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Intesa Sanpaolo, accordo penalizzante per lavoratrici e lavoratori
par Unità Sindacale Falcri Silcea
Publie le domenica 31 luglio 2011 par Unità Sindacale Falcri Silcea - Open-Publishing4 commenti
30/7/2011
ROMA - Si è conclusa nella tarda notte la trattativa per il piano industriale di Intesa Sanpaolo. Unità Sindacale Falcri Silcea, ha ritenuto assolutamente insufficiente il risultato raggiunto con l’accordo sottoscritto dalle altre OO.SS. che risulta penalizzante per le lavoratrici ed i lavoratori, in particolare per tutti quelli che saranno interessati dalla ricoversione per i quali si prevedono dimensionamenti e trasferimenti in deroga agli accordi contrattuali e aziendali.
Per quanto concerne le lavoratrici ed i lavoratori con diritto al pensionamento l’esodo è volontario per un periodo ritenuto da Unità Sindacale Falcri Silcea troppo breve.
Unità Sindacale ha, pertanto, ritenuto di non sottoscrivere l’accordo per il quale sicuramente le Organizzazioni Sindacali firmatarie avrebbero potuto esercitare un maggiore impegno.
Unità Sindacale Falcri Silcea
Messaggi
1. Intesa Sanpaolo, accordo penalizzante per lavoratrici e lavoratori, 1 agosto 2011, 12:29
Il comunicato della struttura aziendale Falcri - Silcea di Banca Inetsa :
http://www.falcrisanpaolo.it/uploads/PDdownloads/accordo_esuberi.pdf
1. Intesa Sanpaolo, accordo penalizzante per lavoratrici e lavoratori, 2 agosto 2011, 11:22, di Sallca Cub
INTESA SANPAOLO - L’ENNESIMO ACCORDO BIDONE FIRMATO A FINE LUGLIO (E A TARDA NOTTE)
ORA MANAGER AZIENDALI E DIRIGENTI SINDACALI AL LORO SERVIZIO
POSSONO ANDARE IN VACANZA TRANQUILLI.
Ancora una volta, nella notte, hanno colpito e l’accordo beffa è stato confezionato.
Come nel ’99, come nei momenti più bui della storia sindacale aziendale e di categoria l’accordo recepisce, nelle premesse, l’intera impostazione ideologica aziendale: ci sono "esuberi"; occorre ridurre i livelli occupazionali; il costo del lavoro deve diminuire. Perché? Per aumentare i profitti per azionisti e manager. Mentre la storia corre, dirigenti sindacali e aziendali si trastullano con logiche e parole d’ordine che hanno provocato quella crisi finanziaria ed economica di cui oggi si vogliono far pagare i conti ai lavoratori e a interi paesi.
Le condizioni dell’azienda, "irricevibili" dai sindacati firmatari fino ad una settimana fa, con qualche abbellimento di facciata si sono trasformate nella solita, scontata, "vittoria". In origine l’azienda pretendeva che i circa 2.500 lavoratori che maturavano i requisiti per la pensione (non la "finestra", cioè l’effettivo percepimento della prestazione) entro il 2013 fossero obbligati ad andarsene con un modesto incentivo.
Ora la platea coinvolta è più ampia (chi matura la finestra pensionistica entro il 1° luglio 2015) e gli incentivi sono stati ritoccati verso l’alto ma, se non si raggiunge la quota prevista di 2.500 "volontari", i lavoratori saranno ... obbligati ad andarsene, tanto è vero che, se si verificherà questa ipotesi, le parti si incontreranno per attivare la Legge 223 (quella sui licenziamenti collettivi).
Solo ammettendo che tra le soluzioni "innovative" dei nostri brillanti firma-tutto ci sia una riforma della lingua italiana, per cui obbligatorio diventa facoltativo, si può parlare davvero di uscite "volontarie". Attenzione però: l’accordo non vale per tutti, visto che l’azienda si riserva di mantenere al lavoro i propri lacchè, senza che i sindacati-materassino obiettino nulla.
