Home > L’Onorevole Pallone e la propaganda fascista.
Si minimizzò ancor prima di avvisare il pericolo, o chi ci giobbò fece di tutto perché ciò accadesse. Ora il parallelismo a molti sembrerà azzardato e di certo esagerato, quello coi vagiti del nazismo della Germania prebellica. Fatto sta che dalla curva gestita ideologicamente, agli Eia-eia, alle braccia tese, svastiche e celtiche, indubbi slogan neonazi ecco il piano Boccacci realizzato. Costui dal ’93 al ’97 ha lavorato a un meticoloso piano di reclutamento negli stadi e lo ha ampliato superando schemi vecchi come le curve nere dei Boys interisti o degli Irriducibili laziali. La passione calcistica diventava un pretesto utile a intercettare ogni domenica, per nove mesi l’anno, una marea di ragazzi, e attraverso simboli e comportamenti orientarne un numero crescente verso l’ideologia fascista. Così assistiamo a una ruba bandiera da parte della destra e della sinistra di questo contenitore dal peso indiscutibile dal punto di vista della sua valenza sociopolitica. Uno scudetto vale questo ed altro, masse simili a maree, Tassinari fece un’ottima lettura del fenomeno TIFO nel suo libro sul fascistume allora ancora vergognoso di sé ma mai defunto purtroppo in questo Paese che stenta ad assimilare ogni lezione che la storia le impartisce senza sconti. Il calcio doveva somigliare alla poltica, gli spalti come tribune di un parlamento popolare, la propaganda è pure nel gridare una formazione. Gladiatori sgambettanti, ma a suon di miliardi. Un giro d’affari che dalla base arriva ai dirigenti, petrolieri, padroni, osannati e odiati, a volte adorati come nonni di famiglia. Un paradosso socialista, un ossimoro di ceti e di casta, manco in India. O durante le monarchie, che davvero non ottenevano tanti consensi. Bello schifo direbbe chi al dogma di Liberté, Égalité, Fraternité ci crede ancora. Servi felici con la bava appresso una palla, perché il resto va detto, è andato a puttane: precariato, instabilità sociale, crisi. Meglio il rettangolo verde, dove chi vince onanisticamente è anche il pubblico. Giro d’affari grosso si diceva, dalla curva degli Ultrà alle radio. Ora la tessera del tifoso "rischia" come i gadgets di marchio di togliere a quel sottobosco una buona quantità di introiti. Giocatori che si permettono di palesare il proprio razzismo, di emettere enunciati che rimbalzano da una frequenza all’altra, e poi di farsi vedere a testimonial di quanto sono generosi con chi ha bisogno, l’importante è rientrare nel gioco di specchi della pubblicità.
Un bel castello di suggestioni in cui ad abitarci sono sempre e solo i padroni. Alla sera il popolo se ne torna a casa nei suoi quartieri dormitorio, con la bandiera arrotolata e la sveglia puntata alle sei. E’ felice se la squadra ha conquistato vittorie (non guarda più se la vita gli offre solo lavori saltuari e diritti zero), è mortalmente abbattuto se è perdente (non guarda più che è umiliante essere definito "bamboccione"). L’intero Paese pare girare attorno a questo.
La voce della gente affidata a un terrorista che pensa di rispondere al piano eversivo di sempre. A condurre te la do io Tokyo è Marione http://it.wikipedia.org/wiki/Mario_Corsi, accusato nel 1978 per l’omicidio di Fausto e Iaio e poi di Ivo Zini, nonché di appartenenza a banda armata, niente di meno che NAR. Dall’altra parte, l’altra radio romana che finge rivalità, c’è Guido Zappavigna, complice del Corsi allora e cugino di Paolo Zappavigna. Sotto questa foresta di braccia levate nel saluto romano, c’è, per dirne una, l’ex sottosegretario dell’economia, Paolo Cento, che con il "fascista" Zappavigna ha lavorato a disegni di legge che privino i questori del potere di diffida fra gli altri.
Una prova emblematica di come la politica si sia seduta sugli spalti dei campi da gioco.
Non solo Cacca Pound, non solo piazze concesse al Blocco, manifestazioni non autorizzate per modo di dire, adesso se ne fa un affare di stato.
I politici vanno dallo stragista, non si vergognano più, all’uopo di diffondere le loro strampalate teorie, una volta populiste una volta a fare da contraltare alla Lega, via onde radio, accostare il loro nome a un fascista assassino, o un altro. Meno difficile, senon impossibile se non vi si porrà rimedio, sarà tenere sotto controllo il mostro, il pallone uncinato che hanno creato, le idee di intolleranza che lo seguono a ruota, il campanile osannato, l’apologia del fascismo, il panorama politico agghiacciante dentro e fuori gli stadi.
Due casi:
Marco Pomarici, presidente del Consiglio del Comune di Roma:
http://www.laroma24.it/?show=article&artid=20793
fonte: indymediaroma