Home > FdS in crisi: ma va?
Direzione Nazionale PRC: Intervento Veruggio e odg Veruggio/Bellotti.
Direzione nazionale PRC, 16 marzo 2011
Intervento di Marco Veruggio
Ferrero ha detto nella sua relazione che talvolta bisogna essere pronti a intraprendere delle azioni anche soltanto per far capire a noi stessi chi siamo. Io – a dir la verità – dalle azioni che Ferrero e Pegolo ci hanno proposto di intraprendere alle prossime amministrative chi siamo non l’ho capito. Anche perché penso che per capire chi siamo dobbiamo chiederci chi vogliamo rappresentare e con chi stiamo. Ma nelle relazioni non ho sentito parlare di rappresentanza politica dei lavoratori. Ho sentito parlare quasi esclusivamente di difesa della rappresentanza di Rifondazione nelle istituzioni.
Parto da un esempio concreto. Nella relazione si è posta molta enfasi sulla campagna referendaria. Il 12 giugno voteremo sull’abrogazione dell’articolo 23 bis del cosiddetto decreto Ronchi, che non riguarda soltanto l’acqua, ma è la testa d’ariete che le amministrazioni, anche di centrosinistra, stanno utilizzando in tutta Italia per privatizzare i servizi pubblici locali. Penso alla GTT di Torino, ma anche a Genova, dove Marta Vincenzi è riuscita a portare la destra al Governo della città sostituendo un assessore della sua giunta con Ottonello, un esponente del PDL, con delega a una delle aziende che rischia la privatizzazione e annunciando che – se sarà rieletta – ha intenzione di formare la nuova giunta inserendo quattro assessori scelti dal sindaco e i nove presidenti di Municipio. Così qualche esponente del PDL potrà entrare in Giunta anche senza dover restituire la tessera del proprio partito, come ha dovuto fare il povero Ottonello. E a proposito di Federazione della Sinistra a Genova Rifondazione Comunista sta all’opposizione, mentre il PdCI sta in maggioranza, con un assessore che ha competenza su un altro pezzo di aziende ex municipalizzate. L’assessore regionale ai trasporti del PdCI, nel quadro di una delicata vertenza che riguarda l’azienda di trasporto pubblico genovese per ben due volte ha fatto saltare un tavolo con le organizzazioni sindacali accusandole tutte – CISL e UIL comprese – di esprimere posizioni pericolosamente populiste. Bene allora vorrei capire come concretamente si lega la nostra campagna referendaria con l’atteggiamento che Rifondazione Comunista oggi esprime su questi temi rispetto alle amministrazioni locali in cui siamo presenti e rispetto ai candidati del centrosinistra alle prossime elezioni amministrative. Ferrero ha parlato di una nostra autonomia politico-culturale. Io credo che il problema non sia politico-culturale ma politico e basta, cioè di schieramento: o con chi privatizza o con chi difende i servizi pubblici. E ancora: come pensate che verrà interpretato il fatto che a Torino presentiamo un candidato sindaco alternativo a Fassino, ma lavoriamo per un’alleanza col centrosinistra in tutte e dieci le circoscrizioni, in una città dove – dopo il referendum a Mirafiori – queste elezioni assumono un valore simbolico che chiama in causa lo scontro tra FIAT e Confindustria e la FIOM? Non penseranno che in Comune andiamo da soli semplicemente perché il PD non ci ha voluto e che gli accordi nelle circoscrizioni rappresentano un malcelato tentativo di rientrare in pista in un secondo momento, magari al secondo turno? Sulle amministrative mi fermo qui e presento un ordine del giorno firmato da me e da Claudio Bellotti.
Poi c’è la vicenda della Federazione della Sinistra. Come un fulmine a ciel sereno Ferrero ci svela che ‘nella Federazione c’è qualche problema’. Mi perdonerete l’ironia: devo dire che io qualche sospetto in merito già ce l’avevo, ma ora che me lo conferma il Segretario la cosa assume ben altro spessore… Tanto per cambiare il problema emerge soltanto quando si parla di ‘posti’ e cioè quando Diliberto mette un veto sul Segretario di Rifondazione come portavoce della Federazione. Ma la realtà è che questa è semplicemente la conseguenza di un problema che c’è dall’inizio e cioè che non c’è una sola questione importante su cui noi e il PdCI abbiamo posizioni comuni se non sul fatto di metterci insieme per prendere qualche assessore – senza peraltro riuscirci. Non ho tempo per dilungarmi in esempi. Cito soltanto la chilometrica intervista rilasciata da Diliberto qualche settimana fa, in cui il ‘nostro’ portavoce rivendicava la politica di espansione economica della Cina in Africa come un fatto progressivo e parlava della lotta della CGIL e della FIOM contro Marchionne come se CGIL e FIOM fossero un blocco monolitico impossibile da scalfire. O ancora le sue dichiarazioni in pieno movimento studentesco, secondo cui la sinistra non può certo chiedere a Bersani di tagliare i finanziamenti alle scuole private (come chiedevano gli studenti), sennò rivince Berlusconi! Io che non ho mai espresso un parere sulla composizione degli organismi della Federazione della Sinistra, essendo totalmente contrario a quel progetto, sono per respingere il veto di Diliberto. Perché accettarlo significa accettare la subalternità del nostro partito a un’impostazione politica moderata che rappresenta già oggi la tomba della Rifondazione Comunista. E concludo su questo punto sottolineando un aspetto di questa vicenda che trovo preoccupante e cioè che questo tentativo di condizionamento del PdCI su di noi ha una sponda interna al nostro partito e non mi riferisco semplicemente alla miniscissione de L’Ernesto.
