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La straordinaria inefficacia dell’antiberlusconismo.........

Publie le sabato 13 marzo 2010 par Open-Publishing
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La straordinaria inefficacia dell’antiberlusconismo nel paese della borghesia senza capitalismo

a cura della redazione di Contropiano

L’errore che viene ripetuto continuamente da quindici anni a questa parte, è quello di pensare che la causa della melma politica, morale e materiale in cui sta affondando il paese, abbia come unico responsabile Berlusconi e il suo modello di verticalizzazione plebiscitaria del potere. In realtà questa situazione, in cui a fronte della crisi nulla si intravede sul piano del cambiamento politico (neanche nel senso di un capitalismo moderno), è il risultato di una complessità del “sistema Italia” sul quale è tempo che si cominci a ragionare più seriamente e su cui trarre indicazioni utili per l’azione politica della sinistra di classe.

La cronaca di queste settimane ci consegna il verminaio scoperchiato con la vicenda degli appalti della Protezione Civile. La connessione tra potere, affarismo, degrado morale non dovrebbero essere però una novità in un paese che ha visto crescere in anno del 229% i casi di corruzione e del 153% quelli di concussione (1). Eppure la società sembra ormai riuscire a metabolizzare anche tutto questo, anzi, continua a ritenere che Berlusconi sia una soluzione alternativa alla putrescenza di un sistema che si ritiene in transizione dalla prima alla seconda repubblica proprio attraverso la fustigazione del malaffare e delle sue connessioni con la rappresentanza politica. Come impatta, dunque, questo senso comune con le conseguenze sociali di una crisi economica che potrebbe cambiare rapidamente la mappa del mondo e di conseguenza anche quella del nostro paese?

Fare i conti con l’arretratezza del “sistema Italia”

Secondo alcuni analisti, l’arretratezza del sistema Italia è stata la sua fortuna di fronte all’esplosione della dimensione finanziaria della crisi. “Il risparmio delle famiglie, la tradizionale riluttanza delle banche alla erogazione del credito, un sistema bancario composto anche e per fortuna da piccoli istituti legati al territorio e poco avvezzo alla proiezione internazionale, un sommerso calcolato in circa il 35% del PIL ufficiali…hanno svolto una funzione di ammortizzatore della crisi” scrive la prefazione del recente rapporto dell’Eurispes, per molti aspetti meno riguardoso di altri studi ufficiali (2). A fianco di questa fotografia – che contiene alcuni elementi di verità - occorre aggiungere quella sulle caratteristiche del sistema delle imprese in Italia.

Dimensione imprese
Numero imprese
Grandi (+ di 500 addetti) 2.026
Medie (200-499 addetti)
3.561
Medie-piccole (50-199 addetti) 28.277
Piccole (meno di 49 addetti) 3.838.933

La polverizzazione imprenditoriale, unita a quelli che l’Eurispes definisce come paradossali ammortizzatori sociali, fotografano una arretratezza del sistema Italia che fa inorridire i teorici del capitalismo ma che introduce nella società comportamenti sociali e ideologici conseguenti.

Affarismo e “uomini della provvidenza"

E’ evidente come dentro questa polverizzazione di impresa (che produce e convive appunto con un 35% del PIL attraverso il sommerso), fattori come la corruzione, la concussione, l’evasione fiscale, la concorrenza sleale non possono che essere la norma e non l’eccezione. Poggia su questo “senso comune” della parte attiva dell’economia italiana buona parte del consenso nel blocco sociale berlusconiano oggi dominante. L’egemonia di questo blocco sociale si esercita anche sulla visibile crisi dei ceti medi, brutalmente polarizzati prima dalla destrutturazione degli anni precedenti e poi dalla crisi. Il senso di insicurezza infatti opprime molto di più chi ha visto perdere status sociali acquisiti piuttosto che chi deve arrancare dal basso della scala sociale per cercare di affermare le proprie esigenze.

Questa base materiale convive e produce elementi ideologici, da quelli peggiori come il razzismo contro gli immigrati a quelli apparentemente più innocui (il 55,8% degli italiani ai miracoli e il 51,3% crede fermamente alla conciliabilità tra fede e scienza).

