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MAFIA ED ANTIFASCISMO: NASCITA DI UNA COSCENZA

Publie le domenica 2 maggio 2010 par Open-Publishing

Ieri CGIL e ANPI sono stati insieme a Portella della Ginestra per il 1° maggio. Per la prima volta nella tradizione delle iniziative commemorative del primo maggio, sottolinea il sindacato, ”la lotta alla mafia si incontrera’ con l’antifascismo e la Resistenza grazie alla manifestazione promossa dall’ANPI e dalla CGIL a Portella della Ginestra, la localita’ nota per essere stata della strage dei lavoratori del primo maggio 1947”.

In un appello promosso dalla CGIL di Palermo e dall’Associazione Nazionale dei Partigiani d’Italia, dal titolo ”Il dovere della memoria, il futuro dei diritti’, si spiega il senso della manifestazione che si svolge 63 anni dopo la strage. ”Portella della Ginestra – si legge nell’appello sul sito dell’ANPI – ha ancora oggi il volto e il sangue di una generazione disperata, privata di diritti, lavoro e democrazia. Ha il profilo inquietante di un emblematico buco nero della giustizia, della responsabilita’ collettiva, istituzionale. Politica. La prima strage nell’era repubblicana”.

Nell’appello si ritorna poi ai momenti e alle motivazioni di quella strage: ”Tra i monti di Portella si intrecciano storie diverse: da un lato ambienti deviati dello Stato che si coniugano agli interessi degli agrari, della mafia e del banditismo in un unico progetto reazionario e criminale.

Dall’altro i lavoratori della terra, in festa per il 1* maggio, con il cuore pieno di ansia di progresso e la voglia di cambiare il loro mondo. Il fuoco assassino spegne la vita di 12 di loro e tenta di cancellarne le speranze. Portella della Ginestra ha passato, e reclama futuro’‘. Ecco perche’ questo primo maggio, 63 anni dopo, per la prima volta nella tradizione delle iniziative commemorative, la lotta alla mafia s’incontra con l’antifascismo e la Resistenza: nel corteo e sul palco degli interventi accanto alla CGIL, ieri c’era l’ l’ANPI, Associazione Nazionale Partigiani d’Italia.

Anche per il sottoscritto la lotta alla mafia e l’antifascismo nascono e crescono intrecciati e non è un modo di dire : questo che segue è un mio ricordo personale che racconta da dove vengo e perchè sono quel che sono.

Tanti anni fà , ero un bambino, mi trovavo a frequentare con i miei , come capitava spesso in quelle estati , alcuni parenti e cugini che avevano una casa colonica grandissima immersa nei fichi d’india in un posto incantevole dalle parti della costa jonica calabrese.

Mi ricordo bene le risposte che davano costoro alle mie prime domande curiose ed anche un po’ impertinenti.

Allora e per molto tempo a venire quando affrontavo l’argomento mi sentivo sempre rispondere nello stesso modo da tutti coloro a cui lo chiedevo.
Erano parenti in genere buoni e generosi con me .
Infatti mi riempivano di dolci e paste calde col gelato di latte di mandorla dentro , ma ripetevano tutti la stessa litanìa .

La mafia? Che cazzo cunti , non esiste la mafia picciri’ , nun cuntari cazzate.
La vera mafia é a Roma, non ti fare influenzare.”

“Noi qua ci vogliamo bene , portiamo rispetto alle nostre donne e ci aiutiamo fra di noi , senza chiedere niente a nessuno.
Noi siamo una famiglia unita e ci sappiamo comportare , l’importante é farti i cazzi tuoi e proseguire per la tua strada, portando rispetto a persone generose e buone come Don XXXX.”

Altri ancora alle mie insistenze sull’argomento si dilungavano in spiegazioni prolungate e , un po’ per darmi ragione un po’ per vantarsi finivano per citare - inconsapevoli – un famoso discorso fatto da Vittorio Emanuele Orlando nel 1925 in una seduta del parlamento fascista:
“Forse tu per mafia vuoi intendere la nostra mentalità .
Allora si’ mi puo’ stare bene.
Il senso dell’onore portato fino alla esagerazione, l’insofferenza contro ogni prepotenza e sopraffazione, portata sino al parossismo, la generosità che fronteggia il forte ma indulge al debole, la fedeltà alle amicizie, più forte di tutto, anche della morte.

Come si vede c’é qualcosa di giusto ed appetibile, nel senso di onorevole e degno, nel discorso con cui la vecchia mafia – che era non esiste più neanche in fotografia - amava presentarsi: una esaltazione di valori condivisibili condita con un certo romanticismo virile.

Ma è tutto falso, tutto, riferimento all’onore ed all’amicizia compreso: la mafia , anche quella antica che combattè coi briganti l’avvento dell’ Italia, distrugge in un attimo l’amico fraterno e leale come anche il familiare più amato se ciò serve per i propri affari, se ha , insomma, convenienza. Questo l’ho capito molto tempo dopo…

Continua il mio parente quel giorno:
“Se per mafia intendi questi sentimenti,
allora si’ posso dirti picciri’ che tuo zio é mafioso ed anche orgoglioso di esserlo perché per noi viene prima Dio e la famiglia e poi tutto il resto mentre su al nord state venendo fuori di capo con puttanerie e comunismo e quello schifìo li’ insomma.

Ecco che spunta il valore politico dell’appartenenza alla mafia…
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