In realtà fuori da queste beghe e davanti a noi c’è uno spazio di intervento politico enorme e con potenzialità illimitate. C’è il tema dell’energia atomica, che – come si è detto – oggi, a seguito della crisi nucleare in Giappone, catalizzerà l’attenzione di milioni di persone. C’è lo scontro nel settore metalmeccanico, che non si limita alla FIAT, penso ad esempio alle ristrutturazioni in aziende importanti come Fincantieri e Ansaldo. C’è un’azienda di cui non parliamo mai, che ha all’incirca tanti dipendenti quanti la FIAT – mi riferisco a Poste Italiane – e che va verso un processo di liberalizzazione imposto dall’Unione Europea e qui se decidessimo di intraprendere un intervento organizzato avremmo la possibilità non soltanto di parlare con circa 100mila lavoratori, ma anche di incontrare milioni di cittadini, di lavoratori e di pensionati che sono utenti di questo servizio pubblico. Ma costruire un radicamento in questi posti di lavoro è possibile soltanto se la gente riesce a identificarsi nelle cose che diciamo. E la gente si identifica nelle cose che dici e che fai solo se esprimi posizioni politiche chiare a difesa dei loro interessi. Certo non se continui a costruire alleanze con un PD che è sempre più chiaramente percepito come il partito della FIAT e di Confindustria, il partito delle privatizzazioni, il partito di CISL e UIL e di quel pezzo della CGIL che corre dietro a CISL e UIL. Né se ti barcameni correndo dietro un giorno a Vendola e Pisapia e il giorno dopo a De Magistris. E andare alle manifestazioni con una maglietta rossa con la falce e martello – come ci ha proposto Ferrero – oltre che poco salutare in questa stagione mi sembra anche che non ci aiuti a preservare la nostra identità.
Questo è il paradosso di un partito che ha deciso di sacrificare il proprio consenso sociale per difendere la propria presenza nelle istituzioni, ma così facendo perde l’uno e l’altra. Due settimane fa si è votato in Irlanda e una coalizione di sinistra ha eletto cinque parlamentari marxisti, sulla base di un programma in cui si chiedeva – tra le altre cose – la proprietà pubblica delle banche e un controllo democratico dei lavoratori e dei cittadini comuni su di esse, la fine dei tagli alla spesa pubblica e la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario e con l’impegno a non sostenere nessun governo liberale. E’ la dimostrazione che un’alternativa esiste. Se non la si vuole perseguire si tratta di una scelta politica.
ORDINE DEL GIORNO SU ELEZIONI AMMINISTRATIVE
La Direzione Nazionale del PRC, pur nel rispetto dell’autonomia delle strutture locali del Partito in materia di elezioni amministrative prevista dallo Statuto, esprime il seguente orientamento politico generale:
ragioni di coerenza con le ragioni sociali delle mobilitazioni sindacali, studentesche e dei movimenti di lotta che abbiamo sostenuto nell’ultimo anno – dalla FIOM al movimento contro il decreto Gelmini, dai comitati No Tav alle lotte contro la privatizzazione dei servizi pubblici locali – suggeriscono come indirizzo prevalente del PRC la presentazione di candidati indipendenti della sinistra nei comuni, nei municipi e nelle circoscrizioni sulla base di un programma di difesa degli interessi dei lavoratori e dei ceti popolari.
La Direzione Nazionale non ritiene che vi siano le condizioni per coniugare alcuni assi fondamentali di battaglia politica:
– lotta contro le privatizzazioni
– stabilizzazione dei lavoratori precari
– no ad accordi separati nella pubblica amministrazione
– no a grandi opere inutili, costose e ad alto impatto sociale/ambientale
con alleanze di Centrosinistra e con un PD che appare giorno dopo giorno sempre più il partito delle privatizzazioni e del cemento, della FIAT e dei poteri forti del capitalismo italiano.
Marco Veruggio
Claudio Bellotti
Respinto con due voti a favore