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LA PENSIONE DELLE DONNE

Publie le venerdì 4 giugno 2010 par Open-Publishing
4 commenti

La pensione delle donne

Interpretare un vantaggio come una discriminazione per toglierlo ed intimare l’immediata parificazione dell’età pensionale delle donne a quella degli uomini è la stupefacente decisione della Corte di Giustizia e della Commissione Europea che chiede all’Italia di adeguarsi a tamburo battente e senza aspettare il 2018 previsto. Non c’è dubbio che mandare le donne in pensione cinque anni prima degli uomini non è una discriminazione. Lo sarebbe se andassero in pensione dopo gli uomini! La distinzione uomo-donna
nacque in considerazione dell’idea "manuale", "fisica" del lavoro che era prevalente quando si fecero le prime leggi pensionistiche. Ora l’idea e la percezione del lavoro come fatica fisica non c’è più se non per alcuni segmenti del mondo del lavoro ma questo non riduce lo stress femminile dal momento
che le donne non sono soltanto lavoratrici sul posto di lavoro ma anche in famiglia. Quante donne si alzano alle quattro del mattino per stirare, cucinare, lavare, mettere in ordine la casa..prima di andare in ufficio o in corsia o altrove ...Da questo punto di vista le cose non sono cambiate in meglio.
Anche la prestazione lavorativa della donna è diventata più pesante. Con la riforma scolastica le classi affidate alle insegnanti sono diventate più numerose e viene meno l’ausilio di tanti colleghi espulsi dal processo di ridimensionamento e dequalificazione della scuola. Lo stesso dicasi del lavoro
sanitario di tutto il personale. L’ossessione aziendalistica e produttivistica che pervade i reparti ospedalieri, i laboratori, le corsie hanno aumentato lo stress delle lavoratrici le quali restano sempre
anche oberate dal lavoro casalingo e per i figli che non può essere cancellato.
La Unione Europea, così solerte a salvare dalla "discriminazione" del pensionamento a sessanta anni le nostre donne, non ha mai speso una sola parola, non è mai intervenuta per intimare l’eliminazione di trattamenti economici e normativi che relegano il genere femminile a livelli assai più bassi di quelli maschili.
La tendenza all’innalzamento progressivo dell’età pensionabile in vista dell’allungamento delle aspettative di vita deve essere oggetto di attenta riflessione e riconsiderazione. Non si può accettare come un dogma l’insostenibilità di pensionati che vivendo più a lungo costano di più allo Stato. Intanto bisognerebbe disaggregare il dato. E’ vero che in Italia l’aspettativa di vita è all’incirca di 82 anni ma questa non è l’aspettativa di vita dei lavoratori ma di tutti. E’ diverso! Bisognerebbe verificare categoria per categoria qual’è la durata della vita e sopratutto la durata di permanenza in vita in regime pensionistico.
Bisognerebbe anche considerare che se per un ingegnere quaranta anni di lavoro possono essere anche superati lo stesso non si può sostenere per un minatore, un operaio di fonderia, etc...
Anche la questione del finanziamento della pensione va rivisto. Una parte potrebbe gravare sulla fiscalità generale e stabilire un minimo eguale per tutti.Si potrebbero rivedere di contribuzione. Insomma la questione va discussa e non può essere ridotta ad un rapporto semplicistico tra aspettativa di vita ed età di collocamento in pensione. Questa è la tendenza della destra e della Confindustria la quale non manca di mostrare in occasioni come questa il suo volto asociale. La Confindustria vorrebbe che lo Stato spendesse il meno possibile per pensioni, sanità, scuola ed servizi sociali. Non trova nulla da obiettare per i 31 miliardi che sono stati stanziati e si stanno spendendo per l’acquisto di micidiali aerei da bombardamento ed elicotteri di guerra.
La perentoria richiesta della UE solleva anche un altro problema che è quello della politica del lavoro e sociale nella comunità e l’incidenza in essa dei sindacati. L’assenza dei sindacati europei è davvero allarmante e la legislazione del lavoro comunitaria è orientata dagli interessi delle confindustrie. Un silenzio assordante accompagna normative sempre più sbilanciate a favore delle aziende e sempre più coattive per i lavoratori. Penso all’orientamento verso una settimana lavorativa di 62 ore. L’ideologia di maastricht domina sempre di più e sta cancellando la civiltà di una europa democratica, progressista, socialista.
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it

