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FSE-Diario londinese 7-Ultima puntata-La manifestazione

Publie le lunedì 18 ottobre 2004 par Open-Publishing

Dazibao Forum Sociale


di Paola Ceretta

Ultimo giorno all’Alexandra Palace e anche ultima botta di autostima quando l’addetto
alla sicurezza all’entrata del media centre, alla vista del pass press mi spalanca
la porta galantemente. In sala stampa ci sono pochi giornalisti. Quasi tutti
stanno seguendo gli ultimi seminari e l’assemblea conclusiva. In compenso si
lavora bene. Anadando al bar vedo sulla parete un volantino che pubblicizza una
splendida festa per sabato sera. L’agognato party che ho tanto cercato. Sono
arrivata un giorno in ritardo, come per Ken Loach. Pazienza! Mi rifaro’ stasera
al pub con la festa organizzata dai volontari del Forum.

Con Eliana, Cinzia e Roberto mi fermo a pranzare in un delizioso caffe’ a Finsbury Park. Finalmente assaporo la mia amata coleslow, la mia salsa inglese preferita: assomiglia alla nostra insalata capricciosa ma molto piu’ delicata.

Ore 13.30. Concentramento a Russell Square. C’e’ gia’ un sacco di gente. Gli inglesi sono veramente strani: un poliziotto si avvicina a me e a Cinzia intimandoci di inserirci in fondo al corteo gia’ irregimentato in un serpentone composto. Di nuovo lo sport nazionale britannico: ci si mette in coda a seconda dell’orario di arrivo. Esibiamo i nostri pass press e lo sbirro si scusa per non averli notati prima e ci lascia circolare liberamente per la manifestazione.

Ore 14.00. Il corteo si muove alla volta di Trafalgar square. Ci sono tante famiglie con bambini e persone di una certa eta’, tutti con la propria bandiera o il proprio cartello di protesta: OUT TROOPS NOW, BUSH TERRORIST, NO MORE WAR, NO OIL WAR... Cartelli e striscioni rispecchiano le tematiche principali su cui e’ stato costruito il Forum: no alla guerra e quindi no alla politica aggressiva di Bush e dei suoi alleati, Blair in primis; ritiro immediato delle truppe; liberta’ per la Palestina. E’ un tripudio di colori. Contrariamente alle altre manifestazioni, in questa circola poco materiale cartaceo, in compenso, il pavimento di Alexandra Palce, ogni sera, alla chiusura, era ridotto a un unico grande tappeto di carta. E’ una manifestazione colorata e caciarona. I piu’ casinisti sono i greci e gli spagnoli. Gli italiani sono un po’ sommessi, nonstante la massiccia presenza. La giornata e’ fredda, ma il tempo ci ha graziato: solo un breve acquazzone sul finire del percorso. Gli slogan sono numerosi e urlati a gran voce. BLAIR LIED ... TEN THOUSAND DIED e’ il tormentone che piu’ di frequente mi rimbomba nelle orecchie. Si balla e si canta: pochi sound system e tante piccole bande "live" con i loro suoni e le loro canzoni. A tratti la manifestazione rallenta ma non si ferma mai. Una lunga coda ordinata su piu’ file, talvolta costretta in un corridoio di transenne. Gli inglesi camminano veloci e a volte il corteo sembra frammentarsi. Dei gruppetti si fermano per una breve performance: giocolieri, ballerini travestiti da banane ... Un ragazzo indossa la maschera di Bush e si trascina al guinzaglio un amico vestito da diavolo con la maschera di Blair. Un ragazzo col volto coperto tenta di sfondare una transenna ma il poliziotto lo redarguisce al volo prendendo per il bavero. Si scambiano qualche insulto e poi si continua. Tranquilli e festanti. Passo accanto al Greek social forum (a primavera 2006 saremo loro ospiti ad Atene), al gruppo dei Paesi Baschi, Attack, i Cobas, Global resistance, Beyound alternative forum, No vox... troppe sigle per ricordarle tutte. Ognuna con i propri colori, forti, sgargianti ... tanti colori quanti sono quelli della pace, dell’altro mondo possibile, dell’altro mondo in costruzione. La gente, ai bordi della strada, ci guarda stupita. Molti ci fotografano con il cellulare. Probabilemte Londra non e’ abituata a veder sfilare cosi’ tanta gente, cosi’ diversa, tutta insieme. Solo di iscritti al Forum siamo 19.000, di quanti, ancora, si siano uniti oggi non ne ho idea. Gli elicotteri li sento e li vedo solo verso la fine. Il grido all’unisono ONE SOLUTION REVOLUTION si mescola al suono della cornamusa di signore scozzese: siamo a Trafalgar square. Fine dei giochi. La piazza e’ gia’ piena e ancora una moltitudine, rimasta indietro, deve arrivare. Mi tolgo il pass press dal collo e lo metto in borsa. Il Forum sociale europeo di Londra, per quanto mi riguarda, e’ ufficialmente concluso.

