Home > L’altezza
La sinistra non ha perso per Berlusconi, ma perche’ ha dato spazio alle associazioni a delinquere a sfondo mafioso, camorristico, ndranghetano etc. e non ne ha analizzato il linguaggio per lungo tempo.
Tra gli idiomi utilizzati dalla mafia vi e’ ’l’altezza’.
Per un mafioso un individuo non e’ alto quando non e’ mafioso o non lo vuole diventare.
L’altezza, utile attributo per apparire. Resta molto complicato comunque dover spiegare l’altezza mentale, e forse dovremmo utilizzare una scala metrica. Basterebbe invertirla per poter poi parlare di regressione dell’intelligenza e di un vedere sempre piu’ illuminato. La trasparenza allora, potrebbe non avere altezza, le ombre sono chiaramente visibili e per cui discutendone possiamo valutare. La valutazione dell’altezza intesa come liberazione dall’ambiguita degli oggetti fisici e mentali, e’ stata dibattuta nel tempo. Come potrebbe un bambino afferrare la costante scivolosa ambiguita’ degli oggetti se non con la metafora? Allora, il parlare mafioso e’ sicuramente primordiale: la metafora ingabbia, il simbolo inganna. Non trasliamo liberamente un concetto con metafore, poiche’ gli oggetti scivolano dalla nostra attenzione. L’essere umano mostra un livello di attenzione e di uno solo potrebbe parlarne. Immaginiamo cosa significhi veramente dire: "rifletto sul fatto che rifletto" senza pronunciar parola. Mentre sembra piu’ umanamente possibile notare l’oggetto mentre se ne riflette l’uso e le circostanze che ne hanno determinato l’esistenza. Allora si potrebbe parlare di una mafiosita’ storicamente nulla. L’ideologia non avendo storia ne fagocita l’esistenza: cosi’ e’ sempre stato.
L’altezza puo’ allora sfuggire tra varie mafioserie. E si sente dire davvero: non essere all’altezza. Non capire, non afferrare il giusto senso delle cose, essere fuori dal giro, essere estraneo, l’alienzazione dell’ ermeneutica sempre nascente ossia nulla. E potrebbe essere solo questo: un inganno della mente in una comunita’ che sfugge il proprio essere. L’altezza intesa come intelligenza e’ vana poiche’ multiple intelligenze evolvono in un singolo individuo, variano con il variare della percezione degli oggetti, ma l’intelligenza dovra’ necessariamente legarsi alla storia. L’altezza e’ anche primitiva, se ci si posiziona guardando verso un futuro immediato; l’altezza e’ quindi degli esseri cosi’ definiti superiori in una data comunita’. Il potere ne conosce l’uso per tale metafora e sa ben dosare le altezze relative.
L’altezza non e’ quindi universale, una cosa, per cosi’ dire scientifica, almeno per quella di cui ne possiamo parlare ora, in questo istante, senza scale metriche.
E’ indubbiamente una definizione che sfugge al nuovo arrivato, al diverso; infatti possiamo essere certamente sicuri che con il potere magico delle metafore possiamo anche non parlare della stessa altezza. La storia dell’uomo e con essa l’esperienza del vivere pervade la metafora. Allora si trattera’ di intravedere in una "pratica delle altezze" la possibile realizzazione dei nostri pensieri desiderosi di altezza piu’ che di cercarla attraverso i nostri sensi in una definizione linguistica.
La mafia impone per questo l’interpretazione delle metafore, con i suoi simbolismi, le procedure violente, l’efficacia della morte, la perversione della mente disumana che non coglie l’effetto devastante della mancata applicazione delle metafore al di fuori dell’esperienza. Il bambino impara le metafore precocemente. L’esperto maestro ne facilita l’uso nella vita, e trasparentemente integra l’esperienza puerile con la didattica facendo leva sulla metafora. La mancata capacita’ nel relazionare le metafore e’ vissuta poco gradevolmente dall’infante, e con molta caparbieta’ il maestro non vedra’ le limitazioni della didattica in questo senso. La mancata possibilita’ di traslare o applicare le stesse metafore in contesti diversi e’ vissuta dall’infante come una scoperta, per l’adulto come una limitazione della propria esperienza, per il mafioso questo avra’ un effetto traumaticamente aberrante. In realta’ le metafore sono legate al contesto che le genera.
Quest’ idioma, per cosi’ dire chiave, per l’essere mafioso, cosi’ indiscussamente ricercato tra le varie caratteristiche degli individui potenzialmente mafiosi, poco affidabile dal punto di vista linguistico poiche’ non cede ad una costante nel tempo e’ gia sempre pieno di una carica espressiva. L’altezza degli aristocratici, cosi’ reverita nel tempo, ha sempre avuto una origine oscura per il popolo che con i suoi simboli, tradizioni, consuetudini ne ha rafforzato il significato. Essere potente significa quindi anche ’essere alto’ e non necessariamente nel significato di avere una determinata statura ma nel senso di essere in grado di vedere chiaro, essere lungimirante, avere caratteristiche peculiari a coloro che in passato hanno prodotto ricchezza ma probabilmente anche nel senso di essere la chiave dei segreti inconfessabili per elevarsi in altezza.
Essendo la natura dell’uomo che ha potere su altri uomini perversa, e definitivamente anche ambivalente. Cosi’ come l’emozione, il cui significato si perde nei tempi che ne determinarono l’esistenza in essere, l’altezza dimostra l’ inefficacia nella violenza della propria espressione.
Per il mafioso, il tempo memorabile, regno delle passate illusioni, e’ solo dei tardivi o di coloro che non colgono tale essenza. L’origine dell’altezza e’ quindi inscritta tra sguardi, emozioni, illusioni, evanescenti situazioni, ambiguita’ di informali codici di vita urbana, misinterpretazioni, vanifica l’esistenza con il trionfo dell’ideologia. E’ ormai arcinota l’espressione con cui un mafioso si difende una volta vista l’impossibilita’ dell’esecuzione maestrale delle sue metafore: "mi scusi ma non capisco", "mi scusi ma non ricordo".
Il mafioso (e qui si legga camorrista, ndranghetano e l’affiliato o il simpatizzante di tutte le altre associazioni non libere che hanno scopo di lucro con l’uso coercitivo della volonta dell’individuo") profondamente indottrinato non riconosce nei rituali giornalieri i propri limiti esistenziali, discredita colui che lo aiuta a verificare l’esistenza del pensiero ideologico nel suo parlare. Per il mafioso, allora, la scuola reale dove si legge, si impara, si discute, si critica, sara’ tutta una perdita di tempo poiche’ il solo "do ut des" regna tra le parti.
Salvatore Fiore