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Gheddafi , volpe o sciacallo del deserto?
Publie le lunedì 7 marzo 2011 par Open-Publishing1 commento
Gheddafi , volpe o sciacallo del deserto?
Breve analisi tecnica della guerra in corso in Libia.
http://www.pugliantagonista.it/osservbalcanibr/gheddafi_vole_deserto.htm
di Antonio Camuso
Premessa: parte prima
Da quando la primavera araba ha coinvolto anche la Libia e messo seriamente in discussione gheddafi, il suo regime e la sua credibilità politico-militare nel mondo arabo e non solo , fiumi di parole scorrono nei media globali coinvolgendo i blog della sinistra anche più estrema.
Schierarsi per i ribelli che potrebbero essere influenzati, eterodiretti dagli imperialisti occidentali, le monarchie arabe, al qeda, fratelli musulmani e chi più ne ha più ne metta o essere da parte dal dittatore che continua a chiamare alla lotta per il suo modello di “socialismo arabo” riconvertito alla lotta al terrorismo e ai flussi migratori?
Preferisco non entrare in questo dilemma amletico che sta sconvolgendo i sonni di molti ed infuocando più le pagine di internet che le cannonate dei T62 di Gheddafi le città ribelli…
preferisco entrare nell’analisi tecnica di quanto sta avvenendo sul campo, in quella che sembrava una travolgente avanzata dei rivoltosi su Tripoli ma che ora sta divenendo un frammentarsi di scontri, incursioni sulle città ribelli, conquiste e riconquiste che gettano nel panico i contendenti mediatici del mondo intero peggio di quelli reali tra le sabbie libiche.
Diciamo pure che nella comprensione di tutto ciò , attualmente nessuno ci sta azzeccando, o meglio, chi effettivamente sta prendendo sul serio la questione sono proprio gli “odiati” americani che, teoricamente potrebbero godersi lo sfacelo generale, per poi fare i salvatori della patria
Eppure essi da giorni stanno muovendo forze aeree navali e terrestri considerevoli per quella che sanno una missione impossibile : creare i presupposti per un futuro del mercato petrolifero stabile affidato ad un governo che non sia né quello delle barricate e né quello di Gheddafi, ma contemporaneamente evitare che la Libia, il suo enorme arsenale a cielo aperto sia invece il Bengodi per tutti i gruppi “terroristici” antioccidentali e fondamentalisti.
Il vaso di Pandora è aperto.
Il vaso di Pandora purtroppo è aperto e le immagini che arrivano dalle città insorte sono per gli analisti militari agghiaccianti e di fatto hanno come risultato quello di dichiarare perse molte delle motivazioni militari che spinsero gli interventi in Afghanistan e in Iraq: evitare che gli arsenali militari presenti in quei paesi fossero alla mercè di gruppi terroristici capaci di portare con essi attacchi agli interessi occidentali se non proprio sul territorio metropolitano come l’11 settembre.
Ebbene , oggi questo pericolo, a detta di tutti gli analisti non è probabile, è praticamente certo e come esso stia influenzando nelle ultime ore le mosse degli Stati Uniti e della NATO si comprende bene da alcuni fatti che sarebbero altrimenti incomprensibiliquale ad esempio quello del rinvio di imporre una no-fly zone per gli aerei di Gheddafi ed impedire l’arrivo via aerea o navale a tripoli di mercenari e tagliagole da tutte le parti del mondo.
Il rinvio di operazioni di interdizione aerea è coinciso n particolare da quando gli attacchi aerei libici , lasciate le incursioni sui civili si sono concentrati sui depositi di armi in mano ai ribelli o ritenuti in procinto di cadere nelle mani di essi o comunque segnalati dai servizi segreti di Sheddafi ai servizi occidentali come non più controllati dalle forze fedeli del regime.
La situazione è maledettamente complicata, essendo la Libia un enorme deposito di armamenti di ogni genere , obsoleti per gli standard occidentali ma sicuramente validi per “operazioni non convenzionali” come le guerriglie.
Il guaio è proprio questo e lo vediamo nelle immagini che provengono dai fronti di guerra. Quelli stanno sparando sono ferrivecchi di produzione del vecchio patto di Varsavia che, al contrario dei delicati congegni impertecnologici occidentali, stanno facendo degnamente il loro lavoro nel macello libico, grazie alla loro semplicità e scarsa necessità di manutenzione.
Per comprendere l’immensità dell’arsenale libico pensate all’arsenale afgano dopo la fine dell’intervento russo e l’avvento dei talebani, moltiplicatelo per cento e spargetelo in mille luoghi oggi terra di nessuno e capirete come questa cosa stia facendo rabbrividire tutti i servizi segreti del mondo .
Questi ultimi come conferma la notizia di una cattura di SAS britannici per mano dei ribelli , stanno incominciando a muoversi per riparare i danni più grossi e in questa chiave va interpretata la distruzione dell’enorme multideposito di Bengasi.
Guarda caso quando il fatto è avvenuto a tirare un sospiro di sollievo son stati proprio i nostri amici a stelle e a striscie e le immagini dei corpi delle vittime che avrebbero potuto servire per un’ulteriore campagna mediatica antigheddagfi non sno state per niente utilizzate dai media di casa nostra, lasciando trasparire l’idea di un semplice incidente.
