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IL 5 AGOSTO DECISIONE SU ESPULSIONE ISSA

Publie le giovedì 28 luglio 2005 par Open-Publishing

A 9 giorni dal ricorso in appello al Tribunale di sorveglianza di Roma, ritorna in primo piano la storia di Jihad Mohamed Issa, il palestinese che ha espiato 20 anni di carcere per avere attentato alla vita del secondo segretario dell’ambasciata in Italia degli Emirati Arabi Uniti e partecipato al gruppo rivoluzionario Fatah.

Dopo aver passato gli ultimi 10 anni in regime di semiliberta’, Jihad e’ da piu’ di un mese rinchiuso nel CTP di Ponte Galeria a Roma, e rischia l’espulsione in quanto privo del permesso di soggiorno. ’’Per Jihad - dice il presidente di Antigone, Patrizio Gonnella - l’espulsione non significa solo la definitiva interruzione del percorso di reinserimento fin qui proficuamente effettuato, ma anche un concreto rischio per la sua vita’’.

Da cio’, alcuni parlamentari, associazioni, operatori penitenziari e semplici cittadini, hanno lanciato un’appello affinche’ a Jihad sia consentito di continuare a vivere e lavorare in Italia. Oggi, nel corso di un incontro nella sala stampa della Camera dei Deputati, si e’ ritornato a parlare del palestinese alla presenza di alcuni parlamentari, tra cui Luciano Pettinari (DS), Giovanni Russo Spena e Ramon Mantovani (PRC), Gabriella Pistone (PDCI), Paolo Cento (Verdi), i quali hanno preannunciato la presentazione di una interpellanza parlamentare.

E’ stato il presidente di Antigone a illustrare il caso Jihad. ’’E’ un caso classico di vita a rischio - ha detto Gonnella - e percio’ da trattare in maniera individuale. Su lui l’applicazione della legislazione e’ stata rigorosa, senza buonsenso. C’e’ rischio di incolumita’ personale in quanto, qualora Jihad fosse espulso verso un qualsiasi paese arabo, rischierebbe la vita in quanto il gruppo del quale si ritiene sia stato membro non solo e’ stato dichiarato illegale da anni, ma i suoi ex membri sono ricercati e condannati morte’’.

La vicenda giudiziaria e’ stata poi illustrata dal difensore del palestinese, Maria Luisa D’Addabbo. ’’Jihad ha espiato in modo esemplare la pena - ha detto - tant’e’ che per l’ottimo comportamento carcerario e per il suo costante e proficuo percorso di reinserimento, gli sono stati concessi tutti i benefici previsti dalla Legge Gozzini, nonche’ tutte le misure alternative alla detenzione.

In virtu’ del fatto che rischia la vita se espulso dall’Italia, noi abbiamo chiesto l’immediato suo rilascio e l’annullamento e la revoca della sua espulsione. Auspichiamo che l’autorita’ di sorveglianza faccia giustizia, decretando che Jihad non e’ un soggetto socialmente pericoloso, anzi e’ persona perfettamente integrata nel nostro paese. Per questo merita che gli si riconoscono i diritti che ha’’.(Fonte:ANSA)