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Il nodo del soggetto politico

Publie le martedì 28 giugno 2011 par Open-Publishing

Fra pochi giorni si avvierà il percorso congressuale del PRC che si concluderà alla fine dell’anno. Sarà un appuntamento decisivo e non solo perché sarà l’occasione per una verifica del nostro progetto politico, ma anche per l’eccezionalità della fase in cui questo viene a cadere. Nell’arco di pochi mesi, dalle elezioni amministrative al referendum, è mutato il clima nel paese.

Il governo di centro destra attraversa una fase di crisi acuta, la sua credibilità è ai minimi termini, la sua coesione interna è messa a dura prova; le forze di centro sinistra e di sinistra hanno ottenuto risultati elettorali importanti; con i referendum si è affermata una critica di massa non solo alla politica del governo, ma anche all’ideologia liberista: un vento nuovo spira, quello di una domanda di rinnovamento delle pratiche politiche e di partecipazione. Siamo dunque in una fase di “sommovimento” che, peraltro, tocca anche altri paesi del sud Europa. Non credo sia una coincidenza.

E’ la fascia più debole dell’Europa che comincia a scricchiolare sotto l’urto di una crisi che si fa sempre più acuta, che subisce un’accentuazione delle disuguaglianze sociali, che vede il crescere della precarietà e dell’incertezza, che viene scossa da una protesta che tocca in modo particolare le giovani generazioni e che si ribalta sul sistema politico, anche sottoforma di richiesta di maggiore democrazia. La novità di questa fase deve essere colta nel nostro congresso, a partire dalla questione decisiva del soggetto politico in grado di dare risposta alla nuova domanda sociale.

Vi è, infatti, un paradosso nella nuova situazione: l’offerta politica a sinistra è inadeguata rispetto a una domanda che si fa più radicale e ricca. Nel caso della sinistra moderata il punto debole è rappresentato da una proposta politica che è interna alla logica liberista. Nel caso di quella radicale, esiste un’eterogeneità di posizioni che o approdano al settarismo o rischiano di confluire nell’opzione moderata per calcolo tattico. La proposta di unità a sinistra che avanza la FdS sconta questa situazione: i soggetti evocati non sono nei fatti disponibili, perseguendo gli stessi finalità politiche diverse.

In questo modo una sinistra all’altezza della domanda sociale non emerge e ciò comporta il rischio di delusione e di passivizzazione nel corpo sociale. Né mi pare sia credibile teorizzare la supplenza dei movimenti e delle organizzazioni sociali, dato che anche in questo caso vi è eterogeneità di posizioni. Come risolvere allora il problema? Come costruire un soggetto in grado di condizionare lo sbocco politico, mettendo a valore la nuova domanda sociale? Ma, soprattutto, esistono le minime condizioni per costruire tale soggetto?

La ripresa nei consensi della FdS, una domanda di partecipazione vera, l’agglutinarsi d’istanze radicali, delineano un campo di possibilità, non indicano una prospettiva certa. Per questo penso che senza una forte determinazione politica ben difficilmente una tale soggettività potrà emergere e questo è il compito esplicito che il PRC deve assumersi. Occorre però una premessa. Mi pare evidente che una sinistra alternativa non possa essere concepita come semplice dilatazione dell’attuale Federazione, secondo una logica di cooptazione. Le diverse soggettività rivendicano la loro autonomia e parità.

Per questo abbiamo bisogno di una proposta nuova che punti alla costruzione di un più ampio aggregato plurale. Né mi pare sia pensabile che quest’aggregato sia composto solo da soggetti politici, ma deve comprendere anche soggetti sociali. Né, infine, mi pare sia pensabile che allo stato dei fatti esso possa scaturire da un’intesa di vertice con SEL, IdV e altre forze, date le evidenti resistenze che le stesse oppongono. Occorre quindi attivare un “processo”, dall’alto e dal basso, che può implicare anche la disarticolazione e la riaggregazione di forze. Per tutte queste ragioni la costruzione di una soggettività alternativa muove, in primo luogo, dalla convergenza sui contenuti e da una concreta pratica sociale.

Per queste ragioni il processo non è necessariamente lineare. I contenuti, inoltre, per avere un effetto di trascinamento devono intercettare la domanda sociale e coglierne la nuova qualità. L’orizzonte è quello della critica antiliberista ed anticapitalista. I temi ci sono squadernati di fronte: sono quelli della scelta pacifista, della difesa ed estensione dei beni comuni, della salvaguardia del lavoro e contro la precarietà, della democrazia e della difesa della Costituzione. La proposta di una “costituente dei beni comuni” va in questa direzione, anche se a me pare che il processo da attivare non può risolversi solo nell’assunzione di questo terreno d’iniziativa, per quanto importante esso sia. Occorre, infatti, che anche sugli altri terreni si realizzino convergenze strutturate e che vi sia un collegamento orizzontale fra queste tematiche.

Non voglio qui soffermarmi sulle numerose connessioni che legano le varie tematiche. A me pare, ad esempio, che centrale resti la questione lavoro, senza per questo togliere valore alle altre questioni. Quello che invece voglio sottolineare è che si deve puntare non semplicemente sulla somma di terreni diversi d’iniziativa, ma sulla definizione di un profilo politico generale. Per esemplificare, occorrerebbe oggi una “costituente dell’alternativa”, come processo di rifondazione della stessa sinistra radicale.

Non sto proponendo il lancio dell’ennesimo slogan, ma l’individuazione di una prospettiva di lavoro, che si può saldare da subito con la gestione della battaglia per la ripubblicizzazione dei servizi pubblici, con la lotta contro la precarietà del lavoro, con l’impegno per la pace in Libia e con il sostegno a una riforma in senso proporzionale della legge elettorale, per citare solo alcune delle battaglie in campo. Ma che può trovare forse un terreno ancora più fertile a livello locale, laddove anche a seguito delle elezioni amministrative prime aggregazioni di sinistra si sono prodotte e su contenuti avanzati. Qui la costruzione di coordinamenti delle forze in campo, la costituzione di gruppi consiliari unitari, la formazione di gruppi di lavoro per l’attuazione di un programma sociale, la pratica diffusa della partecipazione sono obiettivi concreti che si possono perseguire da subito.

http://gianluigipegolo.wordpress.com/2011/06/27/il-nodo-del-soggetto-politico/