Home > E ORA, CHI PAGA ?
Euforiche le borse mentre scriviamo rimbalzano tutte in area positiva.
Il comportamento ricorda il paziente maniaco-depressivo, probabilmente non a caso.
Le borse stanno rimbalzando perchè ieri, nel cuore della notte e dopo 14 ore di riunione, l’Ecofin ha partorito le misure di salvataggio della zona euro.

Si tratta di poco più che una grida manzoniana.
Il programma di salvataggio vale 720 MLD EUR, praticamente un trilione di dollari.
Anche se...guardando nel dettaglio la decisione dell’Ecofin, ci ricorda improvvisamente di qualcosa di già visto su due fronti: da una parte, ricorda molto da vicino il TARP di Hank Paulson, ex Goldman Sachs, all’indomani del crollo di Lehman Brothers. Dall’altra, ci ricorda il salvataggio in extremis delle sponde greche fatto dall’Unione Europea.
Si tratta in pratica dell’impegno da parte degli stati a sborsare 440 MLD EUR, più 220 MLD EUR da parte del FMI, più qualcosina dalla Commissione Europea. Più, l’impegno della BCE ad acquistare titoli di stato dei paesi in difficoltà.
Tre cose:
1) Gli accordi sono da definire, come per la Grecia, su base bilaterale.
Vale a dire che, se il Portogallo affonda, ci saranno Italia e Germania e Francia etc che presteranno soldi al Portogallo. Non c’e’ una istituzione o un fondo unico che si occupa dell’erogazione degli aiuti.
Fortunatamente non ci sarà, dunque, un altro capobastone con un enorme potere che esercita con i soldi dei cittadini europei.
Questo, per contro, è foriero di una generalizzata lentezza di erogazione dei salvataggi in caso di necessità (mettete daccordo 8 stati, se ci riuscite). Se credete nell’euro, questa lentezza di risposta è uno svantaggio. Se non credete nell’euro, è un vantaggio.
2) E ora, chi paga?
Il più grosso dubbio che ci attanaglia è il solito: visto che nessuno ha spiegato da dove spunteranno questi 440 e passa mila miliardi di euro, dobbiamo presumere che arriveranno da altro debito. La qual cosa, come ormai sappiamo, consiste nel scavare una buca più grande per coprire una buca più piccola.
Prima o poi tutti i nodi vengono al pettine.
3) E ora, chi stampa?
La BCE, contravvenendo al principio del Trattato che sancisce la proibizione di prestiti dalla BCE agli Stati Membri, si impegna ad acquistare titoli di stato e obbligazioni dagli stati e dalle aziende a rischio dell’eurozona.
Il che ci riconduce all’affermazione precedente: e ora, chi paga?
La BCE percorre la folle strada già percorsa dalla Fed di Bernanke: stampare denaro, tanto denaro. Che tanto, finchè l’economia rallenta e va in deflazione e le banche non prestano, non c’e’ il rischio di avere immediatamente iperinflazione.
E’ così, è la solita ricetta già vista.
Un’economia affossata dal debito, in crisi di debito, a cui viene addossato altro debito. Solo un modo per rimandare in là di qualche ora cio’ che è inevitabile, e peggiorare ed ingigantire il botto finale o la lunga discesa senza freni.
I mercati festeggiano l’Unione che rimette nel congelatore la cena già decotta, congelata nel 2008, scongelata più volte passando per Dubai, e poi ricongelata, infine scongelata settimana scorsa con un odore di marcio che non si sa.
Mai ricongelare una cosa scongelata, lo diceva sempre la mamma.
Perchè nel frattempo continua a marcire, e quando si scongela è da buttare.
Certo, mentre è lì nel freezer sembra normale.
Fino a quando non si scongela di nuovo
Fino a quando la corrente non salta.
Fino a quando...
Fino a quando...
Finchè dura.
Saluti felici
10.05.2010
Felice Capretta
http://informazionescorretta.blogspot.com/2010/05/euforiche-le-borse-mentre-scriviamo.html
Titolo originale: "Ecofin, i risultati "
Messaggi
1. E ORA, CHI PAGA ?, 11 maggio 2010, 23:54
Le borse brindano ma chi paga il vino?
Tutti felici in un mare di champagne, ma non si può evitare di domandarsi, chi pagherà il conto della “rinascita” dell’euro?
Chi sborserà personalmente gli oltre 500 miliardi (una cifra che spaventa al solo pronunciarla) destinati a rinvigorire la moneta unica, il sistema bancario ed i mercati?
E’ stato un fine settimana fitto di riunioni ai massimi livelli, fra premier e ministri, banchieri ed eminenze grigie, nel corso del quale al “giallo” avente per oggetto il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Scahuble, finito misteriosamente all’ospedale nel bel mezzo del vertice e al prevedibile rifiuto della Gran Bretagna di accollarsi oneri finanziari, hanno fatto da contraltare le telefonate del presidente americano Obama, impegnato come non mai a dirigere i lavori ed impartire le proprie direttive tanto alla Merkel quanto a Sarkozy.
Riunioni ufficiali, incontri informali, telefonate private, consigli sussurrati, che sono culminati nella riunione dell’Ecofin, deputata a tirare le somme e rendere ufficiali le decisioni prese, prima della riapertura delle borse. Una maratona durata (o almeno così si dice) la bellezza di 11 ore e terminata quasi fuori tempo massimo, con la decisione di stanziare una cifra nell’ordine dei 750 miliardi (un paio di centinaia dei quali a carico dell’FMI) per salvare l’euro ed un sistema bancario ormai in fase di avanzata decomposizione.
