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Ma non era un referendum su Berlusconi? E Bersani?

Publie le giovedì 1 aprile 2010 par Open-Publishing

Se doveva essere un referendum su Berlusconi, come lui aveva voluto, l’esito è palese: Berlusconi ha perso.

Ma se doveva essere anche una cartina di tornasole su Bersani-D’Alema e le loro assurde strategie da tavolino, anche qui l’esito è chiaro: con loro la sconfitta è certa, sono dei fallimenti cronici e se se ne devono andare!

Il loro moderatismo annacquato, senza programmi né valori, e le loro collusioni con la destra hanno portato il Pd sotto ogni credibilità e i responsabili di questo scempio, di conseguenza, se ne devono andare, portandosi appresso il loro codazzo di Violante, La Torre, Melandri, De Luca, Loiero, Bassolino, Iervolino, Fassino, Penati, Finocchiaro…

Non sono solo gli elettori a chiederlo. Anche 49 senatori del Pd chiedono il processo a Bersani e un cambio secco nella sua ridicola opposizione da scopone con tre vecchietti. Perfino Veltroni, quello che nella sua campagna elettorale non ha mai nominato Berlusconi una volta, chiede (sembra un paradosso) più aggressività.

Ma Bersani non può dare quello che non ha né essere quello che non è né sanare una malattia ormai terminale che sta mantenendo un partito a livello di zombi. C’è ma non si muove.

Sono 20 anni che la sx, detta Pd o Pds o La Cosa, sbaglia strategia, sbaglia fini, scopo e linguaggio. E’ riuscita a governare solo quando Prodi ha preso il timone.

Con D’Alema non ha fatto che fare regali all’avversario, dal farlo scendere in campo contro ogni legge al regalargli le televisioni, dal tacere sul conflitto di interessi a fare patti con lui innominabili, dal trasformare il partito in una merchant bank a evitare autorizzazioni parlamentari, dal chiudere ogni rapporto con la piazza a essere ogni giorno di più Casta.

Dunque se il Pd continua a perdere credibilità con D’Alema, con Bassino, con Veltroni, con Franceschini e anche con Bersani, il guasto è molto più profondo di quello che queste segreterie irresponsabili vogliano ammettere. Ed è inutile dare la colpa ai grillini.

Se poi con percentuali insufficienti a vincere intendono insistere sul bipolarismo, disertare le piazze, deridere i no global, sputare sui movimenti, allontanare la sx estrema, sconcertare l’alleato, soddisfare i piccoli notabili e ignorare i bisogni di noi tutti per privilegiare un mercato neoliberista in cui si vende non solo l’acqua ma anche i diritti umani e del territorio, il lavoro, e i principi della Costituzione, che cosa cercano poi dai grillini?

Se cercano un colpevole delle loro sventure si guardino allo specchio!

La pretesa di Bersani di aver vinto “a prescindere” è platealmente ridicola.

Quella di dare la colpa ai grillini è grottesca e verosimile ormai solo a livello di uno zoccolo duro di anziani e non pensanti.

In quanto a B e al suo 67% di consenso, tanto sbandierato quanto fasullo, si noti che Berlusconi ha preso il 26% dei voti, che sono stati il 60% di quelli potenziali, e che 26% moltiplicato 60%, dà come eclatante risultato che lo hanno votato 15 italiani su 100, altro che 67%! Gli altri 85 non lo hanno votato affatto. Quando i numeri cambiano, i pesi nelle coalizioni mutano e non si può far finta di ignorarli, perché offendere alleati più forti equivale a evocare scissioni.

In quanto all’IdV, senza la scivolata De Luca e quel pessimo discorso di Di Pietro sulla realpolitik che proprio non volevamo sentire, avrebbe preso più voti, comunque è stato uno dei pochi partiti a non perdere clamorosamente, il che qualcosa ai militanti Pd dovrebbe insegnare e alla loro segreteria di più.

Prima delle regionali l’IdV era il 21% della coalizione, ora è salito al 40%, con un peso paragonabile a quello della Lega nel Pdl.

Se volevamo la morte del bipolarismo sta in queste percentuali.

Di Pietro è cauto ma sembra chiaro che, se l’IdV dovesse superare il 55% si scioglierebbe dall’abbraccio estenuante e fallimentare del Pd. E su questo i cari Veltroni e D’Alema, che tanto hanno gridato per correre da soli, dovrebbero fare una riflessione, e anche quel Bersani che lo ha costretto a votare De Luca e ha candidato dei vuoti a perdere come Loiero, De Luca, Bresso e Penati, e continua a perdere voti per chiudere le porte in faccia ai giovani e servire vecchi dinosauri locali all’interno di piccole mafie ormai fasulle oltre che a rigidità catalettica.

Interrogato su quale politica in accordo col Pd intenda perseguire, Di Pietro ha risposto che l’IdV non chiede il consenso del Pd per fare opposizione (altrimenti non la farebbe mai), ha presentato 21 disegni di lagge a favore dei lavoratori e un referendum contro il nucleare

Masada 1114. Poli al palo

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