di Rina Gagliardi
Nella nostra storia, ma soprattutto nella storia «grande e terribile» del ’900,
rivoluzione e nonviolenza sono apparse idee sostanzialmente antitetiche. Non
si cambia il mondo, non si trasforma l’esistente (si chiami capitalismo o imperialismo
o oppressione coloniale), non si avvia alcuna "scalata al cielo" sulla sola base
della lotta legale o pacifica: questo è stato, via via, il messaggio di fondo
della rivoluzione d’Ottobre, della "lunga marcia" di Mao, della liberazione anticoloniale,
del Vietnam, del Sessantotto. E quando i partiti comunisti (ma più in generale
la sinistra), dal dopoguerra in poi, si sono dati un profilo ideologico diverso,
di piena adesione alle regole della dialettica politica democratica, i due corni
del problema restavano ancora separati: cadeva - restando al massimo proiettata
su un vago e lontano futuro - l’ipotesi rivoluzionaria, mentre l’opzione nonviolenta
si faceva pratica legalitaria e, in fondo, rinunciataria.
Ora che il "secolo breve" è ormai alle nostre spalle, è possibile tornare a riflettere su un’idea di rivoluzione nonviolenta? Ora che la guerra permanente e infinita devasta il pianeta e minaccia il futuro di tutti, è pensabile una smilitarizzazione della politica stessa - delle pratiche del potere - che salvaguardi la radicalità e la maturità del conflitto? Queste sono le domande che ci siamo posti, come Rifondazione comunista, nel nostro accidentato ma appassionato percorso di rifondazione. Una sfida straordinaria, per difficoltà ma anche per necessità: non per caso essa ha suscitato una discussione vera, prima di tutto all’interno del nostro partito. Una ricerca collettiva, aperta al confronto con altre culture ed esperienze, che in realtà è appena cominciata.
Il seminario nazionale di San Servolo, tenutosi nello scorso febbraio, è stato una tappa molto significativa di questo cammino. Per due giornate, in una Venezia "metafisica", immersa nella neve, alcune centinaia di persone - militanti e dirigenti del Prc, intellettuali indipendenti della sinistra, sindacalisti, esponenti del pacifismo cattolico e delle associazioni nonviolente di ispirazione gandhiana - hanno provato a confrontarsi sul senso, oggi, dell’azione nonviolenta. Il volume che ora raccoglie gli atti di questo convegno ne è un "testimone attivo" e intelligente. La ricerca si arricchisce e continua.