Per arrivare alle 3.000 uscite previste dal piano industriale, si ricorrerà, su base volontaria, questo sì, al tradizionale Fondo Esuberi. Potranno chiedere di uscire coloro che matureranno la finestra entro il 1° gennaio 2018.
Sarà interessante vedere se la voglia di fuggire da condizioni di lavoro sempre più indecenti prevarrà sul taglio delle prestazioni del fondo (8-11% in meno secondo il reddito, mitigato da un incentivo una tantum del 15% di una Retribuzione Annuale Lorda). Se prevarrà la prima, le richieste di "amnistia" saranno accettate entro un massimo di 2.500.
Solo se le uscite complessive saranno 4.000 (sempre che non sia stata riformata anche l’aritmetica, 1.000 in più di quanto previsto dal piano industriale) verranno assunti ben 250 apprendisti (individuati prevalentemente tra i tempi determinati).
Altre 250 assunzioni sono subordinate al raggiungimento delle 4.500 uscite (!!) e altre 250 (a tempo parziale...) se sarà toccata soglia 5.000 !!! Infine, altri 250 ingressi dipenderanno dall’attivazione di contratti di solidarietà "espansivi" (volontari e tutti da verificare).
Insomma, questa è senz’altro una buona notizia per qualche centinaio di giovani ma è una debacle clamorosa rispetto alle roboanti parole d’ordine che i sindacati concertativi sbandieravano fino a ieri.
Nell’accordo si dice che il superamento della riduzione di organico inizialmente prevista provocherà un "correlativo intervento di contenimento delle riconversioni/riqualificazioni".
E’ una frase generica che lascia indeterminate le caratteristiche, la dislocazione e le mansioni del personale da “riconvertire”. Nei loro volantini, durante la prima fase delle trattative, i sindacati del primo tavolo lamentavano la totale assenza di informativa al riguardo da parte dell’azienda. Ciò nonostante hanno firmato al buio che, laddove il personale da riconvertire non trovi collocazione vicino a casa e non intenda essere trasferito oltre i limiti previsti dagli accordi aziendali e nazionali, si possa procedere con il demansionamento!
Inoltre si prevede il ricorso ai contratti di solidarietà difensivi (che una volta firmati diventano obbligatori per chi ne subirà l’applicazione) che, ricordiamo, prevedono una riduzione d’orario coperta fino all’80%, sempre che lo Stato dia un contributo e riconosca legittima l’indegna commedia che è stata messa in piedi.
Un’altra beffa è l’impegno dell’azienda ad accogliere tutte le richieste in essere di parttime, ma “anche attraverso attribuzione di diversa figura professionale e/o differente assegnazione logistica”.
Ricapitolando, l’azienda porta a casa l’uscita obbligatoria di chi matura il diritto alla pensione, la possibilità di ridurre l’organico di 4.000 unità, demansionamenti e contratti di solidarietà.
A dimostrazione della totale subalternità all’ideologia aziendale, i vertici sindacali accettano il principio che in questa Banca (e in particolare nelle sedi centrali) c’e’ chi non fa nulla a causa di evidenti “riduzioni di attività”. E ciò nonostante migliaia di ore di straordinario (ai quadri nemmeno pagate) e la cronica carenza di organici nella rete, denunciata da cento volantini dei quadri sindacali periferici delle loro stesse organizzazioni.
Del tutto assente qualsiasi riflessione, ad esempio, sullo spostamento di attività in Romania. Eccola, la Banca per il Paese!! Ecco, il primo frutto, avvelenato, del ritrovato spirito unitario e concertativo di Confindustria, Abi e sindacati di regime.