Volevo andare a Camden Town a fare shopping, all’Albert & Victoria Museum, alla mostra dei post-impressionisti, dovevo cercare Paul Simmonon, l’ex bassista dei Clash, una delle mie band preferite, che dipinge quadri lungo il Tamigi, dovevo salutare la statua di Peter Pan ai Kensington gardens per un amico... non ho fatto nulla di tutto questo, come a Parigi, l’anno scorso, non c’e’ stato tempo.

Si fa un giro per il centro: Piccadilly, Oxford street, Leicester, Covent Garden, Soho. La tristezza mi assale quando entro in Carnaby street. Me la ricordavo piena di negozietti particolari, un po’ punkeggianti. Adesso sembra corso Vittorio Emanuele a Milano. Tutti negozi monomarca che si trovano in una qualunque capitale europea. Comunque riesco lo stesso a fare un paio di acquisti: calze multicolor e un libro sulla cultura underground inglese.

Verso le otto ci sediamo al ristorante cinese. Finalmente un orario e una cena decenti. Qui scopro che prima della manifestazione, a Russell square, la polizia ha isolato, circondandolo con delle transenne (pare sia una tecnica titpicamente inglese), un gruppetto di cinquanta persone. Non si sa bene cosa sia successo ma alcuni di loro sono stati arrestati. Tra questi figurano anche degli italiani. Verso le 17.00, quindi a manifestazione finita, la polizia inglese procede a un nuovo fermo: un attivista di Indymedia catalano che vive a Londra. Per quanto ne so’, all’ora in cui sto scrivendo (h.1.30), nessuno e’ ancora stato rilasciato.

H.22.30. Cinzia e io ci avviamo alla festa organizzata dai volontari del Forum. Finalmente metto piede in un pub. E’ pieno di giovani fanciulli. Ci avviciniamo al banco per ordinare, il barista ci avvisa che stanno chiudendo. Te pareva che ce ne andava una dritta! Certo che sono strani gli inglesi: chiudere una festa alle 10.30 di sera. In Italia cominciamo a divertirci a quest’ora. Comunque ritorniamo in metropolitana. Central line fino a Notting Hill e poi la circle per Bayswater. Sbagliamo direzione del metro’ e ce ne accorgiamo quasi al capolinea opposto. Scese alla fermata giusta leggiamo l’avviso che Bayswater e’chiusa. Il destino di nuovo contro di noi! Anche l’ultima sera. Ritorniamo indietro di una fermata: neanche dieci minuti e siamo in ostello. La camminata piu’ breve in assoluto di queste tre notti.

Ritiriamo i bagagli e ci accomodiamo all’intenet point per la nostra ultima corrispondenza. Alle 2.30 abbiamo il taxi per Victoria station e da li’ il pullman che ci portera’ in aeroporto. La nostra avventura finisce qui, ma al polso portiamo ancora quel fastidioso braccialetto di plastica rossa con scritto ESF 2004, Weekend delegate.

Thank you London. Goodbye. See you as soon as possible.

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