http://www.laboratoriorevelli.it/_pdf/wp75.pdf

Messaggi

  • A proposito di aspettative di vita, credo che la vita si accorcera’ in breve tempo per tutte quelle donne che continueranno a lavorare affaticandosi troppo quando sono gia’ anziane. Le attuali sessantenni che hanno potuto andare in pensione entro i 55 anni sono molto in forma....possono godersi la vita per qualche anno ma a 66 anni dopo 48 di lavoro (perche’ tanti sono, aldila’ degli effettivi anni di contributi versati dai datori di lavoro) una donna sara’ stremata e ammalata e vivra’ ancora poco... Nel settore privato poi, sei gia’ vecchia a 45 anni e appena possibile ti licenziano. Quindi molte donne dovranno restare senza lavoro e senza pensione per molti anni prima dei 66 (con cosa si sopravvive?) Tutto questo dopo aver pagato contributi all’inps magari per 35 anni.
    Credo che l’uguaglianza sia un’altra cosa.

    • Vorrei far notare come i diritti cosi faticosamente conquistati nei paesi occidentali, con anni di lotte, scipoeri, sangue e carceri si stnno ormai perdendo. A differenza di quanto sta magari avvenendo in altre latitudini, in America Latina e epr fare un esempio molto conreto in Venezuela. Qui di fatto la pensione non esisteva, ossia esisteva sulla carta ma poi a beneficiarne erano poche centinaia di migliaia. Oggi è un diritto acquisito e certo andare in pensione a 60 anni per gli umoni e 55 per le donne, salvo i casi in cui indipendentemente dall’eta’ e’ possibile andare n pensione se si sono raggiunti un numro di anni di contributi.

      A questo diritto sacrosanto va aggunta la riduzione della giornata lavorativa; ben ha fatto Pietro a far notare che si lavora 48 ore settimnanali ed in molti casi anche molte e molte piu’ ore, con la scusa dello straordinario.

      In Venezuela è in discussione la riduzione della giornata lavorativa a 6 ore. Ovviamente questi diritti che si stanno acquisando oggi in venezuela non sono il frutto di concessioni che arrivano dall’alto per opera dello spirito santo, ma la conquista di anni di lotte, di morti.

      Purtroppo in Italia e in Europa i diritti si stanno perdendo per l’apatia in cui e’ caduta la classe proletaria; per il lavaggio dic ervello cui e’ stata sottoposta inq uesti ultimi decenni, facendogli credere che la lotta di casse non esisteva piu’, che certi discorsi erano antiquati, il comunismo, il proletariato, la borghesia ... termini del passato. A forza di ripetere sti concetti chi ha il potere (il capitale) è riuscito a farli passare nelle menti assuefatte di operai che oggi addirittura votano Lega.

      La perdita dei diritti e’ la conseguenza della perdita della coscienza di classe che ha determinato la rinuncia a lottare.

      Bisogna riappropriarsi, prima di tutto, dell’idea che la societa’ e’ divisa in classsi e non ascoltare i tanti intellettuali al servizio del capitale

      Certo le pensioni baby erano uno scandalo, tipo l’amico mio finanziare, entrato nella Guardia di Finanza a 18 anni (grazie a conoscenze varie; si la raccomandazione!) e dopo 20 anni di servizio, a 38 anni è andato in pensione, alla fine degli anni novanta; pero’ bisogna considerare che sarebbe giusto che quando uno ha accumulato un certo numero di anni di servizio, tipo 30 0 35 dovrebbe poter andare in pensione indipendentemente dall’eta’ anche se ha 50 anni, soprattutto s esi pensa a certi lavori usuranti e pericolosi, tipo il carpentiere o muratore che a lavora nella costruzione dei grattacieli o di grandi infrastrutture o gi addetti portuali, o gli addetti agli altiforni, per fare qualche esempio.

