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La manifestazione del 16 ottobre c’è stata. E adesso?
Publie le lunedì 18 ottobre 2010 par Open-Publishing3 commenti
di redazione Contropiano
La manifestazione del 16 ottobre convocata dalla Fiom a difesa dei diritti costituzionali dei lavoratori nel nostro paese, c’è stata e come prevedibile ha visto una partecipazione ampia di operai, precari, reti sociali e partiti della sinistra, che hanno riconosciuto le proprie aspettative sul conflitto sociale nella iniziativa messa in campo dal sindacato dei metalmeccanici della Cgil.
A freddo diventa opportuno e necessario analizzare i fattori hanno agito dentro e fuori la manifestazione di sabato 16 ottobre.
In primo luogo balza agli occhi come la Fiom abbia dovuto riempire un vuoto politico che i partiti della sinistra non riescono più a riempire. Nè sembra che questo vuoto- se non sul piano della mera rappresentazione- possa riempirla il nuovo leader “trendy” Vendola che da tanti viene vissuto come il nuovo “uomo della provvidenza” per la sinistra. Dopo anni di Bertinotti e bertinottismo pare incredibile ma non sembrano pochi quelli disposti a ricascare nel gorgo degli affabulatori.
La Fiom, suo malgrado, ha dovuto assumersi un ruolo politico non solo sulle questioni del lavoro e dei contratti ma anche su quelle della democrazia e della guerra. Landini e Cremaschi hanno infatti invocato dal palco il ritiro delle truppe italiane dall’Afghanistan, una parola d’ordine che in Parlamento non ha alcuna voce se non quelle a mezza bocca di alcuni. E’ stata annunciata una apertura sul terreno della lotta per il reddito di cittadinanza. L’ intervento di Flores D’Arcais e un passaggio di Landini hanno poi evocato il fatto che il popolo che manifestava in piazza non aveva più una sua rappresentanza politica. Né sono mancati dal palco le frecciate sulle ambiguità del PD che aveva scelto di non aderire né di essere in piazza. Una decisione questa confermata dall’intervista di Bersani su La Repubblica di oggi nella
quale rispolvera il “ma anchismo” veltroniano affermando che non si può fare a meno della Cisl e della Uil. Dunque chi nei commenti ha accusato la manifestazione del 16 ottobre di essere una manifestazione più politica che sindacale non è andato obiettivamente lontano dalla realtà.
L’altra questione riguarda il totem dello sciopero generale. C’era attesa su come la piazza avrebbe accolto l’intervento di Epifani. I fischi ci sono stati sia quando è stato annunciato sia durante tutto l’intervento, ma era soprattutto la freddezza della piazza a colpire, una freddezza che Epifani è riuscito a scaldare solo quando ha ventilato –ma solo come ipotesi estrema e remota –lo sciopero generale che veniva invocato in modo un po’ troppo taumaturgico dalla piazza, da vari interventi e dallo stesso segretario della Fiom. L’impressione che si ricava è però quella che la Cgil semmai farà lo sciopero generale lo farà solo se potrà convocarlo insieme con Cisl e Uil per
agevolare la caduta del governo Berlusconi e spianare la strada al governo “tecnico”. Né ci sembra che l’evocazione dello sciopero generale possa compensare il fatto che la battaglia del lavoro si sta giocando ormai azienda per azienda e contratto per contratto di fronte ai colpi di maglio della crisi e al modello Marchionne/Federmeccanica preso come esempio dalla Confindustria.
Di fronte all’invocazione di Epifani che ha rivendicato “10-100-1000 accordi firmati dalla Fiom” come alternativa al “10-100-1000 Pomigliano” invocati da Cisl e Uil, non possiamo non sottolineare come molti di questi accordi abbiano visto cedimenti strutturali della Fiom su questioni rilevanti (ad esempio i 18 turni).
Infine possiamo affermare che non aveva torto chi aveva colto la contraddizione tra le molte e alte aspettative verso la manifestazione del 16 ottobre e la realtà che già dai prossimi giorni verrà messa a disposizione sul piano sindacale sia dalla Fiom che dalla Cgil. Sul piano politico poi la voragine è ancora più evidente ed è qui che occorre mettere mano – e in fretta – ad un processo di ricomposizione e convergenza tra le forze della sinistra di classe capaci di avviare una controtendenza. Parte di questa discussione e di questo processo si è avviata, si tratta di andare a verifica in tempi stretti evitando di rimettere i piedi negli stessi posti che hanno portato i partiti
della sinistra al logoramento, alla crisi e forse alla liquidazione definitiva.
Messaggi
1. La manifestazione del 16 ottobre c’è stata. E adesso?, 18 ottobre 2010, 17:12
non vorrei ci trovassimo a dire la stessa cosa all’indomani dello sciopero generale... ed "adesso" che lo abbiamo fatto?
1. La manifestazione del 16 ottobre c’è stata. E adesso?, 18 ottobre 2010, 17:13
...dimenticavo, lo dico con tristezza questo!
2. La manifestazione del 16 ottobre c’è stata. E adesso?, 18 ottobre 2010, 18:55, di Enrico Biso
Ci son stati momenti in cui essere di certo più tristi, la sinistra ex radicale sfornava arcobaleni senza passare per nessun tipo di congresso, ed il governismo sembrava l’unica opzione.
Oggi, si ritorna a parlare di lavoro e di classe lavoratrice, scendono in piazza scuole, università e precari, e si aprono possibilità di percorso innegabilmente più vantaggiose per chi lotta per non pagare la crisi economica dell’economia capitalista.
L’articolo creato dalla redazione di Contropiano offre una possibile risposta, io per quel che mi riguarda, specialmente per quello che riguarda il finale dell’articolo, la faccio mia, credo sia quel che si può fare nell’oggi.
Ricostruire un sindacato di classe e dotare di organizzazione la sinistra comunista ed anticapitalista.
Il 16 ottobre ha rappresentato un mondo che si voleva sconfitto per sempre, troviamo le forme per rendere questo ritorno in campo, l’inizio di un percorso che sappia rappresentare i bisogni reali, il proporre un’opposizione sociale, l’unica opposizione che è in grado non solo di sconfiggere il Berlusconismo, ma anche di affrontare quel dopo Berlusconi, che assomiglia tantissimo al Berlusconi stesso.
Non mi sembra poco.......anzi.........
Enrico Biso