Home > La Guerra libica e il controllo del Mediterraneo

La Guerra libica e il controllo del Mediterraneo

Publie le lunedì 28 marzo 2011 par Open-Publishing

Un anno dopo aver assunto la carica di presidente della Repubblica
francese nel 2007, e mentre la sua nazione deteneva la presidenza a
rotazione dell’Unione Europea, Nicholas Sarkozy ha invitato i capi
di stato dei 27 membri dell’UE e quelli di 17 paesi extracomunitari
del Mediterraneo ad assistere ad una conferenza a Parigi per
lanciare un’Unione mediterranea.

Nelle parole del quotidiano britannico Daily Telegraph riguardo il
successivo summit tenuto allo scopo il 13 luglio 2008, "la grande
idea di Sarkozy è di usare la centralità mondiale di Roma imperiale
come fattore unificante che colleghi 44 paesi rappresentanti di 800
milioni di persone".

Il dirigente libico Muammar Gaddafi, tuttavia, ha annunciato che la
sua nazione boicottà la riunione, denunciando l’iniziativa come
mirata a dividere l’Africa e il mondo arabo, e dichiarando:

"Si prospetta un altro Impero Romano e un progetto imperiale. Si
tratta di una linea e di un progetto imperialista che abbiamo già
subito. Non vorremmo averli di nuovo". [1]

L’inedito summit si è tenuto con l’intenzione di "spostare centro
d’interesse strategico europeo verso il Medio Oriente, l’Africa del
Nord ed i Balcani". [2]

Meno di tre anni dopo gli aeroplani militari Mirage e Rafale di
Sarkozy bombardavano i bersagli del governo libico, iniziando una
guerra intrapresa da Francia, Stati Uniti, Gran Bretagna e cui i
nezzi di informazione mondiali fanno riferimento come una coalizione
internazionale - 12 membri NATO e l’emirato di Qatar - decisa a
rovesciare il governo di Gaddafi per sostituirlo con uno più
compiacente.

Il Mare mediterraneo è attualmente il fronte di guerra principale
nel mondo, rimpiazzando il teatro di guerra di Afganistan-Pakistan,
e l’impero del nuovo terzo millennio - quello degli Stati Uniti,
l’unica superpotenza del mondo nelle parole del Presidente Barack
Obama nel suo discorso di accettazione di Premio Nobel per la pace,
e dei suoi partner NATO - sta completando la trasformazione del
Mediterraneo nel suo Mare Nostrum.

L’attacco alla Libia segue di poco più di tre settimane una
iniziativa del parlamento di Cipro, isola del Mediterraneo
Orientale, per trascinare tale Nazione nel programma NATO’s
Partnership for Peace [3], che se coronata da successo lascerebbe
solo tre su venti nazioni (escludendo il microstato Monaco) che si
affacciano sul Mare Mediterraneo fuori da una piena alleanza NATO, o
obbligate a essa mediante svariate partnership, comprese quelle del
Dialogo Mediterraneo (Algeria, Egitto, Israele, Giordania,
Mauritania, Marocco e Tunisia): la Libia, il Libano e la Siria.

L’appartenenza e la partnership NATO obbligano i governi soggetti a
aprire i loro paesi alle Forze armate degli Stati Uniti. Per
esempio, a meno di un anno dall’indipendenza il Montenegro aveva già
aderito alla Partnership for Peace, ed è stato visitato dal futuro
comandante della Marina militare degli Stati Uniti in Europa
Ammiraglio Harry Ulrich e dal sottomarino di appoggio Emory S. Land,
con l’intento "di fornire addestramento e assistenza alla Marina
Montenegrina e rafforzare il rapporto tra le due Marine militari".
[4]. Il mese seguente quattro navi da guerra NATO, compreso il
cacciatorpediniere lanciamissili USS Roosevelt, hanno attraccato nel
porto di Tivat in Montenegro.

Se l’attuale modello libico verrà replicato in Siria come sempre più
pare probabile, e con il Libano già sotto blocco navale NATO dal
2006 in quello che è il prototipo per ciò che la NATO a breve
replicherà davanti alle coste libiche, il Mare Mediterraneo sarà
completamente sotto il controllo della NATO e del suo membro
principale, gli Stati Uniti.

