Home > Il gioco al rialzo delle destre
Dazibao Governi Graziella Mascia
di Graziella
Mascia
La vera notizia di questa estate, insieme alla guerra in Iraq, è l’esplosione
del carovita. Ma le destre tengono alto lo scontro politico scegliendo il terreno
ideologico del proibizionismo e dell’autoritarismo.
Un giorno è il piercing fuorilegge, un altro è l’attacco alle donne e alla legge
sull’aborto, un altro ancora è l’arresto immediato per gli accattoni o la caccia
allo spinello, in attesa del ministero antidroga. Il tutto, naturalmente, condito
quotidianamente da una buona dose di razzismo contro i "clandestini". Un gioco
al rialzo sempre più demenziale da cui emerge chiaramente la crisi della coalizione
di governo.
Infatti, se i pruriti identitari ieri potevano restare nelle pance dei parlamentari e dei ministri della Casa delle libertà, perchè bastava il richiamo anticomunista di Berlusconi a rappresentare tutti, oggi non è più così.
La debolezza della coalizione ha bisogno di manifestarsi in una competizione sfrenata sul terreno ideologico, come se le elezioni fossero dietro l’angolo. Forse il tutto verrà sedato ancora una volta nella verifica autunnale, e le intemperanze estive troveranno pace nell’annunciato giro di poltrone, ma la strategia berlusconiana non regge più.
L’autunno, si sa, sarà più che caldo. Il caro petrolio porterà ad ulteriori aumenti dei prezzi, in una situazione in cui i salari sono già da fame. Come pensa di cavarsela un governo che fa acqua da tutte le parti? La tentazione di ogni forza politica di smarcarsi per tentare di difendere la propria fetta di rappresentanza è inevitabile. Ma in quel caso non basterà più il richiamo identitario.
Bush ha fatto la guerra anche per rispondere alla crisi della globalizzazione capitalista, ma è finito in un pantano e le elezioni negli Usa si giocheranno sull’economia. In Italia possono giocare a chi la spara più grossa, ma tutti saranno costretti a misurarsi sulle cose concrete. Berlusconi lo sa, e non è un caso se i suoi uomini si espongono in prima persona per smorzare gli estremismi degli alleati sul terreno dei diritti civili. Ma sa anche che forse non basterà neanche il collante delle tanto sbandierate riforme costituzionali.
Perciò, se è necessario che le opposizioni rispondano in modo determinato a ogni provocazione autoritaria, di per sè questo non è sufficiente. Non basta chiedere le dimissioni del Sirchia di turno, come non basta urlare razzista al ministro leghista.
E’ necessario, ma non basta, impegnarsi a cancellare le leggi berlusconiane più schifose. La Bossi-Fini va cancellata, è chiaro, ma per tornare alla Turco-Napolitano? Non può essere. L’indignazione per gli stranieri morti nel mediterraneo non si può placare con una Europa più impegnata collettivamente a respingere i migranti, ma aprendo le frontiere e chiudendo i Cpt. Così come la precarietà non si contrasta solo cancellando la legge 30, ma aprendo una nuova stagione di diritti per tutte e tutti. E potremmo continuare. E’ facile essere tutti contro Berlusconi, un po’ più difficile pensare di mandarlo a casa. Per riuscirci bisogna lavorare a un vero programma di alternativa.