Home > Fini, la rivolta dei boiardi
La tenuta della Lega alle elezioni (ha perso solo l’1.7% dei suoi voti a fronte del milione e 700.000 persi da B) e la conquista del Piemonte e del Veneto ha aumentato a dismisura le pretese di Bossi che ormai non ha più freni: ha detto di volere il posto di sindaco di Milano, e quello di Roma, di pretendere altre leggi razziste e di mirare al controllo delle banche, battuta questa che se la poteva risparmiare, visto il fallimento conclamato e doloso della Banca del Nord, che rubò anche ai propri correntisti. Ma B, in grave perdita di consensi, sbugiardato da un voto che sconfessa platealmente quel 67% di cui si era vantato, sembra propenso a concedere qualsiasi cosa a chi lo tiene ancora aggrappato alla sella.
Tutto questo, mentre la crisi avanza, è in arrivo una disoccupazione anche maggiore, continua il fallimento di migliaia di imprese e l’Italia è in chiara controtendenza rispetto a un’Europa che si sta faticosamente riprendendo, mentre noi andiamo a picco, di ridurre le tasse non si parla, Tremonti non sa dove prendere i miliardi mancanti e farà altri tagli ai servizi se non aumenti di imposte indirette. Insomma alla rovina della crisi finanziaria si aggiungerà quella di un governo che non governa, che si mette anche contro la linea verde europea, e in cui le uniche preoccupazioni sono di aumentare l’impunità del premier e di salvare dai processi una casta di trafficoni e corrotti mediante lo stop alle intercettazioni e un bavaglio alla magistratura e alla stampa.
Ma, come l’equilibrio già precario della triade Berlusconi-Bossi-Fini si è piegato pericolosamente a vantaggio della Lega, era quasi scontato che il vecchio antagonista della Lega, Fini, si irrigidisse. Il che è avvenuto, sembra, in un colloquio burrascoso, da cui Fini se ne esce con la scelta di fare gruppi autonomi che possono votare contro le riforme di B, cioè di resuscitare AN. Siamo alla rottura del menage a trois.
Bocchino ha detto: “Il Pdl pesa dentro la maggioranza in misura inversamente proporzionale ai voti che ha. L’esatto contrario della Lega.” E dice ancora. “Questo partito si comporta in modo monarchico. Non è mai stata riunita la direzione nazionale, l’ufficio di presidenza viene convocato poco e spesso in modo informale, alla presenza di persone che non ne fanno parte.”
Non è la prima volta che Fini si impunta e si dice contrario a certe scelte di B: non ha mai digerito le sottrazioni di potere alla Magistratura, non gli piace un federalismo accentuato che nega lo Stato unitario, voleva l’abolizione delle Province, constata l’abbandono del Sud, ha fatto proposte sconvolgenti anche per i suoi come la cittadinanza agli extracomunitari, ha messo puntelli al regime presidenziale di B, per la mancanza di contrappesi, non è affatto a favore di un’estinzione del Parlamento, ma soprattutto non sopporta lo strapotere della Lega, e sa di poter contare su una fetta di elettorato che pur essendo conservatore mal tollera l’avanza totalitaria di B e la sua distruzione progressiva della Repubblica, e forse, in questo, gioca anche il desiderio di essere lui il promotore di un polo di centro-destra che raccolga cattolici conservatori, imprenditori, magistrati, esercito, polizia, pubblica amministrazione, nemici del federalismo ed elettorato del sud…
I deputati Pdl sono 270, al suo interno gli ex di An sono 90, i leghisti sono 60.
I senatori Pdl sono 144, gli ex An 12, i leghisti 26
Alla Camera per fare un gruppo servono 20 deputati.