Cipro è l’unica membro dell’Unione Europea nonchè la sola nazione
Europea (eccetto per i microstati) che non è - ad oggi - membro o
partner NATO, e la Libia è la sola nazione africana che si affaccia
sul Mediterraneo non membro del programma di partership NATO
Mediterranean Dialogue.

La Libia è anche uno dei soli cinque su 54 Paesi africani che non è
stato integrato, che equivale a dire subordinato, al nuovo Comando
Africano (AFRICOM) degli Stati Uniti.

Gli altri sono:

Il Sudan, che è stato balcanizzato come presto potrebbe accadere
anche alla Libia.

Costa d’avorio, ora coinvolta in quella che è a tutti gli effetti
una guerra civile, con l’Occidente che sostiene i gruppi armati di
Alassane Ouattara contro il presidente in carica Laurent Gbagbo e
sotto la minaccia di un intervento militare straniero, probabilmente
la Forza di pronto intervento dell’Africa Occidentale (originale
West African Standby Force) sostenuta dall’AFRICOM - e dalla NATO -
e forse con l’implicazione diretto Occidentale. [5]

L’Eritrea, che confina con Gibuti dove sono presenti circa 5.000
truppe americane e francesi, e che è stato coinvolta tre anni fa in
un conflitto armato di confine con il suo vicino, nel quale le forze
militari francesi sono intervenute a sostegno di Gibuti.

Lo Zimbabwe, che è fra i candidati probabili per il prossimo
intervento militare degli Stati Uniti modello Operation Odyssey
Dawn.

Il Mediterraneo è stato il mare più strategicamente importante della
storia, ed è l’unico le cui acque lambiscono le coste di tre
continenti.

Il controllo del mare è stato l’obiettivo di persiani, alessandrini,
cartaginesi, romani, bizantini, Ottomani, spagnoli, inglesi e imperi
Napoleonici, in parte o per intero, e dall’Italia di Mussolini e
dalla Germania di Hitler.

Dalla fine della II Guerra Mondiale il potere militare predominante
nel mare sono stati gli Stati Uniti. Nel 1946 Washington ha
stabilito la Forza Navale del Mediterraneo, che in 1950 è diventata
la Sesta Flotta degli, ed ha il suo quartier generale nella città
portuale mediterranea di Napoli.

La genesi degli della Marina militare degli tati Uniti fu il Naval
Act del 1794, stabilito in risposta alla cattura di vascelli di
commerciante americani al largo della costa del Nord Africa. La
Squadra mediterranea (anche base navale) è stata creata in reazione
alla prima Guerra di Barberia del 1801-1805, anche conosciuta come
la Guerra di Tripolitania, in quello che è ora il nord ovest della
Libia. Gli Stati Uniti hanno combattuto la loro prima battaglia
navale fuori dell’Emisfero Occidentale contro la Tripolitania nel
1801.

La Forza navale U.S.A. Europa-Africa, anch’essa basata in Napoli, è
assegnata alla Sesta Flotta e fornisce forze sia al Comando U.S.A.
europeo che al Comando U.S.A. Africa. Il suo comandante è
l’Ammiraglio Samuel Locklear III, che è anche il comandante del
Comando Forza Congiunta Alleata NATO di Napoli.

Ha coordinato gli attacchi USA con missili e aerei contro la Libia
da bordo della U.S.S. Mount Whitney, la nave ammiraglia della Sesta
Flotta, come comandante dell’Unità operativa speciale congiunta
Odissea Dawn, nell’operazione del Comando Africa USA che dotata di
cacciatorpediniere lanciamissili, sottomarini e bombardieri
invisibili ha condotto gli attacchi sulla Libia.

L’ammiraglio Gary Roughead, Capo Operazioni Navali (l’ufficiale di
più alto grado della Marina degli Stati Uniti), ha dichiarato
recentemente che la presenza militare permanente americana nel
Mediterraneo ha consentito al Pentagono, che "era stato già
posizionato per le operazioni sulla Libia," di lanciare Alba di
Odissea il 19 marzo. "Il necessario, ad esempio all’inizio
operazioni per gli attacchi dei Tomahawk, i lanciatori erano già sul
posto. Erano stati già caricati, e sono partiti come previsto".

