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Morti per amianto in fabbrica

Publie le venerdì 24 dicembre 2010 par Open-Publishing
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La responsabilità penale del datore per omicidio colposo scatta solo se si prova che la lunga esposizione all’amianto accelerò la malattia

La quarta sezione penale della corte di Cassazione interviene nella delicata materia delle morti per esposizione ad amianto in fabbrica con la sentenza n. 43786/10 che segnala Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”.
Secondo la Suprema Corte, il datore di lavoro è responsabile di omicidio colposo solo nel caso in cui si dimostri l’esposizione prolungata del lavoratore all’amianto quale causa del tumore che ne ha determinato la morte e che quindi non sia solo una delle possibili cause.
La potenzialità del fattore come il mesotelioma pleurico che ha stroncato l’operaio, non è quindi da sola sufficiente a far scattare la condanna, ma il giudice di merito ha l’obbligo di approfondire la circostanza se la protratta esposizione all’agente patogeno possa agevolare o meno lo sviluppo della malattia e se nel caso di specie l’accelerazione risulti avvalorata da elementi rilevanti sul piano fattuale.
In ogni caso, secondo gli ermellini risponde di omicidio colposo l’intero consiglio di amministrazione della società laddove si accerti che non sono state poste in essere, per evitare l’evento dannoso, le misure di sicurezza più adeguate rispetto alle conoscenze scientifiche dell’epoca.
Annullando la sentenza d’appello con rinvio la Cassazione ha investito il giudice del merito affinché accertasse se il processo che ha determinato la formazione del cancro sia cominciato per l’esposizione del lavoratore all’amianto e se all’interno della comunità scientifica sia sufficientemente radicata, e su solide basi, la convinzione che la prolungata esposizione all’agente patogeno renda la situazione irreversibile, così come verificare gli indizi del processo accelerativo.
Non vi è dubbio anche per il giudice di legittimità però che gli obblighi datoriali in particolare in merito alle misure di sicurezza sono fondamentali ed i membri del consiglio di amministrazione dell’azienda potranno essere condannati per il reato contestato se si dovesse accertare l’esistenza del nesso di causalità fra la violazione della normativa a tutela dei lavoratori e il decesso dell’operaio.
Per ridurre l’esposizione all’amianto, infatti, sarebbero bastati un impianto di aspirazione, una dotazione di mascherine personali e il semplice accorgimento di bagnare le polveri.

Messaggi

  • Io ho lavorato a distanza dall’amianto per almeno 13 anni , i tetti degli stabilmenti presso cui lavoravo erano costruiti con materiale ignifugo , ho piu volte fatto analisi del sangue sino ai controlli piu assurdi come quelli genetici in cui qualche scienziato con diploma di terze elementare tende a dimostrare come i tumori non siano mai esistiti.
    Quando ho frequentato le università e le unita sindacali di base i testi di patologia clinica spiegavano chiaramente come queste malattie colpiscono a livello epidermico con la tendenza a lasciare sul corpo inerte delle macchie scure che colpiscono in prevalenza il cranio e la schiena ossia le parti meno visibili e controllate dalla vista umana.
    I depositi di polvere di amianto che negli stabilimenti che ho frequentato io erano contenuti nelle paratie dei tetti costruite con cemento ed amianto il tutto sotto forma di suffissi prefabbricati.
    Dal punto di vista ingegneristico era una soluzione antincendio che ha preso vita come testualmente riportato nei testi di merceologia del 1960 testi che conservo ancora per la testimonianza del tempo che passa difronte alle cose e non cambia mai.
    Qualche annetto fa sono arrivati i tetti ignifughi in materiale termo coprente che costano all’incirca 25 euro al metro quadro e che sono utilizzati già da diverso tempo per la copertura dei palazzi e dei condomini.
    Quella del materiale in amianto è una battaglia storica della cgil che parti dalla sicilia precisamente da Priolo dove c’è il sito dell ex IRI ora Eni di Priolo in provincia di Siracusa.
    L’amianto inoltre come tutti i composti chimici primari e presente negli scarichi industriali ed al il difetto che si lega ad altri elementi chimici come il mercurio o il cromo o qualunque altro minerale presente nei derivati dell’industria pesante nel caso in questione dell’Eni parliamo di idrocarburi che vengono estratti alla stato libero.
    Un qualunque testo di chimica riporta la tavola degli elementi che a seconda del materiale utilizzata nei pressi dell’ubicazione del sito industriale riporta diverse tipologia di formazione del nuovo elemento chimico per cosi dire visto che esiste che scientificamente esiste almeno da due secoli.
    Sono quindi fonti naturale dell’amianto gli idrocarburi liquidi e gassosi che hanno il carattere di instabilità tecnica e persino i materiali ferrosi.
    Esiste quindi la necessita urgente di una legislazione che tuteli il lavoratore da simili esposizioni , i controlli sanitari dovrebbero essere resi obbligatori per mezzo di legge ordinaria dello stato da inserire nello statuto dei lavoratori
    Sinteticamente penso che ha riguardo siano necessarie numerosi provvedimenti attuativa con tanto destinazione del finanziamento pubblico volto alla sicurezza sui luoghi di lavoro.
    Si chiedano con l’arma dello sciopero generale:
    il blocco degli impianti in cui la classe padronale non rinnova gli strumenti tecnici con cui si causano le morti bianche.
    L’arresto di tutti quelli che propugnano il lavoro nero al fine di rubare i contributi statali.
    La partecipazione mista alle imprese controllate da famiglie borghesi.
    La smiltarizzazione del servizio sanitario nazionale partendo dal presupposto che dopo la cancellazione del servizio miltare obbligatorio molto nelle universita italiane e cambiato.
    Nuove ed urgenti misure in termini di ricerca scientifica da applicare all’intero sistema economico Italia .
    La presa di coscienza da parte della classe lavoratrice che il sistema aziendale italiano deve cambiare a livello di proprieta attraverso il passaggio a forme di economia a partecipazione sociale sociale.
    Che sia chiarito una volta per tutte che il ruolo degli imprenditori non deve essere quello di instaurare nessun feeling con la classe operaia, semmai si dovrebbe iniziare ad avere tramite il circuito bancario dei risparmiatori una azionariato popolare .
    La presa di coscienza che in Italia la sinistra comunista conta diversi milioni di cittadini che non hanno votato per nessuno e che sono alla ricerca di spazi democratici .
    w il comunismo