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L’EVOLUZIONE SOCIALE NON SERVE AL POPOLO SE…

par Lucio Galluzzi

Publie le domenica 31 luglio 2011 par Lucio Galluzzi - Open-Publishing

LA CROCIFISSIONE DEL SENSEI

"L’evoluzione sociale non serve al popolo,

se non è preceduta da un’evoluzione di pensiero."

Un virgolettato da Battiato, una frase non sua, come molte delle cose che canta.

Tra le note, in canoni precisi gregoriani, a volte palesi, altre occultati con rara bravura musicale, passano davvero "mondi lontanissimi" ed "echi delle danze Sufi".

La gente fischietta, impara a memoria, canticchia, fa le covers, quanto è bravo Franco.

Si sprecano i siti, i blogs, i forum per lui.

Consumano parole, fiumi di discorsi, considerazioni talmente inattuali da sesso non protetto con Nieztsche.

I mondi restano comunque sempre lontanissimi, le danze Sufi ancor più echi flebili.

Pochi, davvero un numero risibile di fruitori, escono dalla passività dell’ascolto inetto e sterile per sforzarsi nel capire.

Eppure, i tanti, chiamano Battiato "Maestro".

Prassi comune, maledetta l’ovvietà inferita dal copiare!, è trovare sempre più numerosi video su YouTube di Battiato, commentati dai "fans" che "parlano" con lui, trattandolo come proprio Maestro personale.

Tristezza e squallore.

Come dire: "il Maestro me lo scelgo io come piace a me e me lo tengo".

Come il portachiavi di Dolce & Gabbana, la mutanda con l’elasticone Kelvin Klein da esibire sotto il jeans a vita bassa, il nuovo Ipad, l’Iphone quinta generazione, la fottuta moda che fotte i cervelli, li buca, i cristalli da mettersi direttamente in bocca per tamponare le falle alle meningi, l’alcol più puro perché seguire il gregge è la cosa più importante in questa depressione, dove impresentabili esteticamente e convinti d’essere "out of trendy", in realtà sono il vero fashion.

Se hai tutto quello che vuoi e ti hanno esaudito ogni desiderio di possesso, allora è normale avere anche il Maestro; papà e mamma regaleranno di certo all’allievo un guinzaglio, di quelli con Swaroski, così il Sensei di turno non scappa.

Se sei promosso a scuola avrai in premio la moto, al primo esame di Università l’automobilina che ti piace tanto, ti prenderai pure la donna o l’uomo che desideri, te li farai sui sedili di quella macchina, sarai potente, grande, riproduttivo per dare nipotini.

In perpetuo.

Tempo fa, ad un concerto all’aperto di Battiato, sono capitato, per prenotazione del posto, accanto ad un gruppo folto di ragazzi vestiti come i morti figli dei fiori, chitarre, perline, mocassini pellerossa, la croce francescana Tao al collo; suonavano e cantavano inni a Gesù, sgranavano rosari, poi, a terra, si sono messi in posizione yoga, hanno cominciato a "meditare", attendendo che l’icona sacra apparisse sul palco.

Mi sono allontanato di fretta da quella cosa e, proprio andandomene e rinunciando al mio posto seduto, ho notato che avevano anche le insegne: uno striscione bianco e azzurro con la scritta "comunione e liberazione - Torino".

Idolatri.

E’ così che se ne va questa vita.

Quei ragazzi sono gli stessi che se gli citi Rajneesh ti fanno l’esorcismo, perché Bhagwan era satana, glielo ha detto il vice all’oratorio tra un partita di calcetto e un salmo a memoria.

Poi vanno da Battiato e cantano, piangendo a dirotto, proprio Rajneesh.

Ma non bisogna dirglielo: non vogliono crescere.

Decorticati irrecuperabili.

E’ un tripudio di cori, lacrime, applausi, indignazione per "Povera Patria"; urli e orgasmo bipartisan collettivo alle prime frasi di "Inneres Auge" per poi calarsi nel silenzio da divino amore assoluto della "Cura".

