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Il Brasile punta sull’idroelettrico per l’autonomia energetica

par Ripreso da Mattia Laconca

Publie le martedì 15 novembre 2011 par Ripreso da Mattia Laconca - Open-Publishing

Articolo tradotto, pubblicato sul numero 479 della prestigiosa rivista scientifica "Nature"

UNA LOTTA PER L’ENERGIA

Quando lo scorso 27 ottobre poche centinaia di manifestanti, perlopiu’ provenienti dalle comunità indigene, hanno temporaneamente occupato il cantiere della diga di Belo Monte sorto sul fiume Xingu, gli operai hanno sospeso i lavori. Ma il governo brasiliano non intende fare retromarcia: il progetto di costruzione della centrale idroelettrica a ridosso dell’affluente del Rio delle Amazzoni (prevista come una delle maggiori al mondo, con una capacità di 11000 megawatt una volta completata nel 2015) è "essenziale" per soddisfare il fabbisogno energetico di un’economia in pieno boom. Per ordine del tribunale, i manifestanti hanno dovuto abbandonare il giorno stesso laloro occupazione, ma la diga rimane oggetto di feroce controversia.

L’episodio ha riportato una sfuggente e sporadica attenzione da parte dei mezzi di informazione nel mondo, ma lo stesso rappresenta solo un aspetto di un quadro piu’ complesso. Guidati dal Brasile stesso, i Paesi dell’intera area stanno tentando di sfruttare il Rio delle Amazzoni per sopperire ad un crescente fabbisogno energetico. Se gli attuali piani di lavoro saranno portati a termine, un’ondata di dighe causerà un cambiamento impressionante alla foresta pluviale nei prossimi decenni.

"Nel contesto globale l’Amazzonia si distingue come area con un grande potenziale non ancora sfruttato, con il piu’ grande sistema fluviale del mondo ed una evidente scarsità di centrali idroelettriche" afferma Mark Mulligan, geografo presso il King’s College di Londra, il quale ha guidato lo sviluppo di una banca dati interattiva contenente oltre 36000 dighe sparse in tutto il mondo. Uno dei suoi ex allievi, Leonardo Sàenz, lavora presso il Conservation International di Arlington, in Virginia, implementando la banca dati con le dighe progettate ed in costruzione in Amazzonia (vedasi l’articolo "A beckoning prize" (sempre sulla rivista NATURE, ndr) ). L’obiettivo è capire come gli investimenti possano incidere sull’area, sia fisicamente che economicamente.

Secondo gli ambientalisti del WWF, meno del 10% di energia elettrica in Brasile proviene da dighe sorte nella regione amazzonica. La diga di Belo Monte accrescerebbe tali stime insieme a molti altri progetti in fase di elaborazione, tra cui le 18 dighe in programma presso il Tapajòs, altro affluente del Rio. Il governo brasiliano ha inoltre sottoscritto accordi per tali infrastrutture con la regione amazzonica peruviana, in cambio di una quota di potere e di controllo.

Nonostante le dighe assicurino energia libera da emissioni di carbonio non sarà possibile evitare gli effetti collaterali: costruzione di nuove strade, deforestazione, utilizzo massivo di manodopera straniera (l’articolo scrive testualmente "invasione di lavoratori immigrati" ndr...) ed ingenti emissioni di metano nell’atmosfera una volta che ampie zone del polmone sudamericano saranno letteralmente annegate. Gli studiosi sottolineano inoltre come la deforestazione porti ad un’alterazione delle precipitazioni e, quindi, ad un importante cambiamento climatico: ciò porterebbe ad una minore resa di energia dal settore idroelettrico, rendendo così già obsoleti gli investimenti in corso sul medio-lungo termine.

"Non è così difficile costruire infrastrutture inutili e sbagliate, che porrebbero seri rischi di investimento a lungo termine" afferma John Matthews, esperto di acqua dolce presso la Conservation International. "Da questo punto di vista il cambiamento climatico rappresenta il rischio pià grande per l’Amazzonia". Matthews teme che il Brasile diventi presto dipendente da questa forma di produzione d’energia discontinua: prova ne sono le recenti nuove costruzioni.

"Il Brasile sta varcando una nuova, ultima frontiera per l’energia idroelettrica" afferma Pedro Bara, attivista per il WWF a Brasilia. "In 30 anni, se tutti i piani saranno realizzati, la metà dell’energia brasiliana nascerà dal Rio delle Amazzoni".

ARTICOLO DI JEFF TOLLEFSON