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La tegola dei "derivati" - Dopo la Grecia può toccare all’Italia ?

Publie le giovedì 20 maggio 2010 par Open-Publishing
4 commenti

Quante volte ho scritto della mia impressione che i massimi decisori della finanza internazionale fossero, in fondo, degli apprendisti stregoni?

Come Topolino nella celeberrima scena di Fantasia, a questi apprendisti era parsa una buona idea farsi aiutare da tanti "servitori virtuali" a fare i lavori di casa. Ovvero, nel loro caso, a raddrizzare istituti in sofferenza, deficit crescenti, economie barcollanti, stili di vita dissipativi e non compatibili con il bilancio tra dare ed avere, dalla scala del singolo a quella del "sistema paese".

Per non parlare, ovviamente, della vitale necessità di mantenere la sempiterna crescita dell’economia, sola speranza di tappare i buchi nella sempre più rammendata tela di Penelope che instancabilmente tessevano.

Quel che succedeva a Topolino è ben noto: gli aiutanti "magici", virtuali, gli prendevano la mano e cominciano a fare troppo, troppo in fretta, ciecamente ed implacabilmente.

E’ quello che è successo con i famigerati "strumenti derivati", che purtroppo sono stati proposti in modo crescente, anche nel nostro bel paese.

Con quel quid, ovviamente, che sempre ci caratterizza.

Non solo ai risparmiatori più in vena di rischiare, quindi, ma anche alle nostre sgangheratissime amministrazioni locali, con il bel risultato che al deficit di bilancio "strutturale" di molte di queste si è sommato un ulteriore, GRANDE, disavanzo dovuto alle spericolate operazione finanziarie fatte con i loro (ovvero nostri) soldi nel rarefatto mondo della finanza virtuale.

Poi sono arrivate, immancabili come la pioggia a Primavera, le rogne di stagione.

Dopo gli ultimi tre anni e specialmente le ultime tre settimane, i singoli governi e paesi cercano di smarcarsi, porgendo il fiero ed amaro calice del rischio sistemico ai loro vicini, ad esempio proibendo i giochi più sporchi sulle proprie piazze ( nel caso specifico le vendite allo scoperto dei titoli derivati ) lasciando che a giocare con il fango ( e/o scherzare con il fuoco) siano i suddetti vicini. In questo contesto, improvvisamente occhiuto ( ovviamente sempre e solo sulle malefatte altrui ) anche queste cosuccie e peccatucci vengono all’"improvviso" a galla. Si tentano strani paralleli, tra economie porcine e quindi, per definizione, peracottare e bancarottiere.

Ad esempio Grecia ed Italia, ambedue viste come malfidate, inaffidabili, furbastre e levantine. In breve: "una faccia una raza". Esagero? Beh...

Il pm che ha sviluppato l’indagine sulle immancabili malversazioni connesse al business dei derivati "pubblici" nella requisitoria di apertura del processo, a Milano, ha affermato che l’esposizione degli enti locali ed istituzioni varie italiche sul mercato dei derivati, se compiutamente compresa nella sua estensione e gravità, potrebbe far perdere di botto credibilità (quel che ne resta) al ns paese, scaraventandoci immediatamente accanto alla Grecia.

Non si è inventato nulla.

I rischi connessi al mercato dei derivati erano già chiari ALMENO 3 anni fa e lo prova , nero su bianco, un documento, presentato dal Direttore Generale della Banca D’Italia, in occasione di una audizione presso la VI Commissione parlamentare. Potete leggere qui quale fosse la situazione ad Agosto 2007, appena prima dell’esplosione della bolla dei Subprime, innesco per la Crisi Mondiale.

In sintesi: l’esposizione, dichiarata in rapida crescita, degli enti locali era stimata essere intorno ad un miliardo di euro.

Si evidenziava, comunque, l’urgenza di una riforma, di leggi, di regole, che impedisse agli amministratori locali, dato l’evidente conflitto di interessi potenziale, di deliberare investimenti in questi settori ad alto rischio.

Cosa successe, in seguito a quella audizione?

pooco, molto poco, quasi nulla.

L’unico vero intervento sul punto fu (ma c’era bisogno di dirlo?) una puntata di Report, qualche mese dopo, ad Ottobre, quando il bubbone si stava ingigantendo e la bolla dei Subprime era appena esplosa.