E, infine, il solito macigno: ma chi ha mai detto ai sindacati asserviti di siglare un accordo del genere? Dov’è la piattaforma rivendicativa? Dove sono i risultati delle assemblee di approvazione? Dove le lotte? Quando ci saranno (ci saranno???) le assemblee di approvazione? Ed intanto questo accordo indecente crea un grave precedente in vista dell’imminente trattativa per il contratto nazionale.
Che sindacati sono quelli che, dalla fusione in poi (e anche prima) hanno lavorato scientificamente per creare condizioni di lavoro sempre più invivibili e far vedere la “fuga” con il Fondo Esuberi come unica prospettiva per migliaia di lavoratori?
Diciamo, senza mezzi termini, che chi continua a restare iscritto a sindacati palesemente al servizio delle aziende diventa complice delle loro politiche.
Rinnoviamo l’appello affinché si proceda immediatamente alle elezioni delle RSU (Rappresentanze Sindacali Unitarie) per verificare realmente se chi firma simili accordi sia davvero rappresentativo come pretende di essere.
C.U.B.-S.A.L.L.C.A.
Gruppo Intesa Sanpaolo
Il testo integrale dell’accordo :
http://www.sallcacub.org/sallca/SASISP/accordo%2029%20luglio%202011.pdf
2. Intesa Sanpaolo, accordo penalizzante per lavoratrici e lavoratori, 10 agosto 2011, 11:02
Azionisti dipendenti Intesa Sanpaolo "preoccupati dalle quotazioni di Borsa"
9/8/2011
MILANO - L’Associazione azionisti dipendenti di Intesa Sanpaolo esprime forte preoccupazione per l’andamento della quotazione delle azioni della società, situazione che penalizza pesantemente soprattutto i dipendenti azionisti che hanno optato, in luogo di quote di retribuzione legate al raggiungimento di obiettivi di produttività, per l’assegnazione di azioni.
Il presidente di ADBI rilancia quindi quanto già sostenuto dall’Associazione nel corso dell’ultima assemblea degli azionisti e “chiede che le best practice della democrazia economica, già ampiamente diffuse in varie realtà europee, e soprattutto in quelle che meglio e prima hanno saputo uscire dalla crisi economico-finanziaria, vengano estese anche all’Italia, ad iniziare proprio dal Gruppo Intesa Sanpaolo”.
Sortino ribadisce il fermo convincimento che i lavoratori di Intesa Sanpaolo possano e debbano essere maggiormente coinvolti nella vita aziendale, “perché i dipendenti sono e dovrebbero essere gli attori principali dei piani industriali e dei bilanci sociali”.
Tale esigenza, aggiunge il Presidente di ADBI, appare ancor più indispensabile oggi, alla luce dell’Accordo sottoscritto da Intesa Sanpaolo con le OO.SS., ad esclusione di Unità Sindacale Falcri Silcea, che ancora una volta prevede sacrifici per i lavoratori del Gruppo.
Senza voler entrare nel merito dell’accordo, ADBI osserva come le motivazioni addotte per la non sottoscrizione da Unità Sindacale Falcri Silcea, sollevino legittime e condivisibili perplessità in merito ad alcune delle misure che si sono intese adottare, tenuto conto dell’incertezza normativa previdenziale e del non definito piano riorganizzativo.
ADBI ritiene che non si possa accettare che le politiche aziendali rivolte al contenimento dei costi vadano a ricadere solo ed esclusivamente sulla forza lavorativa, ma sia giunto il momento che anche il Management dia un serio segnale di partecipazione al contenimento dei costi con una significativa riduzione dei propri emolumenti.
Segnale, questo, che verrebbe letto da tutto il Paese come la volontà concreta di imboccare la strada “virtuosa”, indifferibile e assolutamente necessaria: la “Banca del Paese” è chiamata a fare la sua parte.
http://www.cinquew.it/articolo.asp?id=4513
3. Intesa Sanpaolo, accordo penalizzante per lavoratrici e lavoratori, 10 agosto 2011, 22:05
Oggi 10 Agosto
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