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LA SPERANZA E’ UNA TRAPPOLA INFAME INVENTATA DAL PADRONE
Publie le sabato 27 novembre 2010 par Open-Publishing1 commento
LE RISATE DELLA GIOIA DI MONICELLI
Era il 1960 quando uscì "Risate di gioia" di Monicelli.
Anna Magnani, "Tortorella", impersona una improbabile e fallita attrice: sempre pronta a ridere, per l’appunto di gioia, con quella sguaiata e cafona sonorità che è simbolo di "Annarella". Ridere fragorosamente, ma da un viso che di divertito esprimeva esattamente il contrario dell’essere felice. Era una risata caciarona, che scattava nei momenti più tragici nella consapevolezza della trama.
Come nel finale di "Mamma Roma" di Pasolini: una lunghissima camminata nella notte, con zero stacco di piani, sequenza unica, lei che racconta degli orrori della sua vita, miseria dentro ormai mineralizzata, parla ad accompagnatori che si scambiano al suo fianco, "addio Biancocofiò!", compagne di marchetta, ex papponi, gioventù bruciate in cardigan immacolati, maschietti che sculettano.
E lei quasi non si accorge di loro. Racconta, ti prende il cuore te lo incorona di spine, e all’improvviso eccola: la risata sguaiata, proprio quando non c’è nulla da ridere. "Addio Roma!".
Monicelli è riuscito a rendere la Magnani ancora più tragica: "Tortorella" è vittima consapevole di una società squallida, senza valori, spietata, è sola: assolutamente senza nulla.
Ed è per questo, per non morire fuori, visto che è morta dentro, che sceglie di farsi fottere ancora di più, mentendo pure a se stessa, scegliendo fantasmi falliti ladri e nullatenenti truffatori come "amici", così per trovare almeno un parvente amore, che lei lo sa già… "è un impunito" e quanto tutto crolla, finisce lei in galera e prima e dopo la reclusione usa solo le frasi che deve, luoghi comuni da meccanismi di difesa per manuale freudiano: la mezza stagione, è colpa di noi grandi se la gioventù è sbandata, ladra e senza un senso, senza speranze, se ruba alla Madonna pure in Chiesa, ma tanto anche se oggi è ferragosto per lei è il primo gennaio, ha da ricomprasse tutto novo, ha da ricomincià la vita, e lo dice all’unico amico che le è rimasto, andato ad aspettarla all’uscita dal carcere, che in regalo le ha pure portato un ombrello da uomo: Umberto: quello che le è stato sempre fedele, che non ha mai una lira e l’ha sfruttata per anni. Totò.
E pensa un po’, la "Tortorella" di Monicelli-Moravia nel film si chiama "Gioia".
1960, "Risate di gioia": ladri, truffatori, comparse di Cinecittà, mignotte, bugiardi, commendatori e cavalieri, borseggiatori, ricchi borghesi e diplomatici stranieri: gli stranieri che non sanno dire altro guardando stupiti i personaggi della pellicola se non: "come si vestono bizzarri questi italiani…"
Italiani: straccioni illusi vestiti da gran galà, perché Annarella-Gioia per tutto il film ha sempre addosso l’abito nero con cascate di strass e la volpe bianca con annessa testa dell’animale sulle spalle nude. Esce pure di galera così. Ma tarlata.
Davvero se non si sapesse che quel film è di Monicelli, ci si troverebbe Marco Ferreri, parti di Pasolini.
Cambiare gli interpreti, non i nomi di scena, sostituire tutto il tessuto sociale delle "risate" con quello attuale, mettere al posto della sepolcrale imbiancata folla degli "altri" fuori da Gioia, quella odierna: gentiluomini di Sua Santità, Cavalieri del Lavoro altrui, Cummenda, gregari, vendute, troie dello spettacolo da lacerto macellato, trafficanti di corpi, corpi trafficati, nanetti convinti d’essere giocatori di basket dalla bellezza irresistibile, sorrisi e cazzoni TV, famiglie cretine, mafiosi & pentiti, coso loro, signorini e cicisbei, vecchie mummie con rivolo bavoso inarrestabile a lato labbro, innumerevoli "vogliessere attrice" e "mi piacerebbe fare spettacolo o la ministra", mi sono spogliato e l’ho mostrato eretto per fare carriera elettorale… e riverdersi il film.