L’andazzo continuò ed anzi si intensificò, approfittando del (bipartisan) vuoto legislativo, mentre i nosti fini decisori si affannavano a concepire social card ed altre creative trovate anticrisi.

I nostri amministratori locali, forse dolosamente, come sostiene il PM prima citato, continuarono ad investire soldi pubblici in operazioni azzardate che garantivano, in ogni caso, immediati ed importanti introiti all’intermediario finanziario.

Il documento finale della Commissione di inchiesta parlamentare, solo due mesi fa aveva concluso senza evidenziare un rischio sistemico per le finanze locali e/o nazionali ma solo isolati casi, sfortunate circostanze, congiunzioni astrali sfavorevoli, che avevano portato alcune amministrazioni ad inguaiarsi. Risolvibili con alcune ben definite modifiche. Ovviamente niente si è fatto, tutto è a mezz’aria, essendo il Governo (ma c’e’ bisogno di dirlo?) in altre faccende affaccendato.

A parte il caso eclatante del Comune di Recanati, che, qualunque siano i numeri, barcolla sotto il peso delle proprie "sfortunate" speculazioni, arrivando perfino a meritare un articolo del Washington Post, erano decine, forse centinaia le amministrazioni inguaiate.

La Consob, sollecitata dall’Adusbef, aveva preso severi provvedimenti.

Ovviamente NON contro i propri associati, ovvero gli istituti finanziari che avevano proposto quegli strumenti di sterminio finanziario di massa AD ENTI ED AMMINSTRAZIONI PUBBLICHE, ovviamente amministrati da implumi, inani ed inetti figuri (anche complici? Si vedrà, anche in base a quel che succede nel processo di Milano).

No, la Consob aveva severamente punito...l’Adusbef stessa.

Come potrete vedere da soli in questa lettera aperta, quanto furente del Presidente della Adusbef stessa.

OVVIAMENTE, via via che l’incendio si allarga i distinguo fioccano/abbondano e germogliano come asparagi di stagione.

Siamo arrivati, dati recenti MA non definitivi, ad una esposizione di ben 35 miliardi, quasi tutti, quindi, contrattati DOPO la trasmissione di Report e l’audizione alla VI commmissione del 2007.

La CONSOB, nel suo piccolo, si emenda e si ricostruisce una plasticosa verginità.

Non sono ovviamente il solo ad aver affrontato questi problemi ed il loro contributo al rischio sistemico.

Un esempio di un post chiarificante, con anche un interessante battibecco tra i commenti, lo trovate qui.

Per come vanno le cose è facile che, a parte il rischio, certo non remoto, che qualcuno decida che l’Italia è scarsamente affidabile perchè trucca i conti, esattamente come la Grecia, ci saremmo potuti risparmiare la manovra economica lacrime e sangue che si profila rapidamente all’orizzonte.

Ovviamente SE i nostri decisori avessero bloccato questo genere di operazioni quando fu lanciato l’allarme, ovvero, ufficialmente e provatamente (oltre che in modo esaustivo) nell’Agosto 2007.

La manovra economica di Tremonti è di 26 miliardi di euro, pare.

L’esposizione dei nostri vari enti è è di ALMENO 39 miliardi di euro.

Pere e mele non si confrontano?

Certo. Resta il fatto che di questi 35.5 miliardi di euro una certa, probabilmente non trascurabile, percentuale è GIA’ sicuramente persa.

Il resto potrebbe esserlo entro breve.

In ogni caso per le banche è stato, è, sarà, un ottimo affare.

Le commissioni per il riscatto anticipato si pagano.

Stime prudenti parlano, al minimo, di miliardi di euro.

Pietro Cambi 20.05.2010

http://crisis.blogosfere.it/2010/05/la-tegola-dei-derivati-dopo-la-grecia-puo-toccare-allitalia.html

