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Lettera aperta di Controcorrente a Ferrero & C.

Publie le venerdì 1 ottobre 2010 par Open-Publishing
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Federazione della Sinistra. Tra Breznev ed Hellzapoppin. Lettera a Ferrero&C

LETTERA APERTA

Congresso della Federazione della Sinistra

Tra Breznev ed Hellzapoppin

Cari Ferrero, Diliberto, Salvi e Patta,

mi scuserete se da dirigente di terzo piano di Rifondazione oso rivolgermi pubblicamente a voi, ma da molti mesi aspetto che qualcuno più autorevole di me dica che ciò che tanti militanti del mio partito (e non solo) e gran parte di quelli che ci votano e di quelli che ci votavano pensa della Federazione della Sinistra e alla fine, visto che nessuno si fa avanti, mi sono deciso a dirvelo io, in modo esplicito e con una punta di ironia che mi perdonerete.

Il documento politico e il regolamento del congresso della Federazione che avete partorito nei giorni scorsi confermano che siamo di fronte all’ennesima operazione d’immagine escogitata da chi si ostina a non vedere ciò che tre sconfitte elettorali consecutive e la cancellazione dai parlamenti nazionale ed europeo e da buona parte dei consigli regionali, comunali e provinciali italiani avrebbero fatto vedere anche a un cieco e cioè che forse è ora di cambiare politica, non di cambiarsi semplicemente d’abito.

Nelle tesi congressuali ci spiegate che per salvare la democrazia e la Costituzione e per battere Bossi e Berlusconi (evidentemente di cosa faceva Fini a Genova nel 2001 vi siete dimenticati) bisogna allearsi con Ichino e con chi ha fatto eleggere Calearo. Sì, proprio Ichino, quello che dice che Marchionne non ha tutti i torti e Calearo, l’ex presidente di Federmeccanica, eletto come capolista del PD in Veneto e ora con Rutelli, il quale oggi dichiara che è pronto a fare il ministro nel Governo Berlusconi. Bisogna allearsi con un PD che è stato il primo a picconare la Costituzione e in particolare i diritti costituzionali dei lavoratori. Col risultato che tra qualche mese – inseguendo la chimera del ‘governo amico’ – ci ritroveremo, nella migliore delle ipotesi, con un governo amico (di Confindustria) e un’opposizione di destra. Ma queste sono divergenze politiche vecchie e non vi scomoderei solo per questo.

Ben più grave è la questione delle regole con cui discutiamo tra di noi, perché le regole che si danno alla nascita di un nuovo soggetto politico contengono i germi del suo futuro. Intanto qui si battezza un nuovo soggetto politico, la federazione, senza interpellare i diretti interessati. Lo Statuto di Rifondazione richiederebbe congresso e maggioranza qualificata: lo decidemmo a Chianciano – ironia della sorte – per impedire a Bertinotti e Vendola di sciogliere il PRC! E come lo si battezza! Il congresso costitutivo di una forza che dovrebbe riunificare la sinistra e contribuire a salvare l’Italia diventa una pratica da evadere in 5 settimane, quanto la gravidanza di uno scoiattolo. Un documento unico sostanzialmente inemendabile; convention (definirle assemblee sarebbe un azzardo) a livello comunale o provinciale che non discuteranno lo Statuto, cioè la carta fondativa del nuovo soggetto; quota garantita del 10% per fantomatici ‘singoli o soggetti che si iscrivono direttamente alla FdS’ (eventualmente il giorno stesso del congresso); una platea congressuale di fatto nominata e non eletta; organismi dirigenti nazionali per quote decise a tavolino tra i diversi soggetti, che – come dice poeticamente Liberazione – verranno eletti col ‘metodo del consenso’ e come prosaicamente capisco io: al congresso ci sarà la lista già fatta da ratificare. Cari leader della sinistra che si candida a salvare la democrazia in Italia e si batte per una legge elettorale proporzionale (che ‘restituisca agli elettori la possibilità di scegliersi i propri rappresentanti’) e si indigna perché i metalmeccanici non possono votare il loro contratto, non è troppo comodo battersi per la democrazia solo a casa d’altri?

Il giorno dopo averci inviato il regolamento il segretario del mio partito si è ‘ricordato’ di mandare anche una nota che – ‘a causa di un errore materiale’ – non era partita insieme al resto e in cui cerca di giustificarsi spiegando timidamente che lo ‘snellimento’ (sic!) del congresso è dovuto alla possibilità di elezioni anticipate e a questioni ‘organizzative’. Dunque – conclude Ferrero – questo sarà un congresso ‘tutto’ sulla politica e gli iscritti avranno la possibilità di concentrare il proprio intervento (presumo non più di mezzo minuto) ‘tutto’ sulla linea politica che – prosegue il mio segretario – ‘siamo andati elaborando collettivamente nel corso di questo ultimo anno’ (al punto che, forse, non sarebbe neanche il caso di sprecare del tempo: si potrebbe votare direttamente).

La realtà, cari leader della sinistra che non c’è, è che ormai tutti hanno capito – e spero l’abbiate capito anche voi – che la Federazione della Sinistra non sarà mai un nuovo soggetto politico, ma è e rimarrà un listone elettorale formato da partiti che non esprimono alcuna posizione politica comune sui temi che interessano alla nostra gente (economia, politica sindacale, rapporto lavoro-ambiente, politica estera), ma i cui gruppi dirigenti, cioè voi, convergono su un unico punto: vogliono vogliono fortissimamente vogliono tornare in Parlamento al più presto, per fare ciò che non sono stati capaci di fare fino ad ora. E siccome i nostri militanti non sono sciocchi ed è loro chiaro che la Federazione è inutile (se non controproducente), allora un congresso vero, che sia veramente ‘una testa un voto’, con la possibilità di farli scegliere tra ipotesi alternative, rischia di farvi andare sotto e dunque lo si sostituisce con una pantomima, che farà incavolare gran parte dei nostri iscritti e all’esterno non interesserà praticamente a nessuno. Col rischio (ormai direi la certezza) di dare l’ennesimo segnale di lontananza della sinistra dal mondo reale, quello dove si va in cassa integrazione, dove si viene licenziati perché si fa attività sindacale o si prendono manganellate perché si difende il proprio territorio o il proprio posto di lavoro e dove si va a scuola col rischio che ti crolli il tetto sulla testa. La decisione del mio partito di convocare il suo massimo organismo politico il 16-17 ottobre è emblematica. Da una parte si dà indicazione ai gruppi dirigenti locali di organizzare la mobilitazione a sostegno della FIOM. Dall’altra si chiede a quei 2-300 dirigenti che quel giorno dovrebbero stare sui pullman o sui treni a ‘dirigere le truppe’ di staccarsi per discutere delle condizioni del nostro ombelico fino a poco prima che parta il corteo. A conferma che oggi in Italia manca una rappresentanza politica dei lavoratori e dei ceti popolari. In altre parole manca qualcuno che, se decide di stare con gli operai della FIAT o di Fincantieri o col movimento NO TAV, ci stia fino in fondo e non solamente fino a quando ciò mette a rischio la propria collocazione presente o futura. Questo è un problema che prima o poi dovrete decidervi ad affrontare anche voi (così come altri leader di questa disastrata sinistra). D’altra parte se non lo farete voi lo farà qualcun altro.

30 settembre 2010

Marco Veruggio

Direzione Nazionale PRC

Portavoce nazionale ControCorrente

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