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Il capogruppo al Senato del Prc: «Calipari ucciso per allineare l’Italia alle scelte americane»
Publie le domenica 28 agosto 2005 par Open-PublishingMalabarba: «Scelli? Fu d’ostacolo alle trattative»
di Stefano Bocconetti
«Per me non è finita qui». Luigi Malabarba, è il capogruppo di Rifondazione al Senato. E’ membro del comitato che vigila sui servizi segreti. In realtà è anche un po’ di più: è una sorta di «ambasciatore» di un pezzo della sinistra in ambienti di solito molto ostili verso l’opposizione. In ogni caso è uno che conosce bene quel mondo.
Allora Malabarba. Che idea ti sei fatto? Perché Scelli se n’è uscito, mesi dopo, con quelle verità?
Diciamo con quelle mezze verità. Troppe lacune, troppi passaggi raccontati in due righe, mentre su altri insiste troppo. Ho insomma la sensazione che volutamente non abbia voluto esser chiaro.
Già, ma perché l’ha fatto?
Dicono che sia malato di protagonismo. Il che, naturalmente, è vero. Verissimo. Dicono che voglia far pagare a Forza Italia qualche promessa mancata. Il che è probabile, probabilissimo. E se così fosse, lo stillicidio di "rivelazioni" potrebbe continuare fino a che non avrà raggiunto i suoi obiettivi. Ma davanti ad un personaggio così, comunque, non si può essere sicuri di nulla. Non escluderei per esempio che il suo accreditarsi come il "liberatore" delle due Simone, possa - chessò? - servirgli per proporsi dall’altra parte.
Nel centrosinistra?
E perché no? Mica sarebbe il solo.
Perché dici che Scelli ha "provato ad accreditarsi" come liberatore. Cosa vuoi dire? Che non è stato lui a liberarle?
Lui? Credo che se ha fatto qualcosa sia stato solo dare fastidio a chi lavorava per liberare gli italiani. Noi l’abbiamo sempre saputo e ora vedo che cominciano a dirlo, e a scriverlo, davvero tutti. No, non è stato lui a liberarle. Lui, in tutte le drammatiche vicende irachene, ha provato - come posso dire? -, sì, ha provato ad infilarsi. Si è mosso parallelamente ai servizi, spesso in aperta concorrenza. S’è mosso creando una sorta di intelligence tutta sua. Voleva essere delegato alle trattative. Ma nessuno, dicasi nessuno, dei parenti, degli amici dei sequestrati gli ha mai dato un via libera.
Giocava in proprio, insomma?
No, non è esattamente così. Il governo l’ha mandato là come uomo immagine. Come uomo che poteva controllare e che serviva per le conferenze stampa dal fronte. Lui ha deciso poi di inventarsi un ruolo da agente del IV° servizio segreto. Andandosene in giro ad investigare, scortato dai carabinieri. Cambiando, anche agli occhi della popolazione irachena, il ruolo della Croce Rossa. Lo ha fatto per fini suoi anche se certo a Palazzo Chigi qualcuno gli ha dato il permesso.
Perché si sarebbe mosso in alternativa ai servizi?
Perché il Sismi, ovviamente, risponde al potere politico. E ci mancherebbe altro. Ma una volta stabilite le direttive - "occorre fare questo e quest’altro" - sul campo, ci vanno gli agenti dei servizi. Con la loro professionalità, con la loro capacità. E si muovono autonomamente, com’è naturale che sia.
Le rivelazioni di Scelli insomma sono inquinate? Non valgono nulla?
Ti ripeto: sicuramente è un pezzo di una battaglia che lui sta giocando per qualche sporco obiettivo. Ma almeno un merito ce l’avrà avuto..
Quale?
A giorni, finalmente, si conoscerà l’esito della perizia della Procura sull’auto dove è stato assassinato Calipari. E forse, dopo l’intervista a Scelli, nessuno avrà il coraggio di impedire le indagini. Insomma, oggi ci sarebbero più possibilità di ieri di riaprire il caso. Se anche uno come Scelli dice che gli italiani sono talmente subordinati al comando Usa da dover tacere sulle loro missioni.
Cercare la verità su quel che è avvenuta al check point dell’aeroporto di Baghdad. Ma chi la ostacola? Gli americani?
Gli americani, è ovvio. Ma l’ostacola soprattutto il partito degli americani in Italia.
Prego? Di che stai parlando?
Anche qui, non mi pare di sostenere qualcosa di straordinariamente nuovo se dico che in Italia c’è ed opera un partito che ha un solo obiettivo: riallineare, completamente, il nostro paese alla logica della guerra preventiva. Un partito che ha anche un segretario.
Chi?
Il capo della poliza, Gianni De Gennaro. Sono anni che lavora - e con lui il suo "partito" - a quell’obiettivo. Lo fa, lo fanno in mille modi diversi: nominando sistematicamente i loro uomini nei posti centrali, e facendo fuori altri personaggi che magari si sarebbero conquistati i gradi sul campo. Lo fanno proponendo e riproponendo l’accorpamento di tutti i servizi in un’unica struttura. Naturalmnente sotto il comando, diretto o tramite prestanomi, del capo della polizia. Se ci pensi, è esattamente quel che hanno fatto gli Usa con John Negroponte. Un superpotere spaventoso, che ripropongono pari pari anche in Italia.
E Calipari che c’entra?
Che c’entra? Il comando Usa aveva già fatto capire che non avrebbe tollerato trattative. Quando furono liberati i primi tre italiani, s’inventò il blitz dei marines e ci si mise una pezza. Con le due Simone, c’era la copertura della Croce Rossa e ci si mise un’altra pezza. Le trattative per la Sgrena, no, però, non potevano essere tollerate. E i risultati li conoscono tutti. Calipari è morto e il governo italiano, neanche mezz’ora dopo quell’omicidio aveva già fatto sapere che non avrebbe mai più trattatato con nessuno.
E ora?
Cosa accade non lo so. Ma vuoi sapere cosa mi immagino?
Naturalmente.
Ora che vedrai che qualcuno - perché no? - qualche giornalista di Repubblica, esattamente come avvenne all’epoca della liberazione di Sgrena, se ne uscirà sostenendo che le rivelazioni di Scelli gettano discredito sui nostri servizi. Spiegando che ormai i nostri servizi sono impresentabili, ci aggiungeranno che ci facciamo la figura della solita Italietta. Magari attaccheranno anche l’impresentabilità del governo. E proporranno l’accorpamento dei servizi. Come vuole Negroponte. Come vuole la sua sponda italiana.