Alla riapertura le borse di tutto il mondo hanno reagito nella maniera più scontata, simili a tante marionette ubbidienti all’ordine di chi tira i propri fili, proponendo rialzi record generalizzati e bottiglie di champagne stappate con entusiasmo, sull’onda di una stabilità ritrovata nel corso di un weekend “da paura” foriero della promessa di prosperità a tempo indefinito. Da Milano a Madrid, da Parigi a Lisbona, passando perfino attraverso la “disgraziata” Atene, gli incrementi sono stati nell’ordine del 10%, mentre l’apertura di Wall Street ha segnato indici ugualmente positivi, seppur più contenuti. Al contempo l’euro, in caduta libera ormai da lungo tempo, ha ripreso vigore, tornando sopra l’indice dell’1,30 nel cambio con il dollaro.
Tutti felici dunque, champagne che scorre a fiumi, problemi risolti, prati verdi e cieli blu cobalto che si materializzano come per incanto, grazie ad un manipolo di stolidi eroi che hanno saputo “governare” una crisi difficile con grande coraggio e capacità. Manipolo all’interno del quale, in Italia si racconta, abbia avuto modo di distinguersi in modo particolare proprio Silvio Berlusconi, in qualità di elemento chiave nello sbloccare dall’impasse la trattativa, tramite una fantomatica telefonata intercorsa all’una di notte con la cancelliera Merkel.
Tutti felici in un mare di champagne, ma non si può evitare di domandarsi, chi pagherà il conto della “rinascita” dell’euro?
Chi sborserà personalmente gli oltre 500 miliardi (una cifra che spaventa al solo pronunciarla) destinati a rinvigorire la moneta unica, il sistema bancario ed i mercati?
A sostenere l’onere saranno sostanzialmente gli stati europei che hanno firmato l’accordo, attraverso esborsi finanziari, la maggior parte dei quali ottenuti contraendo debiti sul mercato di reperimento dei capitali. In parole povere pagheranno i cittadini contribuenti che vedranno aumentare in maniera esponenziale il debito pubblico gravante sulle proprie spalle e la pressione fiscale, mentre contemporaneamente risentiranno (in termini di licenziamenti e minori servizi) del drastico taglio della spesa pubblica imposto per dirottare altrove i finanziamenti.
Qualcuno ha ancora voglia di brindare, magari con un bicchiere di Tavernello certo più adatto all’occasione?
Marco Cedolin
2. E ORA, CHI PAGA ?, 12 maggio 2010, 11:31
Mi sembra una domanda retorica !! Chi vuoi che paghi ??
Pagheranno i lavoratori, in particolare quelli dipendenti ed i precari, i pensionati ed i piccoli risparmiatori !!
Intascheranno invece ignobili e vergognose plusvalenze i cosidetti e fantomatici "speculatori", che non si sa bene chi siano, ma sono sempre quelli che provocano le crisi finanziarie e pure ci lucrano sopra e che probabilmente le provocano proprio per lucrarci !!
Una soluzione ci sarebbe ed è quella della "carbon o patrimonial tax", ma sperare che i governi di destra, come la maggior parte di quelli europei , collusi con la speculazione e sodali delle grandi banche, abbiano la volontà di imporla, è pura utopia : roba da folli visionari !!
MaxVinella
1. E ORA, CHI PAGA ?, 12 maggio 2010, 23:22
Non credo che qualcuno arrivi a pagare per molto, salteranno prima! per far camminare l’economia capitalista ci vogliono i consumi ,anzi lo spreco,ora non dico per ripianare il debito, cosa ormai impossibile ma per non aumentarlo ,ci vorrebbe una crescita del Pil superiore al 4/5% ed aumentare quindi la capacità di acquisto della gente, qui invece la si strangola, ne deriva che per le loro stesse leggi che tante volte ci hanno esposto, sono tra due fuochi e destinati a fare il botto ,appena la catena di sant’Antonio del debito, detto anche non per niente ,con un nome italiano, "lo schema di Ponzi" arriverà al capolinea e arriverà per tutti perchè non ce ne uno messo bene.L’altro ieri Tremonti alias il giardiniere Peter Sellers, ha detto che la decisione presa è stata una decisione per la vita o la morte,cioè non ha detto che la situazione era solo,seria, grave, ha usato il termine "morte" intendi del sistema, intendi dell’europa, intendi del capitalismo.Se questa buffonata di far comprare alla BCE quello che nessuno si sogna di comprare piu’ ,questo impegnarsi a mettere a disposizione del denaro che non c’è e che invece è solo valuta stampata di fresco, puo’ questo essere considerato salvare dalla morte?
Per favore Max Vinella se Tremonti parla di "Morte" come puoi vedere tu una soluzione con carbon tax ecc ,è ridicolo ,qui è un’abisso senza fondo, questa crisi è scoppiata ora ma era dagli anni 80 che si andava avanti a fuffa e debito, che si era smesso di creare ricchezza che l’industria era rimasta solo quella fianziaria e "creativa"!Ora le cifre sono diverse ma diverse volte, il PIl mondiale che parli di Carbon Tax, di crisi "finanziarie" tu comunista dici queste cose quando gli stessi capitalisti la chiamano ormai senza veli, crisi del sistema,per favore!
Alex