Finito il rito "purificatore" tutti al pub, che è di nuovo di moda, o a farsi la canna per sincronizzarsi meglio con l’Universo, alla churrascaria, che l’etnico fa così alternativo e democratico.

Sarcofagia.

I Maestri restano con un palmo di naso.

Battiato anche più di un palmo.

I Sensei con un pugno di mosche, morte.

I Sufi e i tourners spostano solo aria fritta.

L’evoluzione sociale non serve al popolo, se non è preceduta da un’evoluzione di pensiero.

E i Maestri se ne vanno, davvero questa volta.

Qualcuno se ne va donando l’ultimo Insegnamento.

Monicelli.

Altri si tagliano le corde vocali.

Molti si nascondono per sfuggire al terrore.

Non passa nulla attraverso queste maglie fittissime di ignoranza abissale che il popolo ha accettato di vivere.

A nulla serve usare la spada della Parola, perché quella Parola il popolo la farà parola sua a memoria, la spada diventa un temperino svizzero comprato dai cinesi.

Però: il mio è più bello, pensa ha pure la forchetta e il cucchiaio, il tuo no.

Però: io ho anche il Maestro e tu no.

Ma chi cazzo che l’ha detto che ce l’hai?

Non sei tu che te lo scegli, è Lui che deve trovarti se lo meriti.

In questa malattia di nullafacenti per la propria evoluzione di coscienza, sono i banditi i libri, la comprensione, l’analisi e la logica, l’amore autentico, la compassione, l’umiltà.

Il Maestro è mio e me lo gestisco io.

Il Maestro è il tuo utero?

Non ci sarà alcun cambiamento, alcuna rivoluzione se ogni singolo si rifiuta di incamminarsi con Disciplina sulla Via della sua Rivoluzione Interiore.

Sarà solo e sempre massa di inetti bambini capricciosi cresciuti male che pretendono ancora l’omogeneizzato e è il Sensei, secondo loro, che deve forniglielo.

Ma il Sensei ha smesso da tempo di nutrirsi.

Non può rigurgitare la pappa predigerita nel gozzo di chi non mastica.

E poi, il Maestro non ha il becco.

Più passa il Tempo, più lo fanno becco.

Se il Sensei persevera nel suo non concedersi come puttana al volere, allora lo crocifiggono e se lo pregano da morto.

Così l’hanno posseduto.

Comincia con il primo passo da fare per il tuo Viaggio più lungo: realizza che la colpa è tua.

*

’Si sa che in Salò ci sono un centinaio di ragazzi e ragazze che vengono sottoposti a trattamenti particolarmente crudeli e violenti, a supplizi e anche a quegli oltraggi di cui è difficile pensare peggio, com’è riuscito a scritturarli?’

Pasolini: "Per la verità io ho seguito i numeri che per De Sade sono magici: cioè il numero 4; e le vittime sonno in tutto una ventina, non un centinaio. Per sceglierli ho fatto esattamente come per tutti gli altri film, ho incontrato migliaia di persone e ho scelto quelle che mi sembravano ideali"

’Sono attori masochisti?’

Pasolini: "Se li ho scelti significa che lo sono."

’Perché ha circondato le riprese delle "120 giornate" di un tale mistero?’

Pasolini: "E’ stato girato con tanto mistero perché così si opera bene, nel mistero. Ho cercato di difenderla più delle altre volte, perché c’erano dei pericoli immediati, incombenti."

’Cosa intende per pericoli immediati?’

Pasolini: "L’apparire di qualche moralista che rifiuta il piacere di essere scandalizzato"


[Dall’ultima intervista di Pier Paolo Pasolini, 31 ottobre 1975. Pasolini non riuscì a terminare del tutto "Salò": pochi giorni dopo fu trucidato. La sua morte è uno dei tanti misteri mai chiariti dei quali l’Italia è macchiata]


Lucio Galluzzi

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