Home > Nicaragua : Kerry, el FSLN e la tolleranza
Dazibao Internazionale Elezioni-Eletti
di Giorgio Trucchi
Il candidato presidenziale John Kerry (nella foto con Ortega nel 1985) avrebbe,
in caso di vittoria, una politica esterna più rispettosa che però non vuol dire
perdere la propria area di influenza, indica l’analista politico Aldo Diaz Lacayo.
" Cosa significherebbe per il Nicaragua? Forse un po’ più di tolleranza e niente
più", riferisce Lacayo.
"Quello che c’é in gioco con queste elezioni é il diritto internazionale. Una
nuova elezione di Bush implicherebbe la continuazione di una politica esterna
contro tutti gli impegni internazionali degli Stati Uniti all’interno delle Nazioni
Unite e a livello bilaterale con altre regioni o nazioni. Un trionfo di Kerry
significherebbe il ritorno degli USA al compimento dei propri impegni internazionali
all’interno del diritto internazionale.
Probabilmente non cambierebbe la posizione egemonica degli Stati Uniti nel mondo, ma quella che cambierebbe é la dottrina di Bush della guerra preventiva e tutto ciò che essa implica contro il diritto internazionale.
Un’elezione di Kerry porterebbe maggiore tolleranza verso il nostro paese e lo avvertiremmo subito nel comportamento dell’Ambasciatore/trice nordamericano a Managua che, durante le ultime elezioni presidenziali del 2001, appariva addirittura insieme al candidato Enrique Bolaños, ripartendo alimenti nelle zone rurali del paese. Sarebbe un comportamento più diplomatico e prudente rispetto a quello utilizzato durante l’epoca Bush.
Rispetto al comportamento durante le prossime elezioni presidenziali del 2006 é difficile prevedere quali saranno i cambiamenti tra Washington e il Frente Sandinista e ancora di più quelli con Daniel Ortega. Sarà fondamentale come un eventuale governo Kerry interpreterà, all’interno di un contesto di sicurezza nazionale nordamericana, un’eventuale amministrazione sandinista e più concretamente di Daniel Ortega. Io comunque credo che potrebbe essere marcata dalla tolleranza".
Sempre secondo Diaz Lacayo, "John Kerry non potrà svincolarsi dal suo comportamento nei confronti della Rivoluzione Sandinista durante gli anni ’80, periodo marcato dall’enorme aggressività di Reagan contro il FSLN e Ortega. Nonostante l’incontro tra Daniel Ortega e John Kerry sia molto lontano nel tempo, credo che il momento di avvicinamento avvenuto in quel tempo possa pesare nelle eventuali relazioni tra queste due entità.
Attualmente Bush é estremamente impopolare nel mondo, ma continua ad avere buone possibilità di vittoria nel suo paese. Questo credo sia dovuto all’inconscio collettivo nordamericano che é imperialista e il popolo nordamericano non vuole perdere l’egemonia imperiale nel mondo e George Bush gli dà questa garanzia. Credo che a livello razionale la popolazione capisce le posizioni di Kerry e le approva, ma nel loro subconscio appoggiano Bush perché gli garantisce la permanenza nell’impero.
Anche se Kerry é stato un eroe del Vietnam e Bush sembra si sia imboscato, i nordamericani a livello cosciente vivono il Vietnam come un successo morale per quello che considerano l’eroismo dei loro soldati, ma a livello inconscio la sconfitta brucia ancora e viene vissuta come perdita di egemonia, come sconfitta dell’impero.
Il mondo é a una svolta e le contraddizioni aperte dalla politica di guerra preventiva di Bush in molti grandi paesi del nord (Europa Occidentale e Giappone) e del sud (Cina, India, Brasile) dovrebbero portare all’uscita di questo modello.
E’ importante che questi cambiamenti avvengano all’interno della ONU e non in un ambito di guerra come é stato fino ad ora".
(Edwin Sanchez - END)