Questo contesto di affarismo a tutto campo e di disponibilità agli “uomini della provvidenza”, vede affermarsi la rappresentanza politica dei “prenditori” svelati dalle inchieste giudiziarie sugli appalti o sulle scatole cinesi incentivate esponenzialmente dalle modifiche introdotte dalla Legge Biagi alla cessione dei rami d’azienda. Un sistema televisivo conseguente consente poi di far convergere su questi interessi materiali anche il senso comune di vasti settori popolari, spazzando via l’identità politica sempre più debole della sinistra. Emblematico è il fatto che “uomini della provvidenza” – vedi il caso Vendola - vengono ormai attesi e celebrati anche a sinistra, alimentando così il binomio individualismo-plebiscitarismo che fa piazza pulita di ogni istanza collettiva di cambiamento.

La straordinaria inefficacia dell’antiberlusconismo

In tale contesto, i richiami all’etica e alla correttezza costituzionale, appaiono straordinariamente inefficaci se non preceduti e affiancati da una azione politica che identifichi concretamente gli interessi materiali e i soggetti sociali che contro questo senso comune hanno una sfida da giocare.

La Fiat che scappa dall’Italia per adeguarsi alla sua dimensione multinazionale, non solo segna la fine di un’epoca ma è forse l’immagine più nitida di un paese dominato ormai da una borghesia senza capitalismo. Si capisce ormai chiaramente come i poteri forti tradizionali, quelli che vorrebbero Montezemolo come alternativa a Berlusconi (3), non riescono più ad esercitare la loro influenza sulla società. E si capisce così anche la debolezza del PD e della leadership di Bersani – che pure tra i poteri forti ha molti estimatori (4).

In questi quindici anni, i poteri forti hanno cercato più volte di giocare carta della cooptazione dei lavoratori e le loro rappresentanze politiche e sindacali (dai Ds alla Cgil) contro il blocco sociale berlusconiano. I governi Amato, Ciampi e i due governi Prodi e la collaborazione con questi delle forze della sinistra a tutti i livelli (dalla concertazione sindacale alla partecipazione diretta agli esecutivi) hanno devastato e depotenziato ogni tenuta e ricostruzione di un blocco sociale antagonista e indipendente verso gli interessi del capitalismo. L’antiberlusconismo declinato in tutti i modi – come abbiamo visto in questi anni – si è rivelato di una inefficacia straordinaria, al contrario, ne ha rafforzato l’egemonia sulla società. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. E’ urgente che le residuali forze della sinistra alternativa si liberino al più presto di questo tic e si sottraggano al sistematico “richiamo della foresta” che le ha portate al logoramento e alla crisi che è ormai sotto gli occhi di tutti.

La variabile che può scompaginare un quadro non certo allettante, sono indubbiamente gli effetti sociali della crisi economica che difficilmente gli “ammortizzatori sociali occulti” potranno diluire o manipolare ancora a lungo. Occorre ripartire da questa consapevolezza per ritracciare una prospettiva politica effettivamente indipendente sia sul piano della rappresentanza che su quello della ricomposizione dei settori interessati al conflitto sociale. Dentro questo consapevolezza sta la funzione possibile dei comunisti nell’Italia del XXI° Secolo. Su questo intendiamo riaprire il confronto politico nei prossimi mesi.

Note:

(1) Rapporto annuale della Corte dei Conti, febbraio 2010

(2) Rapporto Eurispes “L’Italia tra memoria, conflitto e progetto”, 29 gennaio 2010

(3) L’editoriale di Affari e Finanza dell’11 gennaio, riprendendo un sondaggio dell’Espresso, tira esplicitamente la volata a Montezemolo come candidato premier per sconfiggere Berlusconi

(4) “Bersani. Ecco il tavolo dei suoi poteri forti”,in Corriere Economia del 9 novembre 2009

* dal numero di febbraio 2010 di Contropiano

Messaggi

  • Caro Enrico, la tua sintesi è giustissima, ma ci sono compagni oramai così tarati,rassegnati e inborghesiti... Che farli riflettere, svegliare, o riprenderli dalla loro alienazione, è una impresa difficile e ardua!! Volevo sapere, se anche tu la pensavi un pò come me.Ciao Nando.

  • l’analisi economica non spiega tutto. la identifica fenomenologia del sistema è presente in tutto l’Occidente. Soltanto da noi abbiamo la degenerazione della democrazia in grottesca fascistizzazione. In Parlamento parte del PD collabora con Berlusconi specialmente quando si tratta di sfasciare i diritti vedi art.18 e legge biagi che non sono il portato FATALE del capitalismo ma scelte politiche del nostro Parlamento.

