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IRAQ: PRODI, SE VINCO CALENDARIO PER RITIRO TRUPPE

Publie le sabato 3 settembre 2005 par Open-Publishing

FIDENZA (PARMA), «Se l’Unione vincerà le elezioni, lo ripeto, stabilirei subito un calendario di uscita delle nostre truppe dall’Iraq e in quel paese invierei, invece, uomini e donne che con le Nazioni Unite e con il governo iracheno aiutino il lavoro di ricostruzione materiale e politica del paese».

Lo dice il leader dell’Unione, Romano Prodi, dando il via ad un forte applauso dei circa 500 partecipanti al Festival di Lilliput, la rete di associazioni e movimenti pacifisti, cattolici e non. Prodi parla nel palazzetto dello sport di Fidenza (Parma), da un palco avvolto nella bandiera arcobaleno della pace: bandiera che avvolge anche le due prime file di sedie poste nel parterre.

Al suo arrivo, anch’ esso segnato da un applauso, un portavoce puntualizza che «Prodi non è il candidato di Lilliput alle primarie, ma è la persona che in questo momento ha più probabilità di diventare il presidente del Consiglio, e quindi ci interessa ascoltare ciò che ha da dire».

Ma la sintonia tra il Professore ed i pacifisti si manifesta immediatamente quando Prodi risponde alla prima delle domande dei partecipanti al Festival. A Lisa Clark, di «Beati i costruttori di pace», capelli bianchi e giacchetta rosa, che gli chiede se ritirerebbe i militari italiani dall’Iraq, Prodi risponde convinto.

«Gli avvenimenti di questi giorni, in Iraq ma non solo, confermano - rileva - che questa guerra non avrebbe mai dovuto cominciare, e che l’uscita dal conflitto diventa sempre più complicata».

Il leader dell’Unione, poi, accenna all’uragano abbattutosi sugli Stati Uniti: «Gli interventi di soccorso a New Orleans - rileva - sono stati un pò più lenti anche perchè il 40% della Guardia nazionale, normalmente utilizzata per reagire alle calamità naturali negli Usa, era impegnato in Iraq».

E, a chi lo incalza nel chiedergli cosa farebbe, da presidente del Consiglio, rispetto alla presenza in Italia di ordigni nucleari della Nato, Prodi risponde: «Esistono dei trattati, ma la sovranità dell’Italia deve essere garantita, così come il rispetto degli accordi.

Certo - conclude - su questo rispetto degli accordi talvolta si riscontra una certa pigrizia. Invece, bisogna essere rigidi».(ANSA)