"E’ ciò è che ottieni quando hai una Marina globale che è là davanti
sempre... Noi siamo lì, e quando è il momento di sparare, siamo
pronto a condurre le operazioni di combattimento. ..." [6]

Il 22 marzo il Generale Carter Ham, il nuovo comandante di U.S.
Comando Africa, ha visitato la base aerea americana a Ramstein in
Germania incontrando i comandanti dell’aviazione inglese, francese e
italiana per valutare la campagna di bombardamento in Libia. Ha
lodato la cooperazione con i partner NATO prima che la guerra abbia
inizio, dichiarando "Lei non può portare 14 nazioni diverse insieme
senza mai essersi preparati prima". [7]

Mentre il comandante di AFRICOM era in Germania, il Ministero della
Difesa Robert Gates era in Egitto ad incontrare il Maresciallo
Mohamed Hussein Tantawi, comandante in capo delle forze armate
egiziane e presidente del Consiglio Supremo delle Forze Armate, per
coordinare la campagna contro Libia.

Il sito web del Pentagono ha riferito il 23 marzo che le forze
assegnate all’Unità operativa speciale AFRICOM Alba di Odissea
avevano effettuato 336 sortite aeree, di cui 108 azioni di attacco e
212 condotte dagli Stati Uniti. Le operazioni hanno incluso 162
attacchi con missile da crociera Tomahawk.

L’ammiraglio Roughead ha dichiarato che non ha rilevato "nessun
problema nel prosieguo delle operazioni", poiché i Tomahawk saranno
rimpiazzati con l’inventario esistente di 3.200 pezzi. Abbastanza
per spianare la Libia e poi averne ancora in abbondanza per la
prossima guerra. [8]

La sconfitta e la conquista, direttamente o per procura, della Libia
assicurerebbe al Pentagono e alla NATO un avamposto chiave sul Mare
Mediterraneo.

Il consolidamento del controllo americano sull’Africa del Nord
avrebbe delle ripercussioni ben più che regionali, per l’importanza
che hanno.

Subito dopo l’inaugurazione del Comando USA Africa, Lin Zhiyuan, il
direttore deputato dell’Accademia di Scienze Militari dell’Esercito
popolare di liberazione cinese, ha scritto quanto segue:

"Con la costruzione di una dozzina di basi o insediamenti avanzati
in Tunisia, Marocco, Algeria e in altre nazioni africane, gli Stati
Uniti stabiliranno progressivamente una rete di basi militari per
coprire il continente intero, costituendo i preparativi essenziali
per dislocare una flotta di portaerei nella regione".

"L’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO) con gli
Stati Uniti alla testa hanno effettuato [nel 2006] un’esercitazione
militare su larga scala all’isola di Capo Verde, una nazione
dell’Africa occidentale, con il solo scopo di controllare i corridoi
aerei e marittimi delle zone di estrazione del petrolio greggio, e
monitorare la situazione degli oleodotti lì operanti".

"Il Comando Africa (AFRICOM) rappresenta un raccordo vitale,
cruciale per la regolazione del dispiegamento militare globale degli
Stati Uniti. Nella fase attuale, essi stanno muovendo il baricentro
delle loro forze armate verso l’Est europeo, aprendo nuove basi
nell’Europa orientale".

"L’attuale ridispiegamento mondiale militare USA si impernia
principalmente su un ’arco di instabilità’ che va dal Caucaso, Asia
Centrale e Meridionale giù alla Penisola coreana, e dunque il
continente africano è considerato un punto forte di sostegno per la
strategia americana globale.

"Quindi, AFRICOM facilita l’avanzamento degli Stati Uniti sul
continente africano, il loro controllo sul continente eurasiatico e
il procedere verso il controllo del mondo intero". [9]

Ciò che è in gioco nella guerra con la Libia va ben al di là del
controllo delle più grandi riserve accertate di petrolio in Africa e
la sottomissione dell’ultima nazione nordafricana non ancora sotto
il controllo degli Stati Uniti e della NATO. Anche più in là della
dominazione della regione del Mare Mediterranea.

articolo originale in inglese

Traduzione: G. Ellero