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Non temo le urla dei violenti, ma temo il silenzio degli onesti. (Vittorio Arrigoni)

Publie le lunedì 18 aprile 2011 par Open-Publishing

E’ la frase-testamento che ci ha lasciato Vittorio Arrigoni, indelebilmente scritta
nel suo blog, come un sasso lanciato nello stagno per smuovere le coscienze.

Ma gli "onesti" che tacciono hanno più diritto al silenzio ? Un tale silenzio non
somiglia, anche troppo, alla connivenza e alla corresponsabilità ?
E non si tratta, limitatamente, ai fatti tragici che si consumano da molti decenni
in quella tormentata terra dove i rispettivi estremismi generano odio che sfocia
nelle stragi e nello stillicidio delle morti.

Sarà comodo oggi scrivere di Vittorio Arrigoni, scomodando l’eroismo e l’appello al
vento a richiamo di un umanesimo tradito e relegato nelle cantine di questo
Occidente egoista, che si nutre con le radici di una economia elitaria, che non
genera lavoro e solidarietà, ma competizione da affrontare nei modi più ipocriti
per trarre il maggior vantaggio.

E’ stato questo Occidente che ha sostenuto i dittatori del Nord Africa per lucrare
sul lavoro a basso costo e imponendo un genere di consumi aleatori ma redditizi.

C’ è voluto il sacrificio di un pacifista altruista e generoso per farci tentare un
approccio globale al problema sul quale si preferisce tacere.
La formulazione "il silenzio degli onesti" , pur nel rispetto di Vittorio Arrigoni
che l’ha formulata, è fondamentalmente errata, perché l’onestà non si coniuga con
il silenzio, così come il silenzio non identifica gli onesti, piuttosto gli
omertosi, i mafiosi, i camorristi e gli assenteisti alle consultazioni elettorali.

Onestà deve identificarsi con la partecipazione, con il coraggio delle proprie idee
e con la forza della denuncia, senza adagiarsi sul comodo silenzio che condanna alla
complicità.

Vittorio Arrigonidoveva rientrare in Italia per essere presente alla commemorazione
di Peppino Impastato, due vittime accomunate da un medesimo destino che dovrebbe
scuotere le coscienze e rilanciare la dignità della denuncia e il coraggio della
partecipazione.