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La riarticolazione del movimento studentesco e lo scenario politico attuale

Publie le martedì 21 giugno 2011 par Open-Publishing

La riarticolazione del movimento studentesco e lo scenario politico attuale

I movimenti sociali nel corso di questo 2011 sono ricomparsi sulla scena con forza. L’emergere di nuovi attori collettivi e l’erosione del sistema politico istituzionale nel suo complesso hanno messo a repentaglio il modello neoliberista da diversi lati. Le proteste in difesa delle risorse naturali, la lotta per condizioni più umane di lavoro e le recenti proteste degli studenti sono chiari esempi, mettendo fine al ripiegamento iniziato con la sconfitta del 2005 (credito garantito dallo Stato), 2006 (Legge generale sull’istruzione) e 2008-2009 (approvazione della Legge generale sull’istruzione). Nel corso di questo ampio processo di sconfitte per gli studenti, si è sperimentato un notevole cambiamento nelle forme di lotta e nelle modalità di fare politica da parte degli studenti. Da questo processo sono nate critiche faticose ai leader studenteschi che elaboravano le revendicazioni di tutti gli studenti in privato, rispondendo alle richieste dei loro rispettivi partiti politici e la ben nota pratica di tavole di trattative alle spalle del movimento studentesco.

E’ in questo quadro che un nuovo modo di fare politica comincia a posizionarsi con forza, espressa nel movimento delle scuole superiori nel 2006 (la cosiddetta "Rivoluzione dei pinguini") e nell’università nel 2008 (ACEUS - Assemblea coordinata degli studenti e universitari). Una cultura politica centrata sul dialogo tra gli studenti della base, in maniera orizzontale, ed in cui i rappresentanti sono portavoci delle posizioni concordate dall’insieme degli studenti. Questo cambiamento è stato possibile in parte dallo discreditarsi dei tradizionali referenti dei partiti politici e dall’attacco del modello neoliberista in materia di istruzione. Tale situazione ha cominciato a invertirsi dalla sconfitta elettorale della Concertación [Concertazione dei Partiti per la Democrazia, coalizione di centro-sinistra al governo dal 1990 a 2010 - ndt.] nelle presidenziali e con il suo ripiego sistematico al mondo sociale nel tentativo di riconquistare una base elettorale di sostegno. In questo contesto di riconfigurazione del sistema politico partitario, il riavvicinamento tra la Concertación e il Partido Comunista (PCCh) è più consistente, chiarificando il ruolo storico della Concertación e del PCCh come contenitori politici del malcontento nei canali istituzionali dello Stato.

In questo processo generale, dal 2010 il PCCh e la Concertación - attraverso piattaforme elettorali - si sono inseriti con forza nelle federazioni studentesche, arrivando nel 2011 al controllo politico nelle direzioni della CONFECH (Confederación de Estudiantes de Chile - circa 15 federazioni su 27) e del movimento delle studenti delle superiori con una forte presenza nel FEMES (Federación Metropolitana Estudiantes Secundarios), che comprende le scuole più emblematiche. Tuttavia, questo controllo delle direzioni studentesche non si è manifestato chiaramente e la disputa in corso per l’egemonia del movimento studentesco è ancora aperto. E la disputa non solo si vede nei modi di fare politica, ma anche nella profondità e nella radicalità di esso.

La riarticolazione del movimento studentesco ha permesso quest’anno di sfidare l’egemonia della classe politica in materia scolastica, poiché ha consentito al conflitto degli studenti di uscire dalla mera corporatività per diventare un tema trasversale della società, convocando vari attori sociali alle manifestazioni pubbliche (la protesta di oggi, 16 giugno, ha visto oltre 70.000 manifestanti); ma l’attuale conflitto interno e la pressione del governo fanno sì che oggi sia difficile intuire una via d’uscita dal conflitto sull’istruzione, e che quello che accadrà nel CONFECH il 18 e 19, e nell’appello all’Incontro sull’Istruzione che si terrà venerdì 17 e lunedi 20, siano fondamentali per poter valutare la direzione che prenderà il conflitto.

