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Fausto e Iaio, "noi non siamo di serie A"

Publie le lunedì 10 maggio 2010 par Open-Publishing

Fausto e Iaio: duplice omicidio due giorni dopo la cattura di Aldo Moro, rivendicazioni anche da Palermo

“Noi non siamo di serie A, per questo non abbiamo mai avuto giustizia. Non vanno fatte differenze tra vittime di destra e di sinistra, siamo tutti vittime” così Danila Tinelli risponde in un’intervista rilasciata a SkyTG 24. Il commento, forte, esplicito, riguarda la morte del figlio, Fausto Tinelli (18 anni), ucciso con 8 colpi di pistola insieme all’amico Lorenzo Iannucci (19 anni) il 18 Marzo 1978. Del caso numerose
trasmissioni di approfondimento (Blu Notte, Chi l’ha visto?) dedicheranno diverse puntate. Sulla vera natura del delitto però, a distanza di oltre 30 anni, non è stata fatta totale chiarezza.

Fausto e Iaio frequentavano i circoli alternativi della Milano di fine anni ’70. Pare non fossero legati ad alcun gruppo politico militante. Eppure i due, che la sera dell’assassinio si sarebbero dovuti recare presso il centro sociale milanese del Leoncavallo, restarono vittime di un agguato premeditato. I loro corpi vennero ritrovati distesi per terra in via Mancinelli, nei pressi dell’abitazione di Fausto, a due giorni di distanza dal sequestro di Aldo Moro. Gli assassini hanno agito con fare esperto. A sparare è un’arma sola, una 7,65 silenziata e avvolta in un sacchetto di plastica per non lasciare i bossoli sull’asfalto. I tre aggressori sono fuggiti a volto scoperto lungo via Mancinelli. Altri due, probabili complici, furono visti correre verso piazza San Materno. Gli anni ’70 a Milano erano iniziati con lo shock della strage di Piazza Fontana (Dicembre 1969). La fucina del terrorismo e la strategia della tensione contribuirono in quegli anni a spegnere la vita di ragazzi, studenti, lavoratori, vittime di scontri in piazza con la polizia o di piani di vendetta rivendicati da gruppi di estremisti.

La concomitanza di eventi che ha portato i due giovani milanesi ad essere assassinati a poche ore dal sequestro del’ex Presidente della Democrazia Cristiana può rappresentare una chiave di lettura. Fausto Tinelli risiedeva in un appartamento in via Monte Nevoso. Dal suo tavolo di studio si poteva facilmente osservare il balcone dell’appartamento di fronte, con le persiane sempre abbassate. Nell’abitazione al civico 8, dirimpetto alla stanza di Fausto, verrà scoperto un covo segreto di brigatisti. Si trattava di una base di supporto ai compagni che altrove stavano tenendo prigioniero Aldo Moro. E’ in questa sede che il primo Ottobre del ‘78 il Generale Dalla Chiesa fa irruzione. Oltre ad una grande quantità di armi, vengono ritrovati dei documenti di importanza investigativa fondamentale. Mino Pecorelli, avvocato e giornalista molto vicino a Dalla Chiesa, nel rileggere questi dossier intuirà subito la mancanza di parti rilevanti.

Qualche mese dopo (20 Marzo 1979) verrà trovato morto. Fausto e Iaio erano evidentemente lontani da tutto ciò. I ragazzi stavano indagando sui traffici di droga nel loro quartiere, motivo per il quale inizialmente si pensò ad un regolamento di conti. In realtà nella loro piccola attività investigativa i due diciottenni non erano giunti a nulla di particolarmente importante. Il primo ad ipotizzare che la pista potesse essere un’altra, ossia politica e non malavitosa, fu Mauro Brutto. Il giornalista dell’Unità, dopo aver subito pesanti minacce, verrà investito senza che né la macchina né i suoi documenti venissero più ritrovati.

La conferma delle ipotesi di Brutto arriverà qualche mese dopo. In una cabina telefonica di Roma l’agguato verrà rivendicato dall’Esercito Nazionale Rivoluzionario. Nella lettera si leggeva: “abbiamo vendicato i camerati Sergio Ramelli e Franco Anselmi”. Nel corso di una perquisizione in casa del neofascista romano Mario Corsi vengono trovate le foto di Fausto e Iaio. Ma le prove non sono sufficienti e così nel 2000 l’inchiesta sul loro assassinio viene archiviata. Nel firmare il decreto però, il giudice Clementina Forleo si è detta convinta che si è trattato di un delitto politico.