Lo stesso Gheddafi non se ne è attribuito il merito e state sicuri che nella sua battaglie dei bollettini di guerra non ci sarebbe stato male un successone come quello.
Le stesse missione aeree di quella che è la superstite forza aerea libica stanno assumendo il connotato di missioni di ricognizione non solo di supporto alle operazioni di riconquista terrestri , ma anche di conoscenza delle disponibilità logistiche sul terreno,dello stato dei depositi e successiva identificazione degli obbiettivi da eliminare tramite bombardamenti o attacchi di commandos.
Questa mappatura di fatto sta per divenire una opzione di scambio per il colonnello e il suo Stato Maggiore e nel caso di una sua sconfitta e deferimento ad un tribunale internazionale sarebbe buttata sul pieno della bilancia.
Una cosa è sicura: lui non vuol fare la fine di Milosevich e già da adesso si sta preparando una difesa che sia ineccepibile come unico paladino del diffondersi del terrorismo fondamentalista se le cose si mettessero male fra poco tempo per tutti.
Sì perché i segnali che provengono ormai dalle piazze della primavera araba non sono confortanti, e la radicalizzazione dello scontro sociale è dietro l’angolo e ondate di profughi a parte, il rischio che di una guerriglia diffusa con obbiettivo i pozzi petroliferi e di gas dell’intero NordAfrica, armata dall’exarsenale di Gheddafi è reale! Lo choc petrolifero e gli interventi per debellarla sarebbero giganteschi capaci di gettare nel panico chiunque E’ di queste ore la notizia dell’annuncio di un piano di emergenza petrolifera in preparazione dagli USA.
Gheddafi come Rommel, volpe del deserto?
Certo è che appena una settimana fa nessuno avrebbe pensato che Gheddafi oggi sarebbe riuscito a far scendere in piazza migliaia di sostenitori festeggianti strepitose vittorie con la TV che fa vedere file di carri armati puntare sulle città ribelli contro le quali “l’accozzaglia” di ribelli a bordo di un pugno di tecniche e di macchine civili che carosellano di qua o di là a seconda da dove arrivino gli attacchi sembra impossibile a reggere ad una controffensiva programmata secondo i canoni ufficiali della guerra motorizzata, eppure…
Apprendere dalle sconfitte del passato.
In Africa a romperci le ossa per primi siamo stati noi: ricordiamoci di come andò la conquista della Libia e come dopo la dolce Tripoli, la Pirenaica e le sue oasi fu conquistata a colpi di masacri e deportazioni di massa dopo qualche decennio di guerriglia araba.
Poi venne la seconda guerra mondiale e la guerra motorizzata e ci accorgemmo che la conquista del territorio non si misura in chilometri conquistati bensì nella capacità dia vere linee di rifornimento logistiche adeguate, capacità di ricognizione , con acquisizione dei dati sull’avversario, le condizioni meteo, il controllo dei cieli, la possibilità di rifornire tramite mare le città sulla costa se la rotabile di Graziani che da Tripoli giunge sino al confine egiziano fosse in parte bloccata….
Fine prima parte
Antonio Camuso
Osservatorio sui Balcani di Brindisi
Messaggi
1. Gheddafi , volpe o sciacallo del deserto?, 7 marzo 2011, 22:53
Una analisi lucida e reale,questo di Camuso .A parer mio, la Libia è un discorso diverso e molto piu’ complesso di quello delle precedenti rivoluzioni In Tunisia e Egitto dovute a la crisi del capitalismo,alla sua ultima spiaggia della speculazione sui generi alimentari , al fallimento o meglio al rigetto, dei paesi poveri del maghreb di tradizione solidale islamica, del liberismo e dell’economia di mercato Non si tratta di vederlo da punto di vista neostalinista oppure libertario, la situazione obbiettivamente non è chiara, al di fuori del fatto che ,Gheddafi ormai è fuori di testa, per il resto è un vero e complicato enigma, che si presta a diverse interpretazioni ,anche antitetiche Ricerca di maggiore democrazia ,o faida fra tribù che non hanno avuto lo stesso trattamento?Società civile che si ribella al tiranno o integralisti portatori di una altra, forse peggiore tirannide?Una cosa è sicura l’intervento militare diretto sarebbe una pazzia, ambedue i contendenti sparebbero addosso a chi interviene dall’esterno Un segnale chiaro è stato dato da come gli insorti hanno trattato le teste di cuoio inglesi ,anche questo episodio si presta a due interpretazioni diverse ,possono averlo fatto perchè non vogliono interferenze neocolonialiste, visto che c’è di mezzo il petrolio e questo sarebbe comprensibile ed apprezzabile ,li sentiremo vicini e su la giusta strada,oppure semplicemente perchè da bravi integralisti hanno al naso sia gli usa e Inghilterra.Che poi per tutti questi paesi, sia auspicabile un modello solidale socialista,antimperialista ,laico,espressione di una società civile giovane e che guardi al futuro,su questo non ci piove, sarebbe la soluzione che, in un solo colpo, potrebbe tenere a distanza,allontanare il pericolo, sia di un ritorno al passato teocratico ,in forza proprio della suo essere solidale ,sia chiaramente il neocolonialismo imperialista
Alex