Sia l’incapacità politica degli attuali leader studenteschi (riformisti) che la follia e l’ortopedia della sinistra di stampo rivoluzionario hanno lasciato più che evidente l’attuale vuoto nella conduzione politica degli studenti più coscienti. I principali difetti dell’alternativa rivoluzionaria è l’assenza di una prospettiva globale del conflitto (la maggior parte dei referenti sono presenti in una sola regione), data l’assenza di strutture organizzative nazionali, che si traduce in una grave incapacità politica. Oggi, i referenti della sinistra rivoluzionaria confondono la "radicalità astratta" con la "radicalizzazione sostanziale"; si confonde la protesta rivendicativa che ci permette di costruire il potere degli studenti e promuovere l’avanzo nella disputa dell’egemonia in materia di istruzione, costruendo l’unità all’interno e all’esterno del movimento studentesco, con il resto degli attori sociali, con la protesta in astratto. Detto questo, come può il movimento studentesco stabilire politicamente le sue rivendicazioni, se non dispone di un potere studentesco che permette di costruire una forza sociale di sostegno? Ma questa sinistra "rivoluzionaria" che oggi ci indica l’alternativa in una rottura con la CONFECH ha davvero la forza sufficiente per costituire una alternativa reale e non formale per il movimento studentesco nel suo complesso?

Oggi noi, gli studenti di intenti rivoluzionari, dobbiamo considerare questo conflitto con uno sguardo lungimirante tenendo conto che la costruzione del potere studentesco è il compito di tutte e tutti, e che si costruisce politicamente con l’organizzazione con la chiarezza programmatica non da un giorno all’altro, ma disputando l’egemonia reale del movimento studentesco nelle sue strutture di rappresentanza, sovvertendole e mettendole al servizio dei studenti alla base. E per poterci muovere verso questo dobbiamo portare una politica rivendicativa che genera l’unità all’interno del movimento stesso, rafforzandolo politicamente e organicamente. Solo l’unità della base può costituire la forza in grado di far tremare i potenti; un’unità effettiva e non vile, un’unità reale. E per poter costruire un’unità vera dobbiamo avanzare nelle varie forme di lotta che consentono la radicalizzazione politica delle nostre rivendicazioni. A che cosa serve una forma di lotta, come l’occupazione di una facoltà periferica, se non favorisce lo sviluppo del potere studentesco e la contesa per l’egemonia nella politica dell’istruzione? Solo l’ortopedia di una sinistra periferica e accecata con la forza militare contro di noi come movimento studentesco.

Oggi noi, gli studenti di base e di intento rivoluzionario, dobbiamo valutare politicamente questa sfida e darci il compito di promuovere la costruzione del potere studentesco. Dobbiamo capire chiaramente che una soluzione politica a questa situazione di stallo in cui ci troviamo ha bisogna di una prospettiva storica, di imparare dagli errori di ieri al fine di rafforzare il movimento nel suo complesso. In questo scenario dobbiamo almeno tenere presenti le seguenti precauzioni e/o considerazioni:

1. il movimento studentesco ha bisogno di una piattaforma di lotta unitaria che unisca gli studenti delle scuole superiori, delle università private eletti democraticamente e delle università pubbliche, che abbia l’obiettivo di stabilire un programma in base al comune orizzonte politico: l’istruzione come un diritto sociale che risponde agli interessi di tutta la società e non del mercato;

2. serve definire una politica minima di lotta per l’intero movimento studentesco che permetta la convergenza con gli altri attori sociali coinvolti nella scuola e nell’università, come i docenti, i funzionari e le loro famiglie;

3. evitare qualsiasi tipo di trattativa politica con le autorità prima di stabilire i punti 1 e 2 e soprattutto prima di aver conquistato almeno le rivendicazioni avanzate;

4. dobbiamo stare attenti a non isolarci politicamente. Prima, è necessario denunciare il ruolo pratico della sinistra marginale che difatti ci porta alla rottura e alla atomizzazione del potere studentesco;

5. nel quadro del ripiego della Concertación e del ruolo pratico del PCCh come partito perno della riarticolazione del centro-sinistra, dobbiamo evitare qualsiasi soluzione politica che coopta il movimento sociale e il movimento studentesco nel suo complesso. Dunque è necessario stabilire come orizzonte possibile una soluzione sociale al conflitto sociale attraverso le attuali procedure democratiche. Solo la democrazia sociale e radicale ci permetterà di lottare per la costruzione di un’istruzione pubblica che soddisfi le esigenze delle classi lavoratrici e dei settori popolari.

eme, zeta & ge
(membri del Frente de Estudiantes Libertarios-Santiago)

Traduzione a cura di FdCA-Ufficio relazioni internazionali

http://www.anarkismo.net/article/19875

http://www.fdca.it/