La vie en rose e prima di andarmene lasciai diecimila lire. Spero si sia divertito almeno quanto me».
Maurizio Porro

http://www.corriere.it/Primo_Piano/...