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NARCORETRAFFICANZ

Publie le venerdì 12 novembre 2010 par Open-Publishing

DI PERLA IN PIRLA

COSA NOSTRA, CHILI DI COCA, TELEFONATE DI NOTTE AI MINISTRI, LA SIM DI BONDI, SERVIZI SEGRETI, BRUNETTA, LA RUSSA, ESCORT & Co.
-parte prima-
Perla Genovesi ha contattato 48 volte villa San Martino, residenza di Berlussonini, dal settembre 2003 al settembre 2007.
Con una sim intestata a Sandro Bondi altri 500 contatti e con un’altra inserita nell’apparecchio del Ministro per i Beni Culturali 127 contatti con l’attuale ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta.
A quei tempi Perla Genovesi aveva tra i 25 e i 29 anni e intratteneva rapporti ravvicinatissimi con narcotrafficanti mafiosi vicini alla famiglia del boss Matteo Messina Denaro, capo di Cosa Nostra.
Una vita schizoide quella della parmigiana ora 32 enne, agli arresti domiciliari per traffico internazionale di cocaina scoperto dai carabinieri di Palermo nell’operazione "Bogotà".
Lei dice di essere stata corriere di chili di polvere bianca per amore, era assistente parlamentare del senatore di Forza Italia Enrico Pianetta ed infiltrata della Polizia tra i boss.
Ai PM di Palermo Calogero Ferrara e Marcello Viola, il 27 luglio e 19 agosto 2010, Perla racconta, nei verbali, di "sapere di strani giri di soldi sugli appalti del San Raffaele" e che Paolo Berlusconi, fratello di Silvio avrebbe "percepito una certa somma come tangente".
Perla Genovesi, prima
"Scoprii tramite altre persone, persone non buone, delinquenti, che il fratello di Berlusconi, Paolo, era quello che gestiva praticamente, come si può dire… tangenti, non lo so se si possono chiamare tangenti, però i furgoni camion che portavano su la merce dal meridione su, gli appalti di questi camion pagavano un pizzo".
Pm: "quindi tra i 7 e gli 11 anni fa lei ha fatto da informatore della…"
Genovesi: " Per la Narcotici, sono i Carabinieri che si occupano delle indagini antidroga. Il mio nome in codice era "Corallo". Nello stesso tempo facevo anche da informatrice della Digos di Parma, facevo riferimento più precisamente al dott. Festa"
PM: "E la Digos che indagini fa in materia di droga, scusi signora? La Narcotico lo capisco, ma la Digos si occupa d’altro come lei sa…"
Genovesi: "Non lo so, però con me il dott. Festa e la Digos hanno fatto alcuni arresti."
PM: "Sempre di droga? In materia di droga?"
Genovesi: "Sì."
PM: "Ho capito."
Genovesi: "E tutto questo l’ho fatto per una… né per scopo di lucro, né perché io ne facessi uso."
PM: "E perché lo faceva?"
Genovesi: "Perché… questa è la cosa più difficile magari da… perché ritenevo gli spacciatori responsabili della rovina della mia famiglia. Perché mio zio era morto dopo che lo avevano picchiato in carcere perché era stato in carcere per colpa della droga, per colpa del fratello che faceva spaccio…"
PM: "Come si chiamava suo zio?"
Genovesi: "Antonio Montoro e io… ero piccola, so che quel giorno che è morto avevo giurato che da grande avrei arrestato gli spacciatori e poi me ne sono dimenticata ovviamente di questo giuramento a 21 anni… Io pensavo che se avessi fatto anche da infiltrata informatrice… Berlusconi e questa gente avrebbero saputo queste cose, perché sapevo che avevano i Servizi Segreti che lavoravano per loro, che tra l’altro mi avevano detto che avevo il telefono sotto controllo, l’assistente di Formigoni me lo aveva detto, quindi avevo paura a fare l’informatrice su cose più piccole anche."
PM: "Che le aveva detto l’assistente di Formigoni?"
Genovesi: "Che avevo il telefono sotto controllo."
PM: "Ma in che occasione glielo disse? Vi siete incontrati un giorno e le disse: ’sai, hai il telefono sotto controllo?’ "
Genovesi: "Più o meno così disse. Mi stava… tutti i giorni ci sentivamo, lui mi veniva dietro, però più o meno così."
PM: "L’assistente di Formigoni?"
Genovesi: "Sì, uno degli assistenti."
PM "E come di chiama?"
Genovesi: "Alessandro."
PM: "Alessandro come?"
Genovesi: "Alessandro… adesso il cognome… non me lo ricordo… però che l’ho scritto, anche il numero telefonico."
PM: "E lei non le disse: ma come lo sai? Chi te l’ha detto?"
Genovesi: "Sì, uno dei Servizi Segreti mi aveva detto."
PM: "Quindi uno dei Servizi Segreti gli aveva detto che lei aveva il telefono sotto controllo?"
Genovesi: "Sì."
PM: "E questo mentre lei lavorava per il senatore?"
Genovesi: "Sì."
La Genovesi sostiene di avere saputo con chi aveva a che fare quando Paolo Messina, impiegato comunale a Campobello di Mazara, 50 anni, le spiega il perché di un loro viaggio in Spagna.
Genovesi: "Solo quando mi disse che il nostro viaggio a Barcellona… il camper aveva trasportato 12 chili di cocaina…"
PM: "12?"
Genovesi: "E… non so se il primo o il secondo viaggio 8 chili o qualcosa del genere…"
PM: "Con riferimento a questa droga che lei vide nella valigia, cosa le disse?"
Genovesi: "Che era quella che tornava su."
PM: "Cioè?"
Genovesi: "I 12 chili erano 6 e mezzo"
PM: "E perché tornavano su?"
Genovesi: "Perché si fermavano a Roma quei sei chili e mezzo."
Perla Genovesi viene intercettata per 13 volte dai Carabinieri di Palermo e registrata nell’ambito dell’inchiesta sul narcotraffico Bogotà-Barcellona-Parma.
Quelle telefonate furono fatte al Ministro della Difesa La Russa.
Gli inquirenti dichiarano che le intercettazioni specifiche "sono prive di interesse investigativo e attinenti al compito ’ufficiale’ dell’assistente del senatore di Forza Italia Enrico Pianetta".
I tabulati delle telefonate dicono che la Genovesi chiama le prime due volte La Russa, 3 e 4 aprile 2006, alle ore 20.00, un minuto ogni chiamata; all’una e 38 del 5 aprile parlano per 45 secondi.
Prima e dopo quella telefonata la Genovesi contatta molte volte Nadia Macrì, sua amica.
Nadia Macrì
Perla e La Russa si risentiranno il 16 aprile, poi nella tarda serata si scambiano diversi sms.
Nessun contatto per mesi, poi il 26 luglio 2006, alle 21, tre sms.
Il 31 luglio alle 21.50, Perla e La Russa si parlano, quella stessa notte scambio di 4 sms tra l’una e 50 e alle due meno un quarto.
Il ministro La Russa interpellato dal Fatto Quotidiano precisa che "quelle telefonate non c’entrano nulla le storie che hanno coinvolto Perla Genovesi… che era un’assistente parlamentare. Non ho avuto con lei rapporti particolari. La conobbi a una partita, la timidi ad una manifestazione. Degli sms e delle telefonate non ricordo nulla… e comunque non c’entrano con l’inchiesta."
Fonti: Il Fatto Quotidiano, Web, Corsera, Repubblica
-continua-
Perla Genovesi, ora
Lucio Galluzzi
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