Deputati fedelissimi di Fini sono Italo Bocchino, Carmelo Briguglio, Andrea Ronchi, Flavia Perina, Roberto Menia, Giulia Bongiorno, Enzo Raisi, Amedeo Laboccetta, Adolfo Urso, Pasquale Viespoli, Alessandro Ruben, Donato Lamorte, Francesco Proietti, Angela Napoli, Silvano Moffa, Riccardo Migliori, Mirko Tremaglia, Basilio Catanoso, Giuseppe Scalia, Antonino Lo Presti, Gianfranco Paglia o Fabio Granata. E 20 ci sono.
Al Senato ne occorrono dieci. Senatori a suo favore: Pasquale Viespoli, Filippo Berselli, Luigi Ramponi, Pierfrancesco Gamba, Laura Allegrini, Antonino Caruso, Giuseppe Valentino, Mario Baldassarri, Domenico Gramazio, Domenico Benedetti Valentini, Vincenzo Nespoli. E 10 ci sono.
A quel punto Berlusconi avrebbe contro 50 deputati e 18 senatori. Quando gli basta avere contro 30 deputati e 15 senatori e le riforme non le farebbe più..
Così adesso non deve più cedere solo ai ricatti della Lega ma anche ai loro. Un auriga con due cavalli che corrono in direzione contraria dove può andare?
Però è inutile per noi sperare che tutti questi onorevoli di dx pensino a frenare le sue riforme sciagurate salvando l’Italia. B farà i suoi giochi di equilibrio, farà le sue concessioni,e, come è già accaduto in passato, lo sfracello del paese proseguirà, anche col consenso di Fini.
In fondo tutto sta nel mettersi d’accordo e fino a ora ci sono riusciti benissimo.
Meglio sarebbe che questo insieme di forze che è in rotta con B formasse un partito autonomo confluendo in un nuovo Centro, sarebbe l’unica cosa che potrebbe dare uno stop alla deriva totalitaria di Berlusconi, partito che potrebbe raccogliere quella parte di cattolici che mal sopporta la Lega e quei voti che nell’astensionismo hanno allontanato dai seggi il 40% degli elettori. Ma di questo Centro, o nuova DC, non riusciamo a vedere semi validi nel doppiogiochismo di Casini o in partitucoli che finora hanno fatto solo il gioco di Berlusconi.
Diverse cose remano contro Fini: il tradimento di parte dei suoi come La Russa e Gasparri, l’insicurezza che in un polo di Centro (ancora tutto da vedere) gli verrebbe data una posizione di comando, il desiderio di non perdere quella carica di Presidente della Camera a cui tiene molto e che difende con maggiore onore di quanto Napolitano faccia con la propria, l’insicurezza che il Vaticano lo appoggerebbe o la stessa Confindustria.
Certo è che, in questa situazione di caos verso la rovina, il suo attacco a B è l’unico segno che qualcuno può muoversi prima che B abbia piegato tutte le istituzioni della Repubblica verso una irreparabile dittatura. E a questo siamo costretti ad aggrapparci, essendoci intorno solo un grandissimo e spaventoso vuoto di opposizione. Quanto questo ci riempia di desolazione è impossibile dire. Siamo arrivati al punto che solo l’improbabile caduta di un Tupolev che imbarchi tutto il Governo è l’unica speranza che abbiamo.
Messaggi
1. Fini, la rivolta dei boiardi, 17 aprile 2010, 20:09
Viviana con il Tupolev hai pisciato fuori dal vaso,come del resto Staino.
Come spesso succede su B.C non si guarda abbastanza all’altra soluzione molto piu’ sicura ed incruenta ,che si chiama CRISI DEL SISTEMA CAPITALISTICO
E’ molto buffo che in una B.C. marxista il motivo economico sia ampiamente trascurato tutto il contrario di quello che ci si potrebbe aspettare e che dovrebbe essere proprio se ci si rifà a Marx
A differenza di quanto dici ,non che l’Italia sia messa peggio in realtà sono tutti messi che: peggio di così non si puo,’Germania compresa.