Messaggi

  • Ad onor del vero si deve dire che nella maggioranza dei casi i nostri sindaci sono stati truffati. Andiamo per ordine: fino a pochi anni fa i comuni potevano chiedere prestiti solo presso la cassa depositi e prestiti ad un tasso fisso e nessuna sorpresa. Poi è arrivato Tremonti che decretato che i comuni potevano anche indebitarsi con le banche a "tassi di mercato" che in effetti erano più bassi di quelli "di stato".Cosa è successo? Che le banche hanno preparato dei trappoli ad hoc per i comuni , soprattutto i più piccoli, i quali raramente se non addirittura mai hanno competenze bancarie che vanno oltre il normale c/c e non fanno ricorso a costose consulenze. Una mia amica segretaria comunale di un grosso comune del napoletano ha esaminato per conto del comune uno di questi contratti il quale presentava il tasso del 5% contro il 9% della Cassa D&P quindi particolarmente favorevole per il comune. La differenza era però nella lunghezza del contratto: oltre 200 pagine( non scherzo) per quello della banca privata e 2 per quello della Cassa D&P. Ovviamente quello "privato" era del tutto incomprensibile con termini e condizioni astruse per cui lei scrisse una relazione in cui si faceva presente l’incomprensibilità del testo.Il sindaco valutò che il testo in se stesso non violava la legge ( e ci mancherebbe altro) e lo firmò tutto contento di non dover aumentare la TARSU o fare troppe multe per divieto di sosta .Risultato: una perdita secca di 14 milioni di euro col rischio di perderne altri 26 entro il 2012 ed un richiamo della Corte dei Conti.La realtà o meglio le realtà sono che le banche hanno truffato i sindaci con contratti capestro ed incomprensibili ma anche che molti sindaci sono stati" leggeri" a firmare contratti allettati da tassi apparentemente vantaggiosi nella loro ignoranza di contrattualistica ed operazioni bancarie: Di chi sia maggiore la colpa non saprei e, forse, a questo punto neanche interessa !michele

    • Derivati, se la nostra “Grecia” fosse negli Enti locali?

      Viviamo in un periodo di profonda crisi economica e forse sociale, eppure non si direbbe se diamo un’occhiata agli “affari” dei nostri Enti locali. Secondo l’ultimo supplemento al Bollettino economico della Banca d’Italia dedicato alla finanza degli Enti locali, ben 519 istituzioni hanno stipulato contratti di questo tipo, registrando così in un anno un aumento del 9,5%. Le due regioni più esposte sono la Lombardia e la Campania. Su 519 Enti locali 53 sono in Lombardia e 52 in Campania. Non molti di meno sono gli enti della Puglia (48), del Veneto (45) e della Toscana. Segue la Sicilia (39) che supera il Lazio (36) e la Calabria (33). I dati sono del giugno 2009. Si tratta di cifre importanti. Il valore di mercato dei derivati degli enti territoriali rimane di poco inferiore al miliardo di euro: 990 milioni per la precisione. Ma l’esposizione complessiva sfiora i 40 miliardi.

      LA MILANO DA BERE… IN UNA BANCA - Un caso molto eloquente è quello del Comune di Milano, che ha stipulato nel 2005 uno swap di durata trentennale, legato a un’emissione obbligazionaria di 1,68 miliardi di euro. In soli quattro anni, il comune ha accumulato una minusvalenza (mark to market) ossia una passività, di circa 300 milioni di euro e i costi impliciti dell’operazione, ossia la “remunerazione” per gli istituti controparte, oscillano tra i 73 e gli 88 milioni di euro. Gli aspetti critici, dal punto di vista legale, sono vari. Nella vicenda ha voluto vederci chiaro la stessa magistratura. Infatti, quando stese il contratto, Il Comune meneghino già presentava una minusvalenza di 51 milioni di euro, circostanza vietata dalle norme. Inoltre, le condizioni dell’opzione “collar” abbinata allo swap a molti sono sembrate, fin da subito, più favorevoli alle banche che al Comune. L’accusa del Tribunale di Milano è di truffa aggravata per i funzionari degli istituti di credito coinvolti – Deutsche Bank, Ubs, Jp Morgan, Depfa. Le stesse banche sono poi indagate (o meglio lo sono i loro dirigenti) perché non sarebbero stati in grado di prevenire i reati commessi dai loro funzionari, per aver tratto un vantaggio economico dalla loro condotta illegale e per aver sostenuto che la ristrutturazione del debito sarebbe stata invece vantaggiosa per il Comune, come prescritto peraltro dalla norma.