      Purtroppo il lavoggio del cervello cui e’ stata sottoposta la classe proletaria ha come conseguenza la perdita della coscienza di classe e quindi la rinuncia alla lotta per assicurasi i diritti.

      E’ necessario tornare a studiare, propagandare e organizzare

    • Vorrei far notare come i diritti cosi faticosamente conquistati nei paesi occidentali, con anni di lotte, scipoeri, sangue e carceri si stnno ormai perdendo. A differenza di quanto sta magari avvenendo in altre latitudini, in America Latina e epr fare un esempio molto conreto in Venezuela. Qui di fatto la pensione non esisteva, ossia esisteva sulla carta ma poi a beneficiarne erano poche centinaia di migliaia. Oggi è un diritto acquisito e certo andare in pensione a 60 anni per gli umoni e 55 per le donne, salvo i casi in cui indipendentemente dall’eta’ e’ possibile andare n pensione se si sono raggiunti un numro di anni di contributi.

      A questo diritto sacrosanto va aggunta la riduzione della giornata lavorativa; ben ha fatto Pietro a far notare che si lavora 48 ore settimnanali ed in molti casi anche molte e molte piu’ ore, con la scusa dello straordinario.

      In Venezuela è in discussione la riduzione della giornata lavorativa a 6 ore. Ovviamente questi diritti che si stanno acquisando oggi in venezuela non sono il frutto di concessioni che arrivano dall’alto per opera dello spirito santo, ma la conquista di anni di lotte, di morti.

      Purtroppo in Italia e in Europa i diritti si stanno perdendo per l’apatia in cui e’ caduta la classe proletaria; per il lavaggio dic ervello cui e’ stata sottoposta inq uesti ultimi decenni, facendogli credere che la lotta di casse non esisteva piu’, che certi discorsi erano antiquati, il comunismo, il proletariato, la borghesia ... termini del passato. A forza di ripetere sti concetti chi ha il potere (il capitale) è riuscito a farli passare nelle menti assuefatte di operai che oggi addirittura votano Lega.

      La perdita dei diritti e’ la conseguenza della perdita della coscienza di classe che ha determinato la rinuncia a lottare.

      Bisogna riappropriarsi, prima di tutto, dell’idea che la societa’ e’ divisa in classsi e non ascoltare i tanti intellettuali al servizio del capitale

      Certo le pensioni baby erano uno scandalo, tipo l’amico mio finanziare, entrato nella Guardia di Finanza a 18 anni (grazie a conoscenze varie; si la raccomandazione!) e dopo 20 anni di servizio, a 38 anni è andato in pensione, alla fine degli anni novanta; pero’ bisogna considerare che sarebbe giusto che quando uno ha accumulato un certo numero di anni di servizio, tipo 30 0 35 dovrebbe poter andare in pensione indipendentemente dall’eta’ anche se ha 50 anni, soprattutto s esi pensa a certi lavori usuranti e pericolosi, tipo il carpentiere o muratore che a lavora nella costruzione dei grattacieli o di grandi infrastrutture o gi addetti portuali, o gli addetti agli altiforni, per fare qualche esempio.

      Purtroppo il lavoggio del cervello cui e’ stata sottoposta la classe proletaria ha come conseguenza la perdita della coscienza di classe e quindi la rinuncia alla lotta per assicurasi i diritti.
      E’ necessario tornare a studiare, propagandare e organizzare

    • Per errore ho postato due volte; come si fa ad eliminare il primo post? Grazie