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La piazza fa scuola: Gelmini bocciata

Publie le venerdì 31 ottobre 2008 par Open-Publishing

La piazza fa scuola: Gelmini bocciata

di Frida Nacinovich

Roma sembra un’enorme scuola occupata. Dove tutte le cose che succedono in una scuola occupata succedono in mezzo alle strade e nelle piazze, all’aria aperta. C’è chi fa colazione seduto su uno scalino, chi prepara gli striscioni, chi si occupa di organizzare cori e coreografie. Facce gonfie e occhi stanchi, quelli di chi negli ultimi giorni ha dormito più a scuola che a casa e oggi sui sedili - comodi ma non troppo - di un pullman. Ragazze e ragazzi, genitori e figli, alunni e insegnanti, professori e studenti arrivano da tutta Italia. Alle nove del mattino la città è in tilt, piazza Esedra cancellata da una distesa enorme di cittadine e cittadini di ogni età. Il popolo protesta, l’onda è alta, altissima, tanto da moltiplicare i cortei. Da uno a tre, un mezzo miracolo laico. Smette perfino di piovere durante una manifestazione gigantesca. Anarchica, coinvolgente, irresistibile.

Dalla Sapienza occupata partono gli studenti universitari, sia quelli che hanno passato la notte nelle facoltà, sia quelli che sono tornati a casa per tre o quattro ore di sonno. Alle nove la scenografia è impressionante, e ancora mancano i dormiglioni che arriveranno un’ora dopo. "Non pagheremo la vostra crisi": è un fiume festoso e determinato di italiani di ogni età quello che si riversa in via nazionale, per poi dirigersi verso il ministero della Pubblica Istruzione in viale Trastevere. Una manifestazione nella manifestazione dei sindacati. E non è l’unica. A Roma Nord un altro corteo con i giovanissimi del liceo Mamiani in testa paralizza il traffico di Prati.

La città diventa un immenso formicaio, dal quale partono colonne di operaie e operai del sapere. A metà mattina l’intero centro di Roma è stracolmo di una massa critica che solo in piccola parte, alla fine della manifestazione, raggiungerà il traguardo di piazza del Popolo. Anche quando il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, ha finito il suo intervento, la piazza non riesce a svuotarsi. Continuano ad arrivare quelli che erano rimasti imbottigliati da qualche parte della città. Solo nel pomeriggio gli obelischi e le sfingi, le fontane e le Chiese gemelle tornano appannaggio dei turisti. E ricomincia a piovere. Governo ladro...
In corteo ci sono intere scolaresche, raccontano gli insegnanti che anche chi in genere resta in classe questa volta è sceso in piazza. La manifestazione è rossa come le bandiere della Cgil, rossa bianca e verde come la Cisl, multicolore come la Uil. Soprattutto la manifestazione ha i colori pastello di una gigantesca scuola elementare. Del resto sono loro le prime e principali vittime di Mariastella Gelmini e della sua legge di riforma, approvata dal governo Berlusconi e dal parlamento della Repubblica italiana.

Imbottigliata in piazza Esedra c’è la scuola elementare "20 settembre" di Roma. Mamma Anna e mamma Silvia tengono per mano i loro bambini. Li vorrebbero informati, forse un giorno laureati. Chiedono troppo? Arrivano da Massa Carrara i giovanissimi allievi della "Igino Cocchi". Maestra Roberta ha un cartello appeso al collo "sono una maestra unica". «Vogliono una scuola fuori dal tempo - spiega - prima i ragazzini restavano in classe fino a mezzo giorno. Ma prima le mamme non lavoravano e la famiglia riusciva ad arrivare ugualmente a fine mese». Ora non è più così, da tempo non è più così. Maestre e maestri ovunque. Ecco la scuola dell’infanzia "Tevola" di Velletri. Maestra Cinzia insegna da una vita. «Sono trent’anni che faccio esprimere i miei bambini, al contrario di Berlusconi e Gelmini che non vogliono farci esprimere la nostra opinione sulla riforma della scuola». Ancora striscioni, ancora bambini e bambine, ancora scuole intere che scorrono lungo il fiume tranquillo dell’opposizione alla riforma del governo. Maestra Paola viene dalla primaria di Torino "Franca Mazzarello". «Siamo insegnati e conosciamo perfettamente il testo di questa legge, il ministro non ci inganna. Vogliono distruggere la scuola e tornare a quella degli anni 20».
Disseminate per tutto il corteo rappresentazioni quasi mistiche di Gelmini con l’aureola, c’è scritto: "Beata ignoranza". Altre immagini sparse: c’è lo studente con il cartello al collo "adopt an italian student". Poi il pacchetto di sigarette lungo almeno due metri, "Gelmini nuoce gravemente all’istruzione".

E la bambina che ha scritto una poesia per la sua scuola: "Stella stellina la notte si avvicina, la scuola traballa, l’istruzione va nella stalla". I ricercatori piemontesi citano Ungaretti: "Università si sta come d’autunno sugli alberi le foglie". Riesce ad arrivare fino in piazza del Popolo lo striscione "Bertruffoni: se l’istruzione vi sembra un costo, provate l’ignoranza". Subito dietro spunta il cartello: "Brunettolo: prova a mantenere Biancaneve con il nostro stipendio". «Forse abbiamo sbagliato piazza!», esclama un entusiasta Guglielmo Epifani scorrendo con lo sguardo la moltitudine di persone sotto il palco di piazza del Popolo. Ma forse non ce ne sarebbe stata una abbastanza grande da contenere tutti gli insegnanti, i bidelli, i precari, i segretari, i genitori, gli studenti (di elementari, medie, licei, università) e i tanti altri lavoratori solidali che oggi sono scesi in piazza per contestare le politiche scolastiche del ministro Gelmini (e di Tremonti, Brunetta, Berlusconi....).

Circa un milione soltanto a Roma, arrivati da tutta Italia - hanno stimato i sindacati di categoria (Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals-Confsal e Gilda) che hanno promosso la manifestazione di oggi. Tanti i politici delle opposizioni, tutti i colori dell’opposizione. Di più, il popolo italiano che racconta il suo disagio. Di fronte a quanto ha deciso il Parlamento. Un’onda, gigantesca.