      ALL’ESTERO I DERIVATI NON SI “SPOSANO” NEI COMUNI - Come evitare che incauti e spesso incapaci amministratori espongano i loro Enti a rischi tanto gravi? All’estero, a cominciare dal Regno Unito e dalla Germania, si sono cautelati vietando agli Enti locali il ricorso agli strumenti derivati. Alcuni, tuttavia, ritengono questa opzione sia troppo draconiana. Gli strumenti che offre oggi la finanza sono così vari e sofisticati che potrebbe essere di fatto impossibile vietare alle Amministrazioni il ricorso a questi mezzi di finanziamento. Inoltre, una gestione attiva del debito, fatta in modo consapevole e responsabile, potrebbe davvero contribuire all’ottimizzazione delle risorse degli stessi Enti locali. La chiave, quindi, è nella stesura da parte del governo e del parlamento di una regolamentazione efficace, magari limitandone l’utilizzo di questi strumenti solo a finalità di copertura e non per fini speculativi. Tremonti, almeno a parole, in questi anni ha riveduto la sua posizione “allegra” verso la finanza creativa. Ci farà prossimamente un pensierino?

      20 Maggio 2010

      Pietro Salvato

      http://www.giornalettismo.com/archives/59895/%EF%BB%BFderivati-nostra-grecia/2/

    • Comunicato-stampa su Comune di Roma e "derivati"

      Nel corso della Conferenza stampa convocata lunedì 17 maggio u.s. dall’associazione Nazionale Antigene di concerto con la Federconsumatori è emerso con dovizia di particolari un quadro molto preoccupante dell’enorme debito del Comune di Roma ed in particolare sulla rinegoziazione del debito “storico” e sugli ulteriori debiti assunti con gli strumenti derivati dal 2003 al 2008.

      I derivati stipulati dal sindaco Walter Veltroni e dall’assessore Marco Causi, ammontano a ben 6 miliardi 951 mila euro. I relativi interessi sono ammontati, per il 2008 a 467 milioni di euro, per il 2009 a 633 milioni di euro, e per il 2010 ammonteranno a ben 689 milioni di euro; insomma il contributo del Governo Nazionale che avrebbe dovuto consentire di risanare il debito del Comune di Roma, non basta neanche a pagare gli interessi per quest’anno !!!

      I cittadini che pagano il conto delle Pubbliche Amministrazioni, in termini di aumento di tariffe, riduzione di servizi ed infrastrutture, hanno il diritto di sapere, in base alle norme sulla trasparenza dell’attività amministrativa e sull’accessibilità agli atti delle Amministrazioni, quanto, per che cosa e chi stanno pagando, se i contratti sono stati stipulati con la dovuta perizia e la necessaria cautela, oppure, se sono riscontrabili errori e manchevolezze, a chi ne debba essere attribuita la responsabilità in termini economici oltre che politici.

      E’ dunque assai grave che il Comune di Roma abbia sinora opposto un sostanziale silenzio di tomba alla richiesta di accesso agli atti relativi ai contratti swap presentata congiuntamente nell’ottobre del 2009 da Federconsumatori Nazionale e dall’Associazione Antigene.

      Su questo tema, centrale per il presente ed il destino futuro della nostra città, stupisce il silenzio della stampa, degli altri organi di informazione e soprattutto della stessa opposizione, alla quale in una democrazia viene riconosciuto e attribuito un fondamentale compito di controllo e verifica.

      Siamo convinti che solo una conoscenza partecipata ed approfondita sullo stato dell’indebitamento “storico” può concorrere a trovare, nella trasparenza, soluzioni maggiormente motivate, efficaci e condivise, atte a salvaguardare il prezioso ed immenso patrimonio pubblico che la Capitale ha il dovere di tramandare integro e disponibile alle future generazioni.

      Per queste ragioni la Rete Romana di Mutuo Soccorso condivide e fa proprie le preoccupazioni e la denuncia formulate dalla Federconsumatori Nazionale e dall’Associazione Antigene e la richiesta che il Comune di Roma garantisca loro l’immediato accesso agli atti.

      Qualora ciò non dovesse accadere, la Rete Romana di Mutuo Soccorso valuterà le forme ed i modi con cui sostenere le iniziative conseguenti che le due Associazioni di Utenti e Consumatori decideranno di assumere per conoscere quello che in altri Comuni di questo paese è ordinariamente di dominio pubblico.

      Roma, 21/05/2010

      Rete Romana di Mutuo Soccorso

    • E’ alla Lehman Brothers, ironia della sorte, che il sindaco Alemanno aveva affidato nel 2008 la verifica e la valutazione di congruita’ (cio’ che ormai viene riassunto nel termine due diligence) sulle operazioni in strumenti finanziari derivati aperte al Comune di Roma ....

      Serve dire altro ?

      Radisol