Non si vede per le loro economie e direi proprio ,per il sistema capitalistico in generale ,una via di uscita ,infatti nè i rimedi intrapresi possono durare a lungo (altrimenti tutta la storia sarebbe stata diversa, gli assegnanti della republica giacobina francese avrebbero risolto la situazione ed a Weimar non avrebbero usato le monete per fare tappezzeria) né puo’ essere considerato produttivo per un rovesciamento della situazione ,il ripercorrere le stesse strade di consumo esasperato ,di guerre ,di distruzione del pianeta, di disuguaglianza sociale, di disparità fra nord e sud che hanno portato a questo vicolo cieco,ed è invece esattamente questo che stanno facendo.
Quindi queste mosse di Fini è di altri sono anche da considerarsi in questa ottica di Goetterdaemmerung ,innescata dall crisi che è veramente peggio di quella del 29 e dalla quale Berlusca , come tutti quelli che sono al governo,Sarko’ Merkel ecc non potranno superare ,sarà la crisi che ci libererà dal Banana e compagnia
Alex
1. Fini, la rivolta dei boiardi, 18 aprile 2010, 06:03, di viviana
Se voi aspettate che il sistema capitalistico secchi da solo sulla pianta, ritengo che l’ipotesi del Tupolev resti quella più sicura
viviana
2. Fini, la rivolta dei boiardi, 18 aprile 2010, 23:27
Si, indubbiamente sta storia del sistema capitalistico che si uccide da solo e che quindi bisogna solo aspettare che si secchi mi lascia assai perplesso.
Anche io penso che una certa crisi sia irreversibile ma questo non basta certo a prefigurare l’avvento del socialismo nel breve-medio periodo come soluzione incruenta alla citata crisi irreversibile.
Questo ragionamento non mi sembra per niente marxista ed è persino ovvio oltre che divertente che anche Viviana, che certamente marxista non è, sia riuscita a smontarlo con due semplicissime righe di semplice buon senso pratico.
Nello specifico poi della battutaccia sul Tupolev di Staino a me è molto piaciuta e comunque la ritengo del tutto legittima e quindi non mi pongo certo il problema dello scandalo da essa suscitato nei centrodestri ....
Sono invece d’accordo sul fatto che i compagni, non solo su BellaCiao, non siamo minimamente interessati all’economia che, per un marxista, dovrebbe invece essere l’ABC del proprio orientamento e della propria analisi.
Ma qui il discorso si farebbe assai lungo, mi limito a dire che la sinistra italiana questo difetto lo ha sempre avuto e che ha sempre teso a delegare la gestione delle questioni economiche ai banchieri "progressisti", agli imprenditori "illuminati", alla Banca d’Italia ed ai suoi uffici studi, ora persino all’associazione artigiani di Mestre (?!?) o all’Eurispes ....
E persino i movimenti "radicali" ed antagonisti degli anni settanta, pur fortunatamente estranei alla melensa "tradizione comunista" togliattiana, di economia però anche loro si sono occupati poco e niente.
Credo che tutto nasca dal fatto che la sinistra italiana è nata "risorgimentale" e "romantica", che ha sempre privilegiato gli aspetti "etici" a quelli propriamente socio/economici ... che in ultima analisi, anche dal secondo dopoguerra fino ad oggi, è sempre stata più crociana che marxista nelle sue forme istituzionali ( in primis il Pci ed i suoi derivati) .... ed è sempre stata, credo anche per reazione allo stucchevole crocianesimo di Pci e derivati, più anarcoide che marxista nelle sue espressioni antagoniste e rivoluzionarie ....
Insomma, i marxisti italiani sono sempre stati, anche quando in perfetta buona fede, dei marxisti assai "immaginari" ....
E quindi non vedo proprio come, su questo gravissimo difetto storico della sinistra italiana, ce la si possa prendere con la piccola ed eterogenea comunità dei poveri utenti di BellaCiao ....
Radisol