Home > Governatori leghisti e Ru486
In campagna elettorale nessun candidato ha fatto il minimo accenno alla Ru486, la pillola del giorno dopo. E, se nessuno lo ha fatto, avevano le loro brave ragioni per non vedersi contro quell’elettorato femminile che costituisce la maggioranza del voto. Poi, appena i governatori leghisti sono stati eletti, è scattato il caso Cota e Zaia in cui costoro hanno dimostrato, come primo loro atto, una viva contrarietà alla Ru486, con un attacco poi subito ritirato e nascosto nella fedeltà alla legge 194, in quanto si è aperto un conflitto di competenze tra i Governatori di Regione, che evidentemente non hanno il potere di vietare o limitare una legge dello Stato, il Parlamento e l’Aifa o azienda del farmaco.
In modo analogo ma contrario, Regioni ad amministrazione di csx, come la Toscana o l’Emilia, non avevano la competenza di bypassare la 194 stessa trasformando i 3 giorni di degenza obbligatoria in due visite in day hospital.
Le competenze, per dirla tutta, sono di ordine sanitario (Aifa) e di ordine politico (Parlamento).
Stante le rispettive competenze, per cui Cota e Zaia possono solo tacere, si permette che l’Italia sia in controtendenza rispetto a tutto il mondo, sia per l’enorme ritardo con cui il farmaco è stato introdotto (in Francia la Ru486 si usa da 20 anni), sia per l’eccesso di cautele con cui si finge di difendere la salute della donna, solo per gettare sulla sua testa altre restrizioni.
Solo in Italia, infatti, la legge richiede 3 giorni di ricovero ospedaliero, del tutto inutili, visto che negli altri paesi la pillola viene presa a domicilio e sta nella libertà di chi la vuole usare.
Le Regioni a guida csx che rifiutano il ricovero coatto ricordano che la pillola deve essere presa due volte, una 1a volta in ospedale, una 2a volta dopo 2 giorni, quando avviene l’espulsione dell’ovulo e, poiché questa può essere accompagnata da sanguinamento come una mestruazione, la donna si ferma in ospedale 5 o 6 ore per maggior sicurezza. Ma niente richiederebbe l’internalizzazione per 3 giorni, che, oltre a costare e occupare posti letto, è inutile e non sarebbe nemmeno fattibile in quegli ospedali che praticano l’obiezione di coscienza.
Quelli che invece, in Italia, esigono il trattenimento della donna per 3 giorni fingono di voler tutelare meglio la salute della donna, e sono gli stessi, guarda caso, che nulla hanno mai detto in passato sulla pratica dei cucchiai d’oro e degli aborti clandestini che erano, quelli sì, altamente pericolosi per la salute della donna.
In quanto alle cifre sui presunti decessi che vengono sbandierate, si dice che siano 5 in Inghilterra e 30 in tutto il mondo, senza specificare in quanti anni, senza che ci siano verifiche da autopsia, senza che si sappia se c’erano altre patologie. Del resto rilevamenti attendibili sono impossibili in paesi in cui l’assunzione della pillola è domiciliare, dipende dalla donna, e non sottostà a controllo medico.
Parlare di 30 decessi probabili nell’arco di 20 anni è del tutto ridicolo, visto che solo l’influenza fa morire 8000 persone l’anno. Dovremmo ricoverare tutti quelli che prendono una influenza? Ed è altissimo il numero di persone che muoiono per una semplice aspirina. Dovremmo per questo vietare le aspirine o permetterne l’uso solo con ricovero obbligato?
Nei 30 decessi probabili ci sono addirittura 2 uomini. E non abbiamo dati sulle donne in oggetto, nemmeno se avessero altre malattie, sapendo benissimo che tutti i medicinali possono essere assunti in modo sbagliato o in presenza di intolleranze specifiche.
L’unica cosa certa è che in tutto il mondo la Ru384 è considerata un farmaco sicuro. Perché solo in Italia no? Perché in nessun paese che non sia dominato dal Vaticano come questo non è mai esistita la polemica sulla pericolosità della Ru486 e l’ipocrita difesa della salute della donna? quella difesa che per secoli è mancata totalmente nei casi di aborto clandestino e che manca tuttora nei casi di aborto chirurgico, dove la stessa anestesia ha un alto tasso di pericolosità e non è applicabile a tutti.
Si ricordi infine che in day hospital si applicano terapie molto più pericolose, come le radioterapie tumorali che sono altamente tossiche e distruttive anche dei tessuti sani. Eppure qui nessuno tuona per una presunta difesa della vita o richiede una ospedalizzazione coatta. Perché per le donne sì?
L’unica cosa chiara che emerge è che, sia il ritardo della Ru486 in Italia, che la penalizzazione delle donne mediante schedatura sanitaria, gogna o rifiuto di eventuali obiettori di coscienza, e degenza obbligata di 3 giorni, non sono altro che scelte ‘politiche’ facenti parte di un disegno misogino di controllo della libertà femminile, in cui è lampante il peso del Vaticano per distruggere i diritti delle donne e la loro autodeterminazione sulla maternità, per ribadire il potere della Chiesa di Roma sui loro corpi e le loro volontà, negando non solo i loro diritti di persona ma anche qualsiasi controllo delle nascite.