Cioè: vedere il vero.
Rappresentare l’assenza di Gioia che regna imperatrice assoluta, zarina famelica, macellaia globale tra noi.
Certo è che dovremmo scegliere di metterci un sonoro all’altezza della situazione.
Quale meglio dei sordi e criminali tonfi dei manganelli sulle carni, le ossa, le teste… quelle noi tutti?
Sentiteli quei suoni, ad occhi chiusi, dai filmati Youtube e YouReporter. E’ il rumore più disumano che si possa ascoltare. E’ una dimensione che sentiamo estranea, perché inaccettabile, eppure ce la impongono, anzi: ce la frantumano addosso.
Non passa giorno, ormai, che questa colonna sonora la sospendano.
"Risate di Gioia" 2010 non avrebbe circuito, di certo la gente non andrebbe a vederlo, direbbe che è vita reale e non interessa perché "che noia, già con tutti i problemi che abbiamo, preferiamo ’Matrimonio In Brianza’ o ’Natale dalla Brambilla’, stasera per esempio andiamo a vedere ’Balla con le Nipoti di Sarkozy".
Monicelli a 95 anni sarebbe arrestato.
Chiederebbero al CDA Rai di imporre una pellicola di risposta "par mostricio" a reti unificate e otterrebbero senza attese la messa in onda di "Minzolingua alle Crociate: salvate la vita dei Giussano non ancora nati".
"Shooting Silvio".
"Gli artisti sono sempre stati poco coraggiosi. Sono stati vent’anni sotto un governo fascista ridicolo, con un pagliaccio che stava lassù… Eravamo tutti contenti perché c’era uno che pensava lui, guidava lui, il Mussolini ha sempre ragione, lasciamolo lavorare, tutti stavano boni e zitti. Adesso c’è questo grande imprenditore che dice: lasciatemi governare, votatemi perché io mi sono fatto da solo, sono un lavoratore, sono diventato miliardario, vi farò diventare tutti milionari. E sono 15 anni che gli italiani aspettano. Gli italiani sono così, vogliono che qualcuno pensi per loroSe va bene, va bene, altrimenti poi lo impiccano a testa sotto. Ormai nessuno più si dimette, tutti pronti a chinare il capo pur di mantenere il posto, per guadagnare, a sopraffarci, a intrallazzare. Uno, la prima cosa che fa è mettersi d’accordo con un altro per superare le difficoltà… E’ proprio la generazione che è corrotta, è malata, va spazzata via, non so dacché cosa e non so da chi… Io lo saprei, ma lasciamo perdere. La speranza è una trappola inventata dai padroni, la speranza è state bon, state zitti, pregate dio, che avrete il vostro riscatto, la vostra ricompensa nell’aldilà; perciò qui adesso state boni, tornate a casa, sì è vero siete dei precari, tanto fra due o tre mesi vi riassumiamo, abbiate speranza. Vanno a casa e stanno tutti bon. Mai avere speranza: la speranza è una trappola, è una cosa infame, inventata da chi comanda. Non lo so come finisce, io spero che finisca con quello che in Italia non c’è mai stato: una bella botta, una rivoluzione. La rivoluzione c’è stata dappertutto meno che in Italia. Quindi ci vuole qualcosa che riscatti veramente questo popolo che è sempre stato sottoposto, è 300 anni che è schiavo di tutti. Se vuole riscattarsi, il riscatto non è una cosa semplice, è doloroso, esige anche dei sacrifici. Se no: vada alla malora, come sta andando ormai da tre generazioni." [Mario Monicelli, AnnoZero]
Lucio Galluzzi
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Messaggi
1. LA SPERANZA E’ UNA TRAPPOLA INFAME INVENTATA DAL PADRONE, 27 novembre 2010, 18:21, di Nando
Concordo con Galluzzi e il grande Monicelli. Ci vorrebbe un grande riscatto degli italiani e solo con una rivoluzione culturale, sociale... potrebbero cambiare le cose.