    Giudico importante la lotta a Berlusconi e l’antiberlusconismo. I nostri padri antifascisti furono antimussoliniani.

    Pietro

    • hai ragione Pietro. La portata del berlusconismo spinge la pur misera democrazia borghese verso la negazione di diritti minimi di civiltà che non possono essere non visti alla luce della finale battagli anticapitalista... Altrimenti facciamoci fottere anche l’art 18 che tanto anche con quello i signori sono sempre signori... Vedo un po’ la logica (delirante) del tanto peggio tanto meglio...

    • considero l’analisi di contropiano interessante. Tanto interessante che l’ho pubblicata nel mio sito in facebook. Tuttavia trascura il valore della "politica" sull’economia ed in particolare del berlusconismo nel processo di trasformazione del capitalismo italiano in appunto borghesia senza capitalismo.
      E’ assai stimolante e ci rifletterò e scriverò qualcosa sopra.

    • Caro Nando, intanto personalmente considero molto valida l’analisi fornita dai compagni di Contropiano,ed in una situazione come quella attuale, in cui, una cospicua parte dei comunisti continua imperterrita a fare da stampella al centrosinistra, la cosa, per me, non è secondaria, anzi...
      Serve capire come affrontare al meglio, un governo delle destre in evidente affanno, ed un riproporsi della coalizione tipo unione, che annusando l’aria che tira, si ripropone senza aver minimamente fatto un bilancio dell’unione precedente.
      L’economia e il come affrontarla, non è un di più, ma il minimo per chi si candida ad essere alternativa, il punto cruciale però, è che non di alternativa si tratta, ma di alternanza.
      Come comunisti, come anticapitalisti, credo ci si debba porre contro tutte le politiche di destra, che il centrosinistra ed il centrodestra tentano di imporre.
      La confindustria ed il padronato, di volta in volta trovano le gambe politiche su cui camminare, per imporre privatizzazioni, precarietà del lavoro, missioni militari e tutto quello che serve, per continuare a depredare la classe, che non trova riferimenti politici, e che perde il senso di se, e delle proprie potenzialità.
      Oggi, non solo servirebbe un partito comunista in grado di contrapporsi alle due destre politiche (cx e cd), ma anche una nuova pratica di autorganizzazione che renda ben visibile un altro modo di fare politica.
      Invece purtroppo si grida al golpe se Berlusconi prova ad aggirare le leggi elettorali create da loro stessi,ma se poi le firma Napolitano, il golpe diventa un meglio non parlarne.
      E Di Pietro che urla diventa muto ad oltranza, e si cerca come untore, chi porta catelli che mettono in risalto quello che è avvenuto.
      La firma è meglio scordarsela, in nome dell’antiberlusconismo, che vede bene ciò che combina Berlusconi, ma che è cieco, muto e sordo, di fronte a chi inciucia con Berlusconi.
      L’antiberlusconismo che individua una sola destra, non è in grado di affrontare le politiche di destra.
      Il merito dei compagni di Contropiano è quello di mettere in agenda, il che fare in questa non facile situazione, e di segnalare l’importanza dell’indipendenza politica dei comunisti non governisti dal centrosinistra, il non considerare il posto nelle istituzioni come l’unico lavoro possibile dei comunisti, il porsi il punto per me centrale, di contribuire a costruire un partito comunista di lotta e di organizzazione.
      Per questo ho ripreso l’editoriale dei compagni di Contropiano, è un contributo valido per uscire dall’impasse, per non riproporre quello che già è stato fallimentare (l’unione), per provare a dare una risposta politica a chi la crisi dell’economia capitalista proprio non la vuole pagare.
      La sinistra dei lavoratori, la sinistra anticapitalista, non può che ripartire da questo, se vuol tornare ad essere credibile.

      Enrico Biso

  • CHIEDO SCUSA AI COMPAGNI DI CONTROPIANO, NEL AVER SCRITTO CHE L’ARTICOLO ERA DI ENRICO, CE’ STATO UN LAPSUS DA PARTE MIA. COMUNQUE COMPLIMENTI, L’ARTICOLO ERA MOLTO INTERESSANTE E RIFLESSIVO.