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Né buoni né cattivi. Studenti in rivolta per lo sciopero generale! Editoriale Ai
Publie le giovedì 23 dicembre 2010 par Open-PublishingIeri gli studenti e le studentesse sono tornati in piazza in tutta Italia, da Milano a Palermo hanno manifestato più di 50.000 studenti. Quasi tutta la stampa nazionale si è affrettata a rimarcare la differenza con la piazza del 14 dicembre, coadiuvata dall’immancabile opinione di Saviano che ancora una volta non ha perso l’occasione per sottolineare la differenza tra “buoni” e “cattivi”.
Tentare però di analizzare la giornata del 22 dicembre attraverso questo schema risulterebbe fuorviante, così come fuorviante era stata l’applicazione della dinamica “buoni” e “cattivi” ai fatti del 14 Dicembre. Pensiamo fortemente infatti che gli studenti scesi in piazza ieri in tutta Italia siano gli stessi che manifestarono il 14 dicembre, siamo convinti del fatto che se, come del resto hanno scritto molti giornali e come ha dichiarato addirittura il capo della polizia Manganelli, quello che è accaduto a Piazza del Popolo non sia una semplice “questione di ordine pubblico”, ma sia conseguenza di un forte disagio sociale, non sia plausibile che quel disagio che il 14 era esploso in rabbia si sia improvvisamente sopito o risolto il 22. Con questo vogliamo dire che il corteo che ieri a Roma ha scelto di sfilare nei quartieri popolari per incontrare chi sta vivendo e subendo la crisi al pari degli studenti, che ha scelto di bloccare due arterie fondamentali come la tangenziale e l’autostrada A24, si pone in netta continuità con la giornata del 14 cambiandone semplicemente e occasionalmente le forme, non per rinnegare quello che è accaduto a Piazza del Popolo, ma dimostrando come questo movimento abbia la capacità anche di andare oltre il legittimo assedio ai palazzi del potere, soprattutto nel momento in cui quei palazzi si dimostrano sordi e miserevoli.
Da questo punto di vista ci teniamo anche a dire che l’incontro avuto con il Presidente della Repubblica può essere considerato un parziale successo, per la prima volta infatti una sede istituzionale è costretta ad incontrare una delegazione di un movimento reale senza potersi più rifugiare nei finti incontri con fantomatiche “rappresentanze studentesche” che nulla hanno a che vedere con gli studenti che stanno scendendo in piazza ormai da due anni. Ma tutto questo non ci basta. Se infatti il presidente Napolitano vuole dimostrare realmente di ascoltare le ragioni di un’intera generazione prenda la decisione di non firmare la legge Gelmini, la rinvii alle Camere, si rifiuti di essere complice del massacro dell’Università pubblica. Se questo non accadrà la Presidenza della Repubblica si dimostrerà l’ennesima istituzione che volta le spalle agli studenti.
Infine pensiamo che di tutta la giornata di ieri vada rimarcato un fatto che è stato poco ripreso dai mezzi di comunicazione: la consegna del pacco regalo alla CGIL, con la richiesta di indire al più presto uno sciopero generale, non era una semplice trovata mediatica. Quest’azione infatti esprime la volontà da parte degli studenti di aprire un processo di costruzione di un fronte ampio e radicale di lotta alle politiche di questo governo, crediamo infatti che solo l’unione di queste esperienze possa mettere definitivamente in difficoltà una classe politica che è già con le spalle al muro, e smascherare le politiche di Confindustria che si celano dietro la riforma Gelmini così come dietro gli accordi di Pomigliano. Questo è lo spirito con cui vogliamo ripartire da Gennaio, sperando in un processo che porti in piazza le lotte che si sono incontrate il 14, dai cittadini dell’Aquila e di Terzigno ai comitati dell’acqua pubblica, agli studenti, con l’aggiunta però dei lavoratori e delle lavoratrici in sciopero generale!
AteneinRivolta