Il forte timore è che, adesso, questo Governo, che è in crisi di attendibilità, usi il corpo delle donne come merce di scambio per crearsi alleati clericali, e adoperi la Ru486 per distruggere la 194 e penalizzare ulteriormente il corpo e la volontà femminile.
MASADA n° 1117
Messaggi
1. Governatori leghisti e Ru486, 8 aprile 2010, 10:19, di viviana
Vaticano, Lega e Berlusconi hanno imposto alle donne italiane che vogliono prendere la pillola per abortire il ricovero obbligatorio per 3 giorni per la Ru486, una follia che non esiste in nessun paese del mondo.
Domandina semplice semplice.
Se una donna va in ospedale e pende la prima pillola, poi, coi suoi piedini, se ne va e torna a casa, cosa le possono fare?
Imporre un ricovero obbligatorio con la forza pubblica?
Legarla al letto?
Vietarle di tornare in ospedale per prendere la seconda pillola?
E’ questa la difese della libertà?
E’ questa la difesa della vita?
Se si vergognassero della loro cattiveria Ru486 non sarebbe meglio!
Viviana Vivarelli
1. Governatori leghisti e Ru486, 8 aprile 2010, 12:01, di e = mc2
Mi piace sempre meno questa male interpretata democrazia ove si vota, comunque, un gruppo di persone e poi il singolo "Capetto" sputa sentenze senza consultare, quanto meno, il suo gruppo.
Mancano i programmi ad ogni elezione, sulla base dei quali chiedere conto del lavoro dei nostri eletti.
Che schifo questa democrazia che, se non è un regime, ci assomglia molto; anzi ...
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensano le donzelle con il fazzoletto verde di questa continua offesa alla loro libera scelta di donne.
Perchè la Sinistra non indice un referendum, sulle piazze leghiste, per esempio, per avere dati effettivi sulla volontà popolare, turlupinata ad ogni e dopo il voto?
2. Governatori leghisti e Ru486, 8 aprile 2010, 12:50
E’ uno dei ticket da pagare per l’appoggio dato dal Vatic-ano alle elezioni.michele
1. Governatori leghisti e Ru486, 8 aprile 2010, 14:29, di viviana
Devo leggere storture di bloggher che affermano: "Una farmacia può vendere o non vendere quel che caxxo crede"
FALSO. Una farmacia non è una bottega qualunque e ha precisi obblighi di legge
Leggo che il motivo per cui una farmacia non vende preservativi è che non permettono alti guadagni
FALSO. Nei comportamenti di certe farmacie pesa un discorso pesantemente ideologico
Sarebbero troppe altrimenti le merci che resterebbero fuori dalla vendita perché il ricarico è basso
E non è un caso che il policlinico Gemelli e l’ospedale S.Pietro Fate Bene Fratelli non prescrivano la pillola in quanto ospedali ’cattolici’ (come si fossero dimenticati di essere convenzionati con lo stato italiano)
Non vende preservativi la farmacia cattolica più famosa di Roma. Nel giorno in cui la Ru486 può essere distribuita e richiesta dalle farmacie ospedaliere, si innesta la polemica anche sull’obiezione di coscienza sui condom
Roma è piena di farmacie. E i profilattici si possono acquistare anche al supermercato, dal tabaccaio, presso i distributori automatici
Ma non nella farmacia all’Isola Tiberina attigua all’ospedale Fatebenefratelli, gestito dalla Casa Generalizia dell’Ordine ospedaliero di San Giovanni di Dio, noto a Roma come l’ospedale dei frati. Chi ha chiesto «una scatola di condom» si è sentito dire «non li abbiamo, siamo una farmacia cattolica»
Non c’è un diritto di scegliere cosa vendere e cosa no
Per me potrebbero anche farlo, perdendo però immediatamente la licenza pubblica che è stata data loro dallo stato italiano a precise condizioni di legge
Lo stesso vale per le cliniche private cattoliche che privano i loro pazienti dei diritti riconosciuti dalla legge
Riterreste legale che vi fossero cliniche islamiche dove si pratica l’escissione, cioè il taglio del clitoride femminile e delle grandi e piccole labbra con ricucitura di quel che resta
O ci fossero cliniche dei Testimoni di Geova che vietano le trasfusioni?
viviana
2. Governatori leghisti e Ru486, 8 aprile 2010, 16:23, di ILSOLECHESORGE
IN QUESTO MOMENTO L’ ITALIANI SONO IN UN SONNO PROFONDO DELLA RAGIONE, ALTRIMENTI NON SI SPIEGHEREBBE QUESTA APATIA DIFRONTE A TUTTE LE CONTRADDIZIONI, CHE AD OGNI PIè SOSPINTO INCAPPA QUESTO GOVERNO E SOPRATUTTO LA LEGA, CHE ORA E’ DIVENTATA ANCHE (PAPALINA) IN APPARENZA. SONO SERIAMENTE PREOCCUPATA PER QUESTA CAMALEONTICA LEGA, DOBBIAMO VIGILARE PER NON RITROVARCI SOTTO UN ALTRO TALLONE...........!!!!!!!!!!!