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LECCO,LE POSIZIONI DEI DELEGATI OPERAI ESPULSI DALLA FIOM
par Lecco
Publie le lunedì 21 novembre 2011 par Lecco - Open-PublishingSono 47 i dipendenti della Fomas, l’azienda della provincia lecchese che contava il
maggior numero di tesserati Fiom (180), ad avere già dato la loro disdetta dal
sindacato, confluendo dal 17 novembre nell’Unione Sindacale di Base (USB). Lo scopo
ora è quello di allargare il “dissenso” contro l’organizzazione della Cgil, che già
ora equivale ad un mancato introito per i tesseramenti pari a 10.000 euro. Ha parlato
a ruota libera per oltre un’ora Pino Coletti, ora delegato Usb Fomas espulso dalla
Fiom al pari di Mustapha Aghrabi. “Non siamo stati cacciati, siamo noi che cacciamo i
tentativi dei dirigenti di rappresentarci in modo superficiale, persone che hanno
perso la pratica quotidiana alla coerenza” ha esordito Coletti, che ha spiegato come
le ragioni del forte dissenso che ha portato alla loro espulsione derivino dai grandi
cambiamenti avvenuti nell’organizzazione nel corso degli ultimi 5 anni.
“La Fiom si è snaturata e le prove sono nella piattaforma di contratto recentemente
approvata a livello nazionale, ma che in Fomas è stata fortemente criticata. In essa
si pongono limiti al diritto dei lavoratori di scioperare, si monetizza il precariato
invece di combatterlo, ci si uniforma alla durata del contratto di Cisl e Uil di 3
anni. La firma di una piattaforma separata porterà con ogni probabilità alla
convergenza con quella degli altri sindacati, ormai c’è un senso di sfiducia
crescente nell’organizzazione”. La rappresentanza Fiom in Fomas fino a un anno fa era
attiva a livello di solidarietà, coordinamento con gli altri stabilimenti (Torino,
Rovigo, Vicenza, Bergamo, Lecco), assemblee auto organizzate, tornei sportivi fra
metalmeccanici, presenza in eventi sindacali di portata nazionale. “Avevamo autonomia
e supporto dal sindacato, ora tutto questo è scomparso ed è diventata
l’organizzazione dell’obbedienza.
Il risultato è che in 4 giorni hanno perso 50
tesserati, vale a dire anni di lavoro gettati al vento”. Pino Coletti ha ricordato
poi diversi episodi di “dissenso” con la dirigenza Fiom, a cominciare dallo
striscione con la scritta “Diritto al voto” appeso fuori Sala Ticozzi a Lecco nel
gennaio 2010, che sono stati costretti a togliere. “Hanno cercato in tutti i modi di
non farci partecipare al congresso provinciale del sindacato, hanno preso le distanze
da noi insieme alla Cgil Lecco in occasione della protesta e del volantinaggio alla
sede Cisl meratese. Al referendum in Fomas abbiamo presentato ricorso contro alcune
irregolarità riscontrate durante la votazione, in primis il fatto che tutte le forze
lavorative debbano esprimersi in merito a problematiche (i turni degli operai) che
riguardano solo alcuni di loro. Siamo stati ignorati, come quando abbiamo evidenziato
il problema della quattordicesima percepita solo dalla metà dei lavoratori Fomas. Il
comitato nato con 77 firme di appoggio per rappresentarci in questa rivendicazione
non è stato riconosciuto dalla Fiom”.
Da qui una chiusura al confronto e alla
discussione con gli iscritti al sindacato e un clima di disaffezione diffusa,
sfociata con la raccolta di 75 firme per la rimozione immediata del funzionario Luigi
Panzeri. “La situazione in alcune aziende del territorio è preoccupante, sono stati
firmati accordi in cui si accettano premi basati sulla presenza dei lavoratori, una
flessibilità che impone di lavorare il sabato e le domenica, l’obbligo di timbrare il
cartellino quando si va ai servizi igienici, la diffusione di contratti di
solidarietà che non vanno a vantaggio dei lavoratori, ma dei padroni. L’invito che
rivolgo ai lavoratori è quello di non farsi confondere da una dirigenza che è molto
più forte di loro”.
L’ex rappresentante unico Fiom alla Marcegaglia Mustapha Aghrabi non ha firmato
l’accordo aziendale. “La nostra espulsione dalla Fiom nasce da uno scontro di
opinioni con il direttivo, negli accordi firmati si sono allontanati da quelli che
sono i principi dello statuto del sindacato” ha spiegato. “Io pago il prezzo di
essermi opposto al salario d’ingresso, ad accordi che puniscono chi si ammala, mi
sono opposto a chi chiude le fabbriche col consenso, a chi firma la mobilità senza
nemmeno farlo sapere ai diretti interessati. Continuerò a fare il delegato perchè
sono gli operai che mi hanno eletto, farò ricorso contro la sentenza portando altre
prove e testimonianze su quanto è accaduto. Se nella Fiom non c’è posto per me e
Coletti, non ci sarà nemmeno più posto per tanti operai che non hanno piegato la
testa, alla fine non ci sarà nemmeno più un sindacato degno di questo nome”.