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"GOVERNO TECNICO" ? GRAZIE NO
par Francesco Piccioni
Publie le sabato 5 novembre 2011 par Francesco Piccioni - Open-Publishing2 commenti
«Presto, un governo tecnico!» Il grido che sale da Confindustria, Abi, opposizione parlamentare e malpancisti del Pdl è ormai un coro assordante. Ma cosa dovrebbe fare un governo del genere? E chi sarebbe quella «figura al di sopra delle parti» che potrebbe riscuotere contemporaneamente i voti bipartisan nel parlamento italiano nonché la fiducia delle istituzioni europee (senza dimenticare quella ben più volatile dei mercati)?

Il nome più cliccato è Mario Monti, ex rettore e presidente dell’università Bocconi. Poi indicato dal primo governo di centrodestra come commissario europeo, presidente continentale della Commissione Trilaterale (fondata nel 1973 da David Rockefeller) e membro del comitato direttivo del Gruppo Bilderberg. Dal 2005 è International Advisor per Goldman Sachs. Sopra le parti, insomma...
Il programma, invece, scivola via dall’attenzione, ben rimpannucciato sotto la parola-coperta-di-linus degli ultimi 20 anni: «riforme». Eppure il programma c’è: chiaro, strutturato, scolpito come le tavole della legge.
In un lungo editoriale sul Corsera, la scorsa settimana, Monti ha squadernato le ragioni della non credibilità di Berlusconi evidenziando la distanza delle «convinzioni profonde» del Cavaliere da quelle condivise dagli altri leader europei. Sull’euro come sulle «riforme», sulla durezza delle misure da prendere e sulla necessità di «presentarle in modo convincente ai cittadini».
Ma soprattutto sul tema centrale di questa fase storica: «il governo economico» continentale che «si sta creando». Un compito cui l’Italia non sta contribuendo da protagonista, ma da soggetto passivo, che «improvvisa» nel tentativo di recepire forme di governo in grado di «disciplinare» il paese. Il rischio, palese nelle sparate berlusconiane e ancor più in quelle leghiste, è vedere il paese governato ancora da una classe dirigente «populista» e «distaccata dall’Europa».
Questa è la pars destruens che motiva la necessità di una «svolta radicale» nella gestione - liberale e liberista, sia chiaro - nel governo della cosa pubblica. Quella "costruens", non è un segreto, è tratteggiata nella «lettera della Bce» - inviata in luglio da Jean-Claude Trichet e Mario Draghi - rimasta a lungo «segreta» e articolata in tre semplici punti.
Le «misure per la crescita» devono comprendere la «piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali e dei servizi professionali»; un’«ulteriore riforma del sistema di contrattazione salariale» che renda gli accordi aziendali «più rilevanti rispetto agli altri livelli di contrattazione». Senza dimenticare l’«accurata revisione delle norme che regolano l’assunzione e il licenziamento dei dipendenti» (e, in fondo, anche un «sistema di assicurazione dalla disoccupazione»).
La «sostenibilità delle finanze pubbliche» fa sempre la parte del leone, con l’«anticipo del pacchetto del luglio 2011» e l’obiettivo del «bilancio in pareggio nel 2013»; da realizzare - manco a dirlo - «principalmente attraverso i tagli di spesa». E quindi: «ulteriore intervento nel sistema pensionistico» («anzianità»), blocco del turnover nel pubblico impego e, «se necessario, riduzione degli stipendi». Persino il «pareggio di bilancio» nella Cosituzione e tante altre cosette che - onestamente - Berlusconi ha messo nei suoi disordinati elenchi di provvedimenti fatti, non fatti o malfatti.
Al terzo punto, infine, gli «indicatori di performance» per migliorare «l’efficienza amministrativa», l’abolizione delle province, l’accorpamento dei Comuni e tutte le frasi che sentite ripetere anche dal primo rottamatore che passa. Quando si parla di «governo tecnico», si parla di questo. E basta.
Francesco Piccioni
4.11.2011
Messaggi
1. "GOVERNO TECNICO" ? GRAZIE NO, 5 novembre 2011, 16:03
Bellissima, questa degli "indicatori di performance".
Perchè non potrebbe esserci migliore controprova dell’ormai totale sopraffazione da parte dell’aziendalismo finanziario di tutto ciò che è mediazione, politica, bilanciamento degli interessi.
Gli indicatori di performance (KPI, Key Performance Indicators) sono uno dei principali mantra dell’aziendalismo semi-analfabeta degli ultimi anni.
Un progetto può essere anche una cagata pazzesca, per dirla con Villaggio, ma se lo monitori (!) con opportuni indicatori diventa il non plus ultra.
Questa classe che si appresta a liquidare e prendere il posto dell’ormai putrescente Berlusconi è considerevolmente peggio di lui, anche se più colta, elegante e presentabile del nostro patetico Presidente del Consiglio.
Che Dio (qualunque esso sia) abbia pietà di noi !
K.
2. "GOVERNO TECNICO" ? GRAZIE NO, 5 novembre 2011, 16:14
Vogliamo dircelo che, allo stato, non esiste il Governo Tecnico?
Può esserci il Governo guidato da chi non ha partecipato a libere elezioni, ma che si deve circondare dal consenso politico di una maggioranza parlamentare.
La conduzione può essere affidata ad un esterno, ma il contenuto delle scelte non può che essere politico; così come ogni atto della nostra vita quotidiana.
Se poi si vuole che sia un esterno a darci la medicina, per come dettata dalla BCE e dall’Europa, poichè sembrerebbe più facile non dovendo rincorrere - più tardi - il consenso popolare per le elezioni, allora è altro dire.
Questo, Governo, di certo è nefasto, ma quello - semmai - Tecnico ovvero che non rispetti, comunque, le esigenze dei cittadini per consegnare saldi accettabili alla BCE, rispedendo al mittente i dictat non sul quanto, ma su come e dove prelevare il necessario, mi terrorizza.
Nè Dio (?), nè Lor Signori avranno pietà di noi; more solito!