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Israele attacca l’imbarcazione Oliva nelle acque di Gaza

Publie le lunedì 18 luglio 2011 par Open-Publishing

Mercoledì 13 luglio e giovedì 14 luglio l’imbarcazione per il monitoraggio dei diritti umani Oliva e molte barche da pesca palestinesi hanno subito ripetuti attacchi da parte delle forze navali israeliane nelle acque di Gaza.

Dal 20 aprile 2011 la barca Oliva, battezzata da Vittorio Arrigoni, controlla e documenta le violazioni dei diritti umani perpetrate da Israele contro i pescatori palestinesi fuori dalla costa della Striscia di Gaza. Al progetto dell’Oliva e alla scelta del nome aveva contribuito anche Vittorio Arrigoni.

Il 13 luglio, secondo quanto riferito al Centro Palestinese per i Diritti Umani (PCHR) dal pescatore Ayman Ali al-Habeel, 8 barche palestinesi sono state attaccate dalle navi israeliane e gravemente danneggiate. L’Oliva, giunta in loro soccorso, è stata bloccata e ha subito un violento attacco da parte delle cannoniere israeliane, che hanno impedito all’imbarcazione ogni attività.

Ieri mattina, 14 luglio, la barca di monitoraggio, salpata dalle coste di Gaza alla ricerca delle attrezzature perse il giorno precedente dalle barche palestinesi, è stata nuovamente attaccata per 45 minuti di fila dalle navi israeliane, nonostante si trovasse a circa due miglia marine dalla costa. La barca è stata fortemente danneggiata, il motore ha smesso di funzionare e le comunicazioni via radio interrotte. Le persone a bordo dell’imbarcazione, Joe Catron, 30 anni e Alexandra Robinson, 21, entrambi statunitensi, oltre al capitano palestinese Salah Ammar sono stati salvati dagli stessi pescatori che di solito vengono protetti da Oliva.

Successivamente la nave israeliana si è allontanata minacciando di sparare nuovamente contro qualsiasi imbarcazione che si fosse rimessa in mare.

“Questo comportamento e queste minacce nei confronti di osservatori internazionali disarmati mette chiaramente in luce il tentativo di nascondere i crimini di un blocco ancora in corso” ha affermato Alexandra.

L’attacco è stato duramente condannato anche dal PCHR durante la conferenza stampa che si è tenuta a Gaza il 14 luglio nel corso della quale è stata messa in luce la natura pacifica della missione dell’Oliva ed è stato lanciato un appello alla comunità internazionale affinchè venga bloccata la continua violazione del diritto internazionale, ed in particolare della quarta Convenzione di Ginevra (1949), da parte di Israele.

Secondo il diritto internazionale e secondo quanto stabilito dagli accordi di Oslo, i palestinesi hanno la possibilità di pescare a venti miglia dalla costa. Tuttavia, dopo il rapimento del soldato israeliano Gilad Shalit nel 2006 e dopo il divieto totale di pesca nel mare di Gaza che si è prolungato per mesi, il limite è stato posto a sei miglia marine. Un ulteriore restringimento è stato posto dalle autorità israeliane quando Hamas ha ottenuto il controllo della Striscia di Gaza. Tuttavia dopo Piombo Fuso (2008-2009), secondo i dati del PCHR, ai palestinesi è consentito pescare nel limite di 1.5/2 miglia marine. Le conseguenze per l’economia di Gaza sono state disastrose: il pescato è diminuito del 95%, e più di 65.000 palestinesi hanno subito conseguenze negative a seguito di tali restrizioni.

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