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Ossezia al ballottaggio. Mosca spera nella continuità dopo Kokoity

par Mattia Laconca

Publie le domenica 27 novembre 2011 par Mattia Laconca - Open-Publishing

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AGGIORNAMENTO ORE 23.50 LOCALE: DOPO 22 SEGGI SCRUTINATI SU 85, ALLA DZHIOYEVA RISULTA IN VANTAGGIO CON 8955 VOTI, CONTRO I 6205 DI ANATOLI BIBILOV. GLI OSSERVATORI INTERNAZIONALI GIUDICANO VALIDA LA TORNATA ELETTORALE. LA STAMPA ITALIANA LATITA.

L’Ossezia del Sud si è oggi recata alle urne per le elezioni presidenziali, a seguito della scadenza del secondo mandato conferito nel novembre 2006 con un quasi plebiscito ad Eduard Kokoity. La regione secessionista è stata riconosciuta da Mosca e difesa durante l’operazione militare georgiana condotta nell’estate del 2008, costata la morte a centinaia di persone; migliaia i feriti e gli sfollati. Ad agosto ci fu l’intervento armato russo che mise fine all’operazione espansionista di Tblisi, manovra atta al controllo del territorio in previsione di un prossimo (e promesso?) ingresso della Georgia nella NATO.
Dopo meno di dieci giorni di operazioni militari le truppe di Mosca, insieme alle milizie di Ossezia del Sud ed Abkhasia, riuscirono a respingere i georgiani entro i loro confini, mentre l’esercito del Cremlino avanzava sino a poche decine di chilometri dalla capitale Tblisi, sancendo una cocente sconfitta per Mikhail Saakashvili. Il 26 agosto veniva ratificato il cessate il fuoco, il ritiro delle rispettive armate entro i precedenti confini (fatto salvo il controllo del confine settentrionale osseto da parte di Mosca sino a ottobre dello stesso anno) ed il riconoscimento del Cremlino delle due regioni di Ossezia ed Abkhasia. Nel processo di pace la mediazione fu strategicamente dell’Unione Europea, con l’allora presidente di turno Nicolas Sarkozy a fare da garante.

La Georgia dal canto suo non ha ovviamente mai voluto riconoscere il diritto all’indipendenza ed al voto autonomo agli osseti, ottenendo in questo sponda dalla NATO per bocca di Rasmussen e dalla stessa Unione Europea, mediatrice dopo l’ultimo conflitto armato. Così come gli indipendentisti hanno sempre mantenuto salda e determinata la loro posizione. Per dieci anni consecutivi Kokoity ha governato la regione sostenuto dalla quasi totalità della popolazione, lasciando dormire sonni tranquilli anche a Mosca per tutto questo lasso di tempo. Scaduto il secondo mandato, Kokoity ha dovuto farsi da parte lasciando il testimone politico all’attuale ministro per l’emergenza Anatoli Bibilov: la vittoria dopo un decennio di egemonia e consenso sembrava scontata già al primo turno lo scorso 15 novembre, tanto piu’ che questa è la prima tornata elettorale dopo il formale riconoscimento della Russia dell’indipendenza dell’Ossezia.

Ma per il Cremlino è arrivata un’inattesa doccia fredda, quando dallo scrutinio è risultato chiaro che nessun candidato ha ottenuto il 50% dei voti. Bibilov ha sostanzialmente pareggiato con la ministra per l’educazione Alla Dzhioyeva, con un leggero vantaggio dello 0,07% (25,44% contro 25,37%). Ciò può essere probabilmente imputato all’immobilismo da parte dell’esecutivo nella ricostruzione del Paese ed in particolare della capitale Tskhinvali; i capitali partiti da Mosca per lo scopo in gran parte non sono mai arrivati, intercettati dai clan della criminalità organizzata locale, problema al quale Kokoity non ha mai tentato di porre rimedio restando su una posizione "lunardiana" di "pacifica convivenza", se è vero inoltre che alla sua ascesa al potere ha fortemente contribuito prima della rottura diplomatica il potente clan locale dei Tedeyev.

Per Mosca un nuovo banco di prova geopolitico tutto interno da affrontare, dopo la tranquillizzante vittoria lo scorso agosto del candidato filo-russo Alexander Ankvab nelle presidenziali dell’altra regione